Data di pubblicazione: Dicembre 2019
DISPONIBILE SUBITO
€ 15,00
Diritto e antropologia si confrontano sul patrimonio culturale e la sua tutela, con uno sguardo attento e concentrato su alcune situazioni di particolare fragilità che riguardano il bene nella sua dimensione materiale e immateriale, imponendo riflessioni ben più ampie sull'individuo, sulla società, sul nostro tempo. Si propongono all'attenzione del lettore, tra gli innumerevoli casi di fragilità, quelli che riguardano i luoghi che abitiamo - le nostre città, le nostre periferie -, dimostrando quanto sia difficile difendere il bello e il giusto, elementi in rapporto strettissimo, come se dall'uno dipendesse l'altro. È davvero così? Per questo si deve intervenire per educare o rieducare, come testimoniano i preziosi contributi dei giudici penali, autori della sezione centrale del volume. Così il bello e il giusto rappresentano, soprattutto nella lettura antropologica, momento fondamentale del volume, i due elementi da comprendere e da difendere con eguale determinazione non in una dimensione astratta e lontana dal reale, ma nel qui e ora dove possono davvero cambiare (e migliorare) lo sguardo sul mondo. Scorrono sottotraccia, in tutto il volume, le domande: cos'è l'arte (oggi)? e la bellezza? Il lettore non troverà risposte, tanto meno esplicite, ma un luogo di riflessione nel quale domandarselo, anche in vista dell'introduzione della nuova educazione civica nella formazione dei giovani, rimarcando la necessità imprescindibile e non abdicabile di conoscere il patrimonio culturale per poterlo tutelare.
Diritto e antropologia si confrontano sul patrimonio culturale e la sua tutela, con uno sguardo attento e concentrato su alcune situazioni di particolare fragilità che riguardano il bene nella sua dimensione materiale e immateriale, imponendo riflessioni ben più ampie sull'individuo, sulla società, sul nostro tempo. Si propongono all'attenzione del lettore, tra gli innumerevoli casi di fragilità, quelli che riguardano i luoghi che abitiamo - le nostre città, le nostre periferie -, dimostrando quanto sia difficile difendere il bello e il giusto, elementi in rapporto strettissimo, come se dall'uno dipendesse l'altro. È davvero così? Per questo si deve intervenire per educare o rieducare, come testimoniano i preziosi contributi dei giudici penali, autori della sezione centrale del volume. Così il bello e il giusto rappresentano, soprattutto nella lettura antropologica, momento fondamentale del volume, i due elementi da comprendere e da difendere con eguale determinazione non in una dimensione astratta e lontana dal reale, ma nel qui e ora dove possono davvero cambiare (e migliorare) lo sguardo sul mondo. Scorrono sottotraccia, in tutto il volume, le domande: cos'è l'arte (oggi)? e la bellezza? Il lettore non troverà risposte, tanto meno esplicite, ma un luogo di riflessione nel quale domandarselo, anche in vista dell'introduzione della nuova educazione civica nella formazione dei giovani, rimarcando la necessità imprescindibile e non abdicabile di conoscere il patrimonio culturale per poterlo tutelare.