Una lettura filosofica ed emotiva di questo "genere" del Novecento. Il monocromo è un'immagine senza rappresentazione che ha subito, in Frank Stella e Ad Reinhardt, per esempio, un processo estremo di negazione: senza contenuto che l'oggetto stesso, senza disegno né composizione o relazioni interne, senza profondità né rapporto drammatico tra figura e sfondo, senza plasticità né decorazione. Un viaggio nel grado zero della pittura, colore e materia in sé e per sé, di estrema densità fisica e concettuale, tra simbolo, spiritualismo e utopia.
La prima monografia critica in lingua italiana sull'opera visiva e teorica di Mark Rothko (1903-1970). A essere indagata è soprattutto la preoccupazione costante dell'artista per lo spazio. Il saggio si articola in tre percorsi tematici tra loro interrelati, che si soffermano in particolare sulla lettura di alcune singole opere (che coprono l'intero arco della produzione del pittore), sul ruolo strategico giocato dal contesto espositivo e architettonico, sull'esperienza vissuta spettatori. Le analisi sono puntellate dagli scritti dell'artista stesso, di cui da poco si è approntata un'edizione critica, e da alcuni documenti d'archivio inediti. La ricchezza delle immagini e il rigore del pensiero di Rothko sono infine restituiti attraverso un dialogo attento con il suo "milieu" artistico e con la loro eredità.