"Era sempre così: che a un certo punto Paolo mi chiamava. Ovunque fossi, quando l'estate s'avvicinava, mi arrivava la sua telefonata, e c'era spesso da divertirsi. Mai una volta che fossi riuscito a prevedere quello che mi stava per proporre, neanche lontanamente, e questo era il bello di quel grande fantasista della vita che è Villaggio. C'era da divertirsi, sì, e anche un minimo di cui preoccuparsi. Ma quello che è successo nell'estate del 1982 supera ogni immaginazione e, ora che faccio mente locale su quel periodo, mi sembra quasi irreale che sia andata davvero così." Sembra di leggere una storia fantozziana doc, con Paolo Villaggio nella parte del megadirettore galattico del tempo libero e Adriano Panatta in quella del grigio impiegato obbligato ad assecondarne le iniziative più assurde. La differenza, in questo spumeggiante libro, è che è tutto vero, incredibile e molto divertente. "Lei non sa chi eravamo noi" è il racconto di un'amicizia profonda e sopra le righe fra due formidabili protagonisti degli anni Ottanta: il più grande tennista italiano di sempre e il più geniale artista comico di quel decennio. Da questo sodalizio tra fuoriclasse sono scaturite vacanze e imprese mirabolanti, viaggi improvvisi e improvvisati, pieni di incontri fortuiti con bizzarri sconosciuti, benevole truffe fatte e subite, sceneggiate teatrali per uscire da un'impasse, momenti di reale imbarazzo e di nessuna pietà, abbuffate di cibo e bevute da denuncia, con qualche sbadata volée sui campi da tennis...
L'antefatto di questa storia l'hanno scritto e raccontato in tanti - un meteorite si schianta sulla Terra, il genere umano si estingue - ma in pochi hanno descritto ciò che avviene dopo. Il dopo, secondo Paolo Villaggio, assomiglia molto a un tribunale. Ci sono i giudici - Dio, Gesù, Buddha, Maometto, le divinità indiane e diversi intrusi -, c'è un segretario - la Colomba - e ci sono i "chiamati in giudizio" - l'umanità intera. All'inizio, certo, c'è confusione, parecchia confusione. Ogni divinità vuole prevalere, avere la prima - o l'ultima - parola, stabilire la supremazia in base alla conta dei fedeli. Ben presto, però, il Giudizio comincia, non c'è tempo da perdere. In rigoroso ordine alfabetico, uomini e donne vengono invitati a esporre la bontà o meno del loro operato terreno. Come un cronista appassionato e curioso, Paolo Villaggio assiste alla "chiamata" e alle "testimonianze", concentrandosi sui personaggi più noti della Storia. Da Maria Antonietta a Hitler, da Leonardo da Vinci a Cristoforo Colombo, da papa Wojtyla a Zinédine Zidane. Paolo Villaggio compone alla sua maniera un rocambolesco ritratto di famiglia dell'Umanità. E sullo sfondo, tra i Grandi, un piccolo ragioniere spintona per farsi largo, perché anche lui ha qualcosa da dire.
Secondo voi "kibbutz" è un'espressione usata dalle contadine di Alberobello quando sentono bussare alla porta del trullo? "Venerea" si dice di donna bellissima e diafana? "Prostata" di persona sdraiata a terra, a faccia in giù, in atto di adorazione? "Kandinsky" è un dolce nazionale ungherese? E, passando al latino, Memento mori significa "il mio mento sembra quello di un negro"? Brevi manu "tenere le mani all'altezza delle ascelle"? Deus ex machina "perdio, che macchina!"? Allora avete bisogno di questo Prontuario comico della lingua italiana, un saggio tanto divertente quanto impietoso, scritto da una delle più grandi voci umoristiche della nostra storia. Villaggio ci fa ridere e riflettere sull'italiano scritto e quello parlato, la neolingua degli SMS e dei computer, i congiuntivi degli accademici e il linguaggio degli intellettuali di sinistra. Così l'inventore di Fantozzi torna a fustigare, esaltare, fotografare l'italiano medio. Inteso, stavolta, come lingua.
Sono il ragionier Ugo Fantozzi, che i miei superiori hanno sempre chiamato con disprezzo «Fantocci», alle volte «Pupazzi» e i miei perfidi colleghi «Scagnozzi» e a Natale «Scagazzi». Sono qui con la mia signora Pina, che poi è mia moglie.
Non bella, ma fedele. Una sola volta ella stessa medesima m'ha confessato d'essersi innamorata di Checco il garzone del fornaio sotto casa. Egli medesimo era un botolo con un culo molto basso infilato in un paio di jeans, due ascelle violacee, perché non si lavava mai e che c'aveva un alito tipo fogna di Calcutta. Alla fine di questa storia io alla mia signora, che poi come avete intuito è anche mia moglie, c'ho domandato:
- Ma tu Pina a me mi ami? - Lei fecette una pausa e poi mi dì:
- Io Ugo... ti stimo moltissimo!...
