Un mondo di uomini alla ricerca di risposte, mentre la vita, con le sue dinamiche e relazioni, va avanti, basta una telefonata dal cielo, l'apparizione di una tartaruga, un segno, una scarpa che entra in casa dalla finestra aperta, un accendino che scompare nel ventre di un'automobile. Parlano di amore, di infanzia e di paternità questi racconti limpidi ed essenziali che sono stati letti ad alta voce da quattordici scrittori, poeti e attori il 15 dicembre 2011, al Politecnico Fandango di Roma. Questo audiolibro è la registrazione live di quella serata.
"Un omaggio a Roma". Così Sandro Veronesi definisce "Gli sfiorati", il romanzo da cui è tratto il film omonimo di Matteo Rovere. Un omaggio non solo alla città che lo ha accolto per molti anni ma anche e soprattutto un confronto aperto con un momento storico che ha cambiato profondamente il volto di gran parte del mondo da noi conosciuto fino ad allora e rappresentato da una generazione sfuggente, distratta, schiumevole. In una Roma splendida e sinistra si dipana la vita solitaria di Mète, appassionato studioso di grafologia, introverso e ombroso. Belinda, la sorellastra quindicenne di Mète, affidata a lui per due settimane, è il centro d'attrazione di tutto il romanzo, il desiderio proibito e continuamente rimandato, la trasgressione irresistibile. A lei lo scrittore affida il vero senso del romanzo, rendendola portatrice di valori e caratteristiche appartenenti a un'epoca, quella degli anni Ottanta, contraddittoria e ambigua. I giovanissimi eroi di questa storia non sembrano invecchiati dopo vent'anni. Gli stessi desideri, le stesse paure e l'incredibile capacità di maneggiare l'insensatezza senza venirne travolti si possono ritrovare in molti giovani uomini e giovani donne della generazione degli anni Duemila; Mète e Belinda, infatti, diventano protagonisti di un film ambientato vent'anni dopo la loro nascita letteraria
"Io so chi sei, Alessandro Veronesi, conosco l'animo tuo, e ti dico che ti adopererai e ti industrierai affinché tuo padre non muoia in un letto d'ospedale bensì, secondo le sue volontà, nel suo, nel cuore della sua dimora." Il primo racconto di questa raccolta, "Profezia" è la storia di un figlio che accompagna il proprio padre alla morte. Con uno stile incalzante e l'azione tutta profetizzata al futuro, la lettura porta a conoscere uno dei percorsi più antichi del mondo: un figlio che seppellisce il proprio genitore. Cambio di stile in un rapporto padre-figlio è "Quel che è stato sarà", dove il destino è immutato a se stesso, e le dinamiche imposte dai genitori di due diverse famiglie a due figli si riproporranno anni dopo, quando i ragazzini ormai adulti si troveranno di fronte alla tragedia che li coinvolgerà entrambi. La crudeltà senza ragione della "Furia dell'agnello", è una crudeltà che si mischia alla tenerezza di un rapporto con il presunto male, "Sotto il sole dei campi elisi" mette insieme tre letterati, e in particolare due scrittori come Hector e Svevo. Nell'omonimo racconto che dà il titolo alla raccolta, "Baci scagliati altrove", i percorsi tortuosi dell'io narrante sono ostacoli che si superano soltanto quando si riduce lo spazio tra pensiero e azione. Una raccolta di storie in cui gli uomini cercano risposte agli interrogativi mentre la vita, con le sue relazioni e dinamiche, si muove.
