Meraviglia dell'arte italiana, la pala d'altare con cui il Caravaggio si inchina alla solidarietà umana offre a chi la osserva un innovativo punto di vista sulle opere di misericordia, pietra fondante di qualsiasi fede. Attraverso lo sguardo del fiero custode del prezioso dipinto, si snoda il viaggio insolito di Terence Ward nelle "Sette Opere di Misericordia". In questo capolavoro è contenuto un messaggio visionario. Traboccante di suspense, colore e contrasti, la narrazione si avventura - seguendo il Caravaggio - attraverso il succedersi di gesti come l'offerta di cibo a chi ha fame, di acqua a chi ha sete, di vesti a chi ne è privo, di un tetto a chi non lo ha, di cure a chi è infermo, di attenzione a chi si trova in prigione e di sepoltura a chi muore. Con disinvoltura il narratore si sposta in verticale tra gli strati sociali di Napoli e tra passato e presente, passando dai circoli aristocratici ai quartieri popolari nel mondo del custode. Nel continuo fondersi di un elemento dentro l'altro, la storia va a coincidere con il resoconto personale, la memoria storica con il reportage giornalistico. Nell'arco di questi racconti paralleli si vedono, da una parte, lo sforzo febbrile dell'artista mentre trasferisce sulla tela la propria visione e, dall'altra, la faticosa esistenza del custode che si fonde con il messaggio di misericordia, ed è qui che avviene il passaggio dall'estraneità alla Grazia.
Nel 1998 la famiglia di Ward che, negli anni Sessanta, aveva vissuto a Teheran e che, dalla caduta dello Scià e dall'inizio della Rivoluzione islamica, non vi aveva messo più piede, decide di approfittare delle aperture del neopresidente iraniano Khatami per intraprendere un viaggio in Iran. Ma questo viaggio nella memoria è anche un viaggio alla ricerca di Hassan: Hassan Ghasemi era il cuoco e giardiniere della famiglia e con lui si era stabilito un rapporto che andava ben al di là del tradizionale rapporto di lavoro anche perché la famiglia Ward ha caratteristiche umane atipiche, aliene dai vizi e dalle manie di onnipotenza degli occidentali che, per ragioni diplomatiche o per lavoro, vivono nei paesi asiatici e africani.