"Harald Weinrich ha scritto uno straordinario libro sul tema dell'oblio" (Marco Belpoliti)
"Un libro straordinario per ampiezza d'orizzonte e capacità di dominarlo" (Cesare De Michelis)
La storia degli individui come delle società procede in un intreccio di memoria e oblio dove l'una non sta senza l'altro. Rileggendo i grandi monumenti della letteratura e del pensiero occidentale, Weinrich ricostruisce modi e significati del dimenticare in un originale percorso che parte dall'Ulisse omerico e attraverso Ovidio e Dante, Agostino e Casanova, Goethe e Nietzsche, Freud e gli autori testimoni della Shoah giunge al mondo d'oggi: un mondo smemorato, capace di creare e distruggere informazioni con altrettanta rapidità. E forse questo flusso di informazioni non è che un affluente del Lete, il fiume dell'oblio.
Harald Weinrich, professore emerito di Linguistica e filologia romanza nell'Università di Monaco, insegna al Collège de France. Con il Mulino ha pubblicato fra l'altro: "Tempus. Le funzioni dei tempi nel testo" (II ed. 2004), "Il tempo stringe" (2006), "La lingua bugiarda" (2007) e "Piccole storie sul bene e sul male" (2009).
Il mito racconta che Zeus donò alla bellissima Pandora un vaso, raccomandandole di non aprirlo. Contravvenendo per curiosità al monito del dio, la giovane ne sollevò il coperchio. Fu così che tutti i mali e tutti i beni del mondo si riversarono sul genere umano. Sulla scia del racconto mitologico, Harald Weinrich ripete adesso il gesto di Pandora, lasciando che dal ricchissimo deposito delle sue letture si diffondano nove piccole storie sul bene e sul male nella cornice della letteratura di tutti i tempi. Vi si parla di sogni che durano più della realtà, della scritta INRI sulla santa croce, di ospiti che diventano nemici, di un diavolo "civilizzato", di mali fisici, morali, metafisici, accanto a molte altre narrazioni stravaganti e curiose.
Harald Weinrich, professore emerito di Linguistica e filologia romanza nell'Università di Monaco, insegna dal 1992 al Collège de France. Con il Mulino ha pubblicato tra l'altro: "Tempus. Le funzioni dei tempi nel testo" (II ed. 2004), "Il tempo stringe. Arte ed economia della vita a termine" (2006) e "La lingua bugiarda. Possono le parole nascondere i pensieri?" (2007).
Pubblicati in un lungo arco di tempo, che va dal 1964 "(Per un'estetica della lingua tedesca") al 2006 "(Il tempo dei testi o il tempo nei testi?"), i saggi di Harald Weinrich offrono un vasto panorama di problemi riguardanti la lingua e la cultura linguistica del tedesco. Affrontano sia tematiche prettamente grammaticali, come il sistema delle forme attive e passive del verbo ("Per una teoria non-aristotelica della diatesi attivo-passivo") che problemi volti a integrare la prospettiva grammaticale e testuale ("Linguistica del testo: a proposito della sintassi dell'articolo nella lingua tedesca", "Il tedesco: una lingua a parentesi"). Altri saggi relativi alla pragmatica e alla storia della comunicazione ("Essere cortesi vuol dire mentire", "Esiste una verità dei dizionari?", "Il futuro della lingua tedesca" completano l'orizzonte scientifico rispecchiando la pluralità degli interessi di Weinrich, incline a costruire stimolanti connessioni fra la lingua e la cultura di appartenenza.
Possono le parole nascondere i pensieri? È da questo interrogativo che Weinrich parte per indagare il rapporto di adeguatezza che sempre si pone fra il linguaggio e il pensiero. La sua risposta è un'arringa contro una diffusa tradizione pessimistica e in difesa della "verità della lingua", in difesa dell'innocenza delle singole parole. E via via che la sua argomentazione procede, si scopre una fitta trama di rapporti che lega questo discorso alla filosofia e alla teologia classiche, alla retorica, alla critica letteraria. Con la raffinatezza di stile e l'ironia che gli sono consuete, l'autore si muove fra Shakespeare e Goldoni, Platone e Wittgenstein, Hitler e Eichmann per approdare infine alla conclusione che no, le parole non mentono: i segni linguistici sono fatti sia per il bene che per il male, e dunque l'inganno non è nella lingua, ma sempre nell'uso che se ne fa.
Il tema del dimenticare e del suo contrario è più che mai un tema d'attualità in una civiltà smemorata e pur avida di memoria come la nostra. La storia degli individui come delle società procede in un intreccio di memoria e oblio dove l'una non sta senza l'altro. Ma se la memoria è oggetto di riflessioni e studi, lo stesso non può dirsi dell'oblio. Con questo libro Weinrich ha inteso presentare una storia culturale dell'oblio, un'ambiziosa panoramica dall'alba della civiltà, ai giorni nostri.