Se la scienza moderna è stata sempre vista con sospetto e timore, indotti a volte dagli stessi comportamenti degli scienziati ma soprattutto dall’uso che è stato fatto a fini bellici delle scoperte scientifiche, non bisogna mai dimenticare che a questa stessa scienza si devono gli importanti progressi del mondo umano che ci aiutano a combattere non soltanto le malattie, ma anche e soprattutto catastrofi e miserie in ogni parte del mondo. Lo scopo che si prefiggono gli autori di questo libro è appunto quello di coniugare la ricerca scientifica con le ragioni del pacifismo, in nome di una comune lotta per la salvaguardia dei principali valori umani: una lotta laica e liberale, nel segno del rispetto di tutte le convinzioni ma che rifiuta ogni dogmatismo precostituito. Il volume si compone di una lunga conversazione fra Alessandro Cecchi Paone e Umberto Veronesi, seguita da una vera e propria storia del pensiero pacifista fra ispirazione religiosa e tradizione liberale e socialista, da San Francesco a Bertrand Russell, da Kant a Gandhi, da Aldo Capitini ad Einstein…
XY è capace di tenere lettrice e lettore col fiato sospeso, ma non è un giallo.
La differenza fra un libro giallo e il castigo (di Dio) sta nel fatto che il giallo svela l’assassino e scioglie l’enigma.
Il Castigo (di Dio) è l’enigma. Adriano Sofri - La Repubblica
Un albero ghiacciato, di un rosso vivo, pulsante, intriso di sangue. È la prima immagine che appare a don Erme-te, Zeno e Sauro.
Una strage indicibile si è consumata ai piedi di quell’albero, e solo una prodigiosa nevicata ha lenito l’orrore di quegli undici corpi straziati da undici cause di morte diverse, avvenute contemporaneamente, in un lampo. I quarantadue abitanti di Borgo San Giuda, travolti dall’onda d’urto di quel massacro, si ritrovano al centro del mondo mediatico. Semplici testimoni del male, diventano i protagonisti dimenticati di questa storia, e tutti in-sieme scivolano nella follia.
Don Ermete non può abbandonare la sua gente e insieme a Giovanna Gassion, giovane psichiatra della ASL in fuga da un amore finito, cercherà in tutti i modi di mettere in salvo quel mondo di poche anime perse e mute, che sembrano lontanissime ma che in realtà siamo noi. Pagina dopo pagina sembrerà di essere lì a calcare forte il passo per non essere spazzati via da quel vento che tira gelido e senza sosta, di entrare in quelle case modeste dove germina la follia, di incrociare quegli sguardi disperati e soli, e infine di sentirsi lievi e salvi, una volta arresi davanti al mistero.
X e Y, uomo e donna, fede e scienza, si incontrano e si scontrano fin quasi a sovrapporsi in un’eroica libera-zione dalla dittatura della ragione, umiliata dall’assurda danza del male. Dopo Caos Calmo, Sandro Veronesi tor-na con un romanzo profondo, sapiente, pieno di umana comprensione: la sua scrittura avvolgente, che disegna curve morbide e leggere come scivolando sulla neve fresca, ci regala altri momenti di esilarante bellezza e due nuovi personaggi indimenticabili – salvo scoprire alla fine che uno dei due lo conoscevamo e lo amavamo già.
Sandro Veronesi è nato a Firenze nel 1959. È laureato in architettura. Ha pubblicato: Per dove parte questo treno allegro (Theoria, 1988; Tascabili Bompiani, 2001); Live (Bompiani, 1996); Gli sfiorati (Mondadori, 1990; Tascabili Bompiani, 2007); Occhio per occhio. La pena di morte in quattro storie (Mondadori, 1992; Bompiani, 2006); Venite venite B-52 (Feltrinelli, 1995; Tascabili Bompiani, 2007), vincitore del Premio Fiesole nel 1996; La forza del passato (Bompiani, 2000), con cui vince il Premio Viareggio L. Repaci e il Premio Campiello; Ring City (Walt Disney Company, 2001), Premio Fregene 2001; Superalbo (Bompiani, 2002); No Man's Land (Bom-piani, 2003). Caos Calmo (Bompiani, 2005); Brucia Troia (Bompiani, 2007). Vincitore nel 2006 del Premio Strega, Caos Calmo è stato tradotto in 20 paesi. L’edizione francese ha vinto anche il Prix Femina 2008 come miglior romanzo straniero, il Prix Mediterranée 2008 e l’anno successivo il Prix Cèvennes come miglior romanzo eu-ropeo. L’edizione spagnola ha vinto il Premio Novela Europea, Casino de Santiago de Compostela edizione 2010. Sandro Veronesi ha collaborato con numerosi quotidiani e quasi tutte le riviste letterarie.
