L'umanità dei vinti, di coloro che sono immancabilmente falciati dalla storia, per quanto possano tentare di opporsi: questo è l'ingrediente primo del verismo di Giovanni Verga, insieme con una straordinaria capacità di far rivivere sulla pagina la condizione umana dolente di una Sicilia osservata in prima persona. Così ne "I Malavoglia" una famiglia di pescatori di Aci Trezza dà voce a un romanzo corale in cui l'attaccamento alla tradizione familiare arcaica, che sembra l'unica possibile ancora di salvezza, si avvia a un triste naufragio. "Mastro-don Gesualdo" narra la storia del rivolgimento sociale di una classe che decade e di una classe che tenta di emergere, con la vicenda esemplare di un muratore arricchito che consacra tute le proprie energie allo sterile amore per la "roba". Sono questi i temi ricorrenti anche nella novellistica verghiana, non solo quella di argomento siciliano: la lotta incessante e disperata per la sopravvivenza, il conflitto per il bisogno e per il possesso, il desiderio di elevarsi che si rivela inutile, di fronte all'accanirsi di un destino segnato. Qui si trovano alcune delle pagine più riuscite di Verga: quelle di "Rosso Malpelo", "Ciàula scopre la luna", "La roba".
Le lettere familiari hanno costituito finora la più frammentaria e trascurata sezione dell'epistolario verghiano. Il corpus qui raccolto, relativo alla fase fondamentale della vicenda umana e letteraria dello scrittore catanese (dal 1851, anno della prima lettera nota di un Verga 'puer', al 1880, anno di conclusione del lavoro sui Malavoglia), si presenta come un'edizione critica conservativa, arricchita da un ampio commento biografico e storico-linguistico. Vengono recuperati numerosi inediti alla madre e ai fratelli, ma anche acquisite (con pazienti ricerche d'archivio) significative lettere dei familiari dello scrittore (padre, madre, fratelli). L'insieme può assurgere legittimamente alla coerenza di una testimonianza epistolare fra le più significative della letteratura ottocentesca, e ciò sia per la sua priorità e specificità rispetto al resto delle lettere verghiane note, che per l'interesse oggettivo dei testi. Essi infatti ci presentano un Verga sostanzialmente inedito, sempre alle prese con i problemi della quotidianità e della gestione economica di sé lontano e della famiglia a Catania.
978881704210 Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza; ce n’erano persino ad Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di mare, proprio all’opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev’essere.
La Sicilia è una terra aspra e difficile, che concede poco, ma che ha regalato nel corso del tempo grandi storie, scritte da chi ha saputo coglierne il nucleo incandescente e metterlo in scena in forma narrativa. Tra questi, un posto di primissimo piano spetta a Giovanni Verga, l'autore dei "Malavoglia" e di Mastro don Gesualdo, ma anche di un numero eccezionale di novelle nelle quali si sperimenta un nuovo modo di fare racconto, ricorrendo ai criteri di un realismo asciutto e crudo in grado dì far avvertire al lettore le condizioni di vita - i costumi e le prassi sociali - della Sicilia del secondo Ottocento.
Delle novelle verghiane lo scrittore Massimo Bontempelli ha detto: "La brevità estrema di Verga è fatta soprattutto di soppressione d'alcuni tratti del racconto. Non esistono più le zone di passaggio. La sicurezza con la quale esse sono state recise, al punto esatto, è spaventosa; sono tagli improvvisi e netti, che riempiono di coltellate tutta la narrazione". Le "coltellate" inferte dal Verga al tessuto compatto del narrare tradizionale sono aperture sulla realtà, rappresentano i varchi attraverso i quali la chiamata stentorea dei simboli giunge direttamente alla coscienza.
Seconda opera del progettato ciclo dei "Vinti", dopo i "Malavoglia", "Mastro-don Gesualdo" è un romanzo di costume. La parabola di Gesualdo Motta che da "mastro" (muratore) diventa "don" (ricco borghese) descrive il fallimento di una vita tutta dedita al culto della "roba", ma completamente aliena da affetti genuini e sinceri. Nel sovrapporsi chiassoso di voci che incrinano ogni valore sociale Verga sembra aver individuato il ritmo espressivo di un'umanità condizionata dal denaro e condannata alla solitudine. È una condizione di cui i personaggi non hanno coscienza, e questo fa di "Mastro-don Gesualdo" il primo romanzo italiano dell'alienazione borghese.
I Malavoglia è un romanzo che nasce da una profonda riflessione sulle strategie della letteratura. Questa edizione ricostruisce nell'introduzione e nell'appendice la storia del testo attraverso le sue fasi e i suoi mutamenti. L'ampio commento a pie' di pagina sottolinea l'organizzazione delle sequenze e la funzione dei motivi, individua le voci principali del romanzo e i controcanti interni e fornisce gli elementi per comprendere i congegni della macchina narrativa. Vi è anche un Indice dei proverbi citati nel testo che documenta i rapporti dello scrittore con la cultura popolare.
La presente edizione del Mastro don Gesualdo si pone come lo strumento più utile per comprendere il farsi della scrittura verghiana, per valutare la sua evoluzione ed i suoi esiti finali. Attraverso il ricco commento, il testo definitivo dell'opera viene continuamente confrontato con la prima redazione del romanzo. La stessa prima redazione viene presentata in appendice al volume.