L’esperienza della contemplazione e della beatitudine nella pratica della preghiera del cuore.
Quando il monaco Paisij conclude la propria esistenza terrena, verso la fine del XVIII secolo, lascia in eredità al monachesimo orientale una rinnovata forza e un centinaio di uomini che, spinti dal suo esempio, intraprendono e vivono la via dell’esichia, cioè della preghiera del cuore. Cosa possono dire all’uomo contemporaneo il distacco dal mondo e la preghiera interiore? Esiste ancora uno spazio, per scelte così estreme? È possibile esercitarle nel quotidiano? L’esperienza di san Paisij ci è molto più vicina di quanto possa apparire: nel frastuono e nella frenesia del mondo, anche noi avvertiamo la necessità di silenzio e di pace profonda. Se poi questa pratica di distacco e introspezione consente all’uomo di mettersi in relazione con il proprio Creatore, allora la preghiera raggiunge il proprio scopo principale, vale a dire elevarsi al cielo per raggiungere le vette della beatitudine.
L'Autobiografia di Paisij Velickovskij (1772-1794), che in questa edizione vede la sua prima traduzione, è la testimonianza di una delle più prestigiose figure del monachesimo ortodosso a cui si deve il grande rinnovamento che sul finire del sec. XVIII ha permeato le regioni balcaniche e russe. Con l'Autobiografia, che copre i primi vent'anni di vita e fa però presagire la grandezza dell'uomo che diventerà guida di centinaia di monaci, vengono presentati nel volume alcuni documenti inediti raccolti sotto il titolo "Insegnamenti dello starets Paisij". Sono questi a introdurci con più immediatezza nella profondità della sua esperienza e dottrina spirituale. Oltre ai testi dello stesso Paisij tratti da sue lettere, risulta preziosa la testimonianza del suo discepolo Giorgio di Cernica, che estenderà nella Valacchia l'opera di rinnovamento paisiano.
L' Autobiografia di Paisij Velikovskij (1722-1794) ripercorre le vicende dei primi vent'anni di vita di un santo senza frontiere. Ucraino di nascita, monaco al Monte Athos, riformatore del monachesimo in Moldavia, Paisij lascia trasparire dagli eventi quotidiani tutto quell'humus religioso su cui è potuto germinare e svilupparsi il suo profondo ideale monastico. Come eredità più prestigiosa lascia la versione slavonica della Filocalia, vero capolavoro cui intere generazioni di credenti d'oriente e d'occidente - sulla scia del famoso "pellegrino russo" - saranno tanto affezionate.