Attualmente i suoi articoli escono su “la Repubblica” e su “La Gazzetta dello Sport”.
Ha quattro figli e vive a Prato e a Roma.
Pietro Paladini è un uomo apparentemente realizzato, con un ottimo lavoro, una donna che lo ama, una figlia di dieci anni. Ma un giorno, mentre salva la vita a una sconosciuta, accade l'imprevedibile, e tutto cambia. Pietro si rifugia nella sua auto, parcheggiata davanti alla scuola della figlia, e per lui comincia l'epoca del risveglio, tanto folle nella premessa quanto produttiva nei risultati. Osservando il mondo dal punto in cui s'è inchiodato, scopre a poco a poco il lato oscuro degli altri, di quei capi, di quei colleghi, di quei parenti e di tutti quegli sconosciuti che accorrono a lui e soccombono davanti alla sua incomprensibile calma. Così la sua storia si fa immensa, e li contiene tutti, li ispira fino a un finale inaudito eppure del tutto naturale.
Questa pièce teatrale di Sandro Veronesi si svolge in un luogo rigorosamente circoscritto, una trincea, durante la guerra serbo-bosniaca. Due soldati bosniaci sono i personaggi principali: Tchiki e Tsera. La loro guida li ha persi di vista e loro hanno perso di vista la guida, ritrovandosi in una terra di nessuno, una zona franca da cui non sanno più uscire. L'arrivo di altri due militari serbi e poi dei caschi blu francesi e di una giornalista televisiva innescherà una spirale di violenza acuita dall'intento di sfruttare televisivamente la situazione anomala che si è venuta a creare.
A Roma un tranquillo quarantenne che si guadagna da vivere scrivendo libri per ragazzi viene avvicinato da uno strano tassista, che lo convince ad ascoltare una rivelazione "pazzesca": suo padre, morto da poco, non sarebbe stato il generale democristiano e bigotto che lui aveva sempre creduto, ma una spia russa al servizio del KGB. Da questo momento lo scudo protettivo che il protagonista aveva tenacemente costruito attorno a sé e alla sua famiglia comincia a sgretolarsi. Crollata anche l'ultima illusione, quella di una pace coniugale perseguita per anni, lo scrittore scopre - o meglio, dubita, senza averne la certezza - d'essere sempre stato diverso da come credeva di essere, con un padre diverso (una spia?), una moglie diversa (infedele?), e un diverso passato con cui fare i conti. Come nessun altro scrittore italiano di oggi, Sandro Veronesi sa allestire una irresistibile macchina narrativa - una macchina fatta di colpi di scena spettacolari, di movenze da romanzo giallo, di sipari comico-grotteschi sulla "incredibile" Italia di oggi - e, insieme, suggerire al meravigliato lettore che la storia che sta leggendo di null'altro parla, se non della sua vita più profonda. Premio Campiello 2000 e Premio Viareggio-Repaci 2000.
Il libro raccoglie la summa della prosa non narrativa di Sandro Veronesi. Racconti in forma di reportage, storie di cronaca apparentemente inverosimili, incursioni in territori dove la realtà sfiora l'assurdo. Dalle Madonne piangenti in campagna elettorale alla frenesia del "gratta e vinci", dal Giubileo alla festa dell'orgoglio gay, da un esame di maturità in cui si discute con cognizione di causa sul suino pesante, fino alla tragedia delle Twin Towers: una guida alla scoperta dell'assurdo nel mondo.