In breve
“I discepoli decisero di passare le ultime ore a casa del Maestro. Nessuno aveva fame e al centro della tavola di marmo c’era un grosso vaso di vetro di colore bluastro: dentro, la cicuta. Stavano tutti in silenzio. Passò Santippe. ‘Allora? Vogliamo sbrigarci?’”. La storia di quegli uomini che hanno finito per cambiare il mondo e dal loro mondo non sono stati creduti… perché dicevano la verità.
Il libro
Storia della libertà di pensiero è anche la storia di quegli uomini che hanno finito per cambiare il mondo e dal loro mondo non sono stati creduti. Non sono stati creduti perché dicevano la verità, perché avevano un sogno difficile da condividere, perché avevano letto nella natura, nello spazio, nell’infinito leggi troppo pericolose da divulgare. La fama che li ha circondati dopo la condanna del loro tempo ha oscurato la loro semplice statura di uomini fra gli uomini. Ecco perché Paolo Villaggio si diverte a ricostruire biografie (immaginarie ma non troppo), fatti esemplari, frasi famose, e tutto ciò che i libri di scuola non hanno raccontato: Socrate, combattuto tra l’amore non platonico per i suoi allievi e una moglie che lo perseguita per tutta Atene; Giulio Cesare, alla ricerca di frasi memorabili per i futuri libri di storia; Gesù di Nazareth e i suoi serissimi problemi con il padre, ma quello terreno questa volta; Cristoforo Colombo all’inseguimento di mondi nuovi e giovani marinai molto attraenti; Girolamo Savonarola e i suoi: “Io non sono d’accordo”; Giordano Bruno sulle fiamme che i popolani usano per cucinare abbacchi e frittate di cipolle; Galileo Galilei e le sue preferenze in fatto di donne. E poi, chiamati a comparire in scena: Pitagora, Archimede, Pietro Micca, Maria Antonietta, Giuseppe Garibaldi, Adolf Hitler, Gandhi, Rita Levi Montalcini, Romano Prodi, Silvio Berlusconi.
Approfondimento
“La storia dell’umanità è stata caratterizzata da una continua e incessante lotta per la libertà di pensiero. I grandi filosofi greci hanno pagato a caro prezzo la loro voglia di libertà di parola. I primi cristiani sono stati mangiati vivi dai leoni, la Santa Inquisizione ha torturato ferocemente gli eretici, e poi li ha bruciati vivi. Durante il terrore la grande rivoluzione francese ha ghigliottinato i devianti. Tutti sappiamo della fine incredibile che ha fatto la grande rivoluzione russa. Insomma, il pensiero dell’uomo è sempre stato incatenato.
Questa è la più grande tragedia della storia del mondo.
Gli uomini più intelligenti non si sono mai lasciati convincere dalle false ideologie e dalle filosofie ingannatorie. Hanno conservato il loro pensiero libero di volare. Ma prudentemente non lo hanno mai espresso con scritti e parole, i più violenti ed impulsivi non ce l’hanno fatta. Questi sono i martiri di questa vicenda straordinaria.
A me piace immaginare che le cose siano andate così.”
Paolo Villaggio
Il libro: L'epopea di una maschera. Paolo Villaggio. Il paradosso, l'iperbole, il grottesco è un libro originale in cui Valentina Pattavina racconta in modo dettagliato e godibile l'intero percorso artistico di Paolo Villaggio ed è insieme uno sguardo critico complessivo sulla sua opera. Pattavina coglie gli elementi di fondo del linguaggio comico di un attore che ha elevato un monumento all'iperbole e all'arte della trasfigurazione della verità.
Il Dvd: Diretto da Gianni Canale, questo Dvd raccoglie il meglio delle apparizioni televisive di Paolo Villaggio. Dai memorabili sketch dell'aggressivo e sadico professor Kranz «tetesco di Cermania», al pavido e strisciante Giandomenico Fracchia, con la «partecipazione straordinaria» del servile, disperato e fumettistico ragionier Ugo Fantozzi. E con una fulminante intervista girata apposta per questa edizione.
Non è un saggio. Non è un libro di filosofia. Non è solo uno squassante romanzo comico. "Storia della libertà di pensiero" è queste tre cose insieme, è un excursus in due millenni di storia. Paolo Villaggio amalgama brillantemente verve comica, graffiante irriverenza e grottesca determinazione per dar vita a un match senza esclusione di colpi tra storia e ironia, filosofia e comicità. Nei capitoli di "Storia della libertà di pensiero" Paolo Villaggio si diverte a ricostruire biografie (anche molto immaginarie), fatti esemplari, frasi famose, e tutto ciò che i libri di scuola non ci hanno raccontato.
Questo libro in realtà è un safari, e le belve umane contro cui spara siamo noi: personaggi laidi e terrificanti, eppure tragicamente comuni. In questo variegato zoo contemporaneo ci sono 'bellocce con labbra gonfiate e trucco da ballerine turche' a caccia di vecchi ricchi e mammalucchi. C'è l'intramontabile mediocre che 'ha pochi capelli, pochi soldi, racconta agghiaccianti barzellette e come fa le tagliatelle la sua mamma non le fa nessuno'. E poi psicologhe dilettanti pronte ad analizzare chiunque capiti a tiro. Villaggio osserva i tipi e i vizi peggiori della nostra epoca.