In questo dizionarietto, dalla particolare struttura tematica, la filosofia si confronta con i saperi e con le pratiche educative. Le quaranta voci sono raccolte in tre parti. La prima seleziona alcune linee del dibattito recente sull'educazione, individuando dieci approcci pedagogici (da quelli basati su capacità, complessità, dialogo alla prospettiva fenomenologica, della liberazione, pragmatista...) definiti "sistemi di cattura", perché intendono fare presa su soggetti, nella consapevolezza che qualcosa sfugga sempre, resti inafferrabile. La seconda parte ("Le maglie della rete") presenta una serie di coppie di termini - da "Affezione/Azione" a "Violenza/Potere" - per mettere in evidenza il particolare tipo di rapporto che li lega e la tensione che nasce dal loro accostamento. L'ultima parte ("Quel che non si lascia acchiappare") è dedicata a parole che indicano questioni fondamentali nel dibattito educativo - da "Alterità" a "Scarto". Termini aperti, che ci restituiscono il senso dell'azione educativa, costretta ad occuparsi di quello che non si lascia definire, ridurre, uniformare.
Quando agiamo responsabilmente? Che cosa significa essere responsabili o sentirsi responsabili? Da chi è fatta valere la responsabilità, nei confronti di chi o di che cosa? Fino a che punto si spinge? È rivolta al passato o al futuro? È simmetrica o asimmetrica? In che senso la responsabilità chiama in causa le dimensioni del potere, del sapere, del volere? Da ultimo, come si intrecciano responsabilità e libertà? Lungo un percorso che attraversa l'odierno scenario storico, sociale e culturale dell'azione responsabile, l'autore indaga i fondamenti filosofici del vincolo etico, delineando un modello di etica della relazione con profonde implicazioni teoriche e pratiche nei processi di costituzione dell'identità.
Se dovessimo esprimere in un concetto l’interesse focale dell’intera indagine di Levinas, questo potrebbe dirsi il senso dell’“umano”. Un’idea dell’“umano”, scandagliata da ebreo e da filosofo senza però confondere mai le due anime, come “incondizionato”: non l’assoluto filosofico – quell’astrazione somma che riconduce a sé tutte le cose – ma ciò che sfugge a ogni sorta di “condizione”. L’umano si dà nella coscienza, è ciò che ci fa esseri incarnati che vogliono, pensano, amano, vivono; ma è eccedente perché il suo senso viene dall’altro. L’analisi levinasiana attraversa la fenomenologia di Husserl e Heidegger, come operazione di rischiaramento e comprensione, ma il suo sguardo va al di là dell’ontologia e si fa etica in quanto filosofia prima.
In questa prospettiva, il volume inanella uno ad uno i suoi nodi fenomenologici decisivi, ricostruendo la fenomenologia del sonno, della passività, dell’attività, del corpo, dello spazio, del volto, della coscienza morale, della parola, del tempo. Un arcipelago di significati dell’umano “senza condizioni” che, superando il modello cronologico, funge da introduzione alla filosofia di Levinas e alle sue opere maggiori. Pagine che cercano di restituire la sensibilità esistenziale con cui Levinas esplora i luoghi filosofici dell’umano – servendosi di un linguaggio capace di mutare lo stesso vocabolario della filosofia del ’900 – e al contempo vanno al cuore delle sue categorie.
COMMENTO: Un ritratto di Levinas a tutto tondo che presenta il suo pensiero come filosofia fenomenologica: tornare alle cose stesse significa comprendere l'altro come rivelazione. Di qui la famosa elaborazione dell' "etica come filosofia prima", dove in primo piano è l'esser uomo.
MARIO VERGANI è ricercatore di Filosofia teoretica all’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Tra le sue pubblicazioni: Fatticità e genesi in Edmund Husserl (La Nuova Italia, Firenze 1998), Jacques Derrida (Bruno Mondadori, Milano 2000), Dell’aporia (il Poligrafo, Padova 2002) e Dal soggetto al nome proprio. Fenomenologia della condizione umana tra etica e politica (Bruno Mondadori, Milano 2007). Ha curato e tradotto opere di Husserl e Nancy ed è autore di numerosi saggi per riviste italiane e internazionali.