È un caldo giorno di primavera del VII secolo quando nel Borgo a oriente del Delta egiziano, dove vive una piccola comunità cristiana, arrivano i mercanti arabi. Costantinopoli è lontana e, in questa parte dell'Impero, non vi è traccia della strenua lotta di Eraclio I di Bisanzio contro Persiani e Arabi. Dai loro brulli deserti, i mercanti arrivano con le loro larghe mantelle rigate di fili luccicanti, i turbanti bianchi, gli occhi truccati con il kohl, alla ricerca di donne in un villaggio abituato a svuotarsi delle risate delle vergini. Salama, il mercante di una famiglia chiamata "nabatea", poiché discendente dai Nabatei, il popolo dell'antica Petra, è venuto a prendersi Marya, una bella ragazza bianca come il cuore del grano, con occhi limpidi e grandi, ciglia spesse del colore delle notti d'inverno. È venuto accompagnato dal fratello minore, noto ai mercanti come "lo Scriba", perché è colui che scrive i contratti commerciali, e come il "Nabateo", sebbene tutti loro siano nabatei. Coi suoi tratti fini e gentili, la veste bianca e pulita e il turbante che emana un tenue profumo, il Nabateo, così diverso da Salama che ha la testa piccola e il collo lungo, un leggero strabismo e un naso troppo grande, colpisce al cuore la giovane Marya. Al pensiero di vivere tutta la sua vita con Salama nel deserto e di lasciare sua madre e il Borgo, Marya si rattrista, tuttavia non si ribella al proprio destino...
È un caldo giorno di primavera del VII secolo quando nel Borgo a oriente del Delta egiziano, dove vive una piccola comunità cristiana, arrivano i mercanti arabi. Costantinopoli è lontana e, in questa parte dell'Impero, non vi è traccia della strenua lotta di Eraclio I di Bisanzio contro Persiani e Arabi. Dai loro brulli deserti, i mercanti arrivano con le loro larghe mantelle rigate di fili luccicanti, i turbanti bianchi, gli occhi truccati con il kohl, alla ricerca di donne in un villaggio abituato a svuotarsi delle risate delle vergini. Salama, il mercante di una famiglia chiamata "nabatea", poiché discendente dai Nabatei, il popolo dell'antica Petra, è venuto a prendersi Marya, una bella ragazza bianca come il cuore del grano, con occhi limpidi e grandi, ciglia spesse del colore delle notti d'inverno. È venuto accompagnato dal fratello minore, noto ai mercanti come "lo Scriba", perché è colui che scrive i contratti commerciali, e come il "Nabateo", sebbene tutti loro siano nabatei. Coi suoi tratti fini e gentili, la veste bianca e pulita e il turbante che emana un tenue profumo, il Nabateo, così diverso da Salama che ha la testa piccola e il collo lungo, un leggero strabismo e un naso troppo grande, colpisce al cuore la giovane Marya. AI pensiero di vivere tutta la sua vita con Salama nel deserto e di lasciare sua madre e il Borgo, Marya si rattrista, tuttavia non si ribella al proprio destino...
Una cella di due metri per lato. Una fragile porta di legno sconnessa. Una tavola, con sopra tre pezze di lana e lino, e un tavolino con un calamaio e una vecchia lampada con lo stoppino logoro e la fiamma danzante. A Ipa, il monaco egiziano, non serve altro per vivere nel monastero sulla vecchia strada che collega Aleppo e Antiochia, due città la cui storia ha inizio nella notte dei tempi.
È il V secolo, un momento decisivo nella storia della Cristianità. Sono anni di violenza religiosa, di lotte e contrasti feroci, e la fede nel Cristo vuol dire scegliere una fazione, abbattere i propri nemici, e così decidere del proprio stesso destino.
Nestorio, l'abba che ha preso Ipa sotto la sua protezione, il venerabile padre con cui a Gerusalemme e Antiochia il monaco ha discusso liberamente dei libri proibiti di Plotino, Ario e degli gnostici, è nella tempesta. Nel 428 d.C. è stato ordinato Vescovo di Costantinopoli e ora, due anni dopo, è accusato di apostasia, la più terribile delle accuse, l'abbandono e il tradimento della fede nel Cristo. Il Patriarca Cirillo, l'Arcivescovo di Alessandria, ha scritto dodici anatemi contro l'«apostata», colpevole ai suoi occhi di non riconoscere che «il Cristo è Dio nella sostanza e che la Vergine è Madre di Dio».
Che Chiesa è mai quella che scomunica un saggio dal volto radioso, un uomo santo e illuminato che ha il solo torto di ritenere assurdo che «Dio sia stato generato da una donna»? Che Chiesa è quella rappresentata dal Patriarca Cirillo, capo di una diocesi dove i cristiani al grido di «Gloria a Gesù Cristo, morte ai nemici del Signore!» hanno scorticata la pelle e lacerate le membra della filosofa Ipazia, «la maestra di tutti i tempi»?
È un tempo infausto per il monaco Ipa, poiché a tremare non sono soltanto i pilastri della religione, ma anche quelli del suo cuore. Da quando il sole cocente della bella Marta è spuntato per lui ad Aleppo, Ipa ha conosciuto i sussulti dell'angoscia e i fremiti della passione. E gli orrori si sono impadroniti a tal punto della sua anima che gli sembra a volte di parlare con Azazel, il diavolo in persona.
Affascinante racconto delle peripezie umane, sentimentali e religiose di un monaco, sullo sfondo degli appassionanti conflitti dottrinali tra i Padri della Chiesa e dello scontro tra i nuovi credenti e i tradizionali sostenitori del paganesimo, Azazel è una di quelle rare opere letterarie capaci di gettare uno sguardo profondo e originale sulla Cristianità e l'Occidente, e di raccontare un'epoca in cui le pagine della storia avrebbero potuto essere scritte diversamente.