Partendo dall’esperienza di Don Zappolini, portavoce della campagna contro il gioco d’azzardo “Mettiamoci in gioco”, il libro affronta un fenomeno sociale molto diffuso, del quale non si ha ancora una percezione profonda, sintomo di una società malata, all’interno della quale molta gente ha bisogno di inseguire l’aleatorietà e la fortuna, il “pacco giusto” per cambiare la propria vita, e che mette in moto dinamiche non lontane dalle vite di ognuno. Il filo narrativo è rappresentato dalle testimonianze di giocatori patologici alle prese con un percorso di recupero. Alle loro storie s’intrecciano le voci di operatori, attivisti e collaboratori fondamentali della campagna “Mettiamoci in gioco”. Un osservatorio privilegiato sui temi del gioco d’azzardo: i costi economici e sociali, i rischi sanitari e sociali, le facce di una dipendenza “senza sostanza”, difficile da intercettare e da prevenire, il limite tra il gioco legale e il gioco illegale.
Il selvaggio contemplativo, il sognatore con i piedi nel fango e il costruttore di ponti. Sono le tre anime di Don Armando Zappolini, quelle che, intersecandosi, fanno di lui un uomo, un prete e un prete sociale. Don Armando è parte di quella "Chiesa di strada" di cui tanto parla Papa Francesco: fatta da uomini e donne che vivono il loro impegno accanto alla sofferenza, nelle comunità di accoglienza, vicino alla gente e a tutti coloro che "non si sono mai sentiti a casa". Quella parte della Chiesa dimenticata che, con Papa Francesco, ritorna ad avere voce. «Conosco Armando da anni, eppure leggere queste pagine appassionate, nelle quali ripercorre la sua storia di uomo e di prete, è stata una sorpresa e un piacere. Una sorpresa perché sono venuto a conoscenza di episodi che ignoravo e a cui magari Armando stesso non aveva dato troppo peso, salvo riconoscerne a distanza di tempo il profondo significato». (Don Luigi Ciotti)