"Avevo cominciato a pensare di scrivere "Nelle vene dell'America", uno studio in cui avrei tentato di scoprire per me stesso che cosa potesse significare la terra dove, più o meno accidentalmente, ero nato... Il progetto era di entrare nella testa di alcuni fondatori o, se volete, "eroi" americani, attraverso l'esame delle loro testimonianze." Così Willliams avrebbe ricordato questo libro: un'opera che costituisce un genere a sé, l'autobiografia di un continente, affidata a chi sa entrare nella testa di vincitori e vinti, puritani e avventurieri, bianchi e indios, e al tempo stesso nella linfa di una natura troppo ricca, "la bellezza di orchidea del Nuovo Mondo", predestinata dal suo eccesso intatto allo stupro e al saccheggio.