Pedagogia e studi culturali sono due aree di ricerca che si confrontano entrambe con la complessità culturale delle società contemporanee, e in questa prospettiva hanno sviluppato, soprattutto in ambito anglosassone, un prolungato e fruttuoso dialogo. Questo volume esplora i presupposti teorico-educativi di questo dialogo partendo dai primi passi mossi nei corsi di adult education nell'Inghilterra degli anni Cinquanta, attraverso la lunga stagione della critica postcoloniale, fino a giungere ai più recenti sviluppi degli studi sui flussi culturali transnazionali. In tutti questi casi, e spingendosi fino ai contesti educativi contemporanei, il volume cerca di evidenziare come il dialogo fra pedagogia e studi culturali abbia fornito e possa fornire ancora oggi un contributo prezioso alla ricerca pedagogica. In particolare, attraverso una serie di esempi che vanno dalla costruzione del curricolo alla possibile valenza educativa di alcuni aspetti della popular culture contemporanea, il saggio evidenzia come - grazie al confronto con gli studi culturali e postcoloniali - le pratiche culturali di persone e gruppi subalterni (per classe sociale, per genere, per appartenenza "etnica") possono essere valorizzate in modo pedagogicamente orientato entro percorsi educativi formali e non formali.
Quali sono i giochi preferiti dei bambini nati in Italia da genitori migranti?
E come è possibile promuovere percorsi educativi interculturali che, partendo da giochi e sport, riescano a coinvolgere ragazzi migranti e italiani insieme, a scuola e altrove?
Insegnanti ed educatori troveranno risposta a tali domande in questo libro, che esplora alcuni dei luoghi dove “si gioca” oggi l’integrazione in Italia.
Ne emerge un quadro in cui si incontrano esempi concreti di cortili, parchi e piazze dove ragazzi italiani e stranieri, giocando insieme, imparano a conoscersi e apprezzarsi.
L'autore
Davide Zoletto insegna Pedagogia all’Università di Udine. Nella collana Minima ha pubblicato Straniero in classe. Una pedagogia dell’ospitalità (2007)
"Che ci faccio qui?", è la domanda che si pongono gli allievi stranieri in classe, persi in mezzo a una scuola, a compagni e a una lingua che non conoscono quasi per niente. Ma è anche la domanda che si pongono spesso gli insegnanti di fronte ad allievi che non sanno come aiutare. Stranieri in classe entrambi, l'insegnante e l'allievo possono subire questo disorientamento in modo passivo, cercando rifugio in vecchi e nuovi stereotipi. Ma possono anche fare di tale disorientamento un punto di partenza. Il libro percorre in questa prospettiva le fasi in cui si articolano i protocolli di accoglienza scolastica: prima accoglienza, prima conoscenza, inserimento, italiano come lingua seconda, curricoli, rapporti con il territorio. In ognuna di queste fasi, infatti, le difficoltà possono diventare un'occasione per re-inventare una scuola più ospitale.