A guardarle da vicino le cifre del made in Italy ci restituiscono l'immagine di una realtà economica ricca, dinamica e variegata. Oltre che nella moda l'Italia infatti vanta un alto grado di specializzazione per qualità, innovazione, design e prezzi competitivi nei macrosettori arredo-casa, tempo libero, alimentazione, utensileria e meccanica strumentale. Ma ciò che rende particolare il made in Italy sullo scenario della competizione globale è l'essere riuscito a valorizzare le molteplici tradizioni artigianali del nostro paese. Un arcipelago di piccole e medie imprese che ha tradotto in produzione industriale antichi mestieri, ha saputo esportare i nostri prodotti arricchendoli di quel valore aggiunto che è il marchio made in Italy.
Il 15 novembre 1975, nel castello di Rambouillet vicino a Parigi, si incontrano per un vertice economico i capi del governo dei sei Paesi più industrializzati: Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Francia, Giappone, Italia. Il vertice tra le potenze economiche mondiali diventerà un appuntamento fisso, rendendo evidente quanto oramai i sistemi economici dei diversi Paesi siano interdipendenti e quanto nel governo dell'economia si rendano necessari un coordinamento e una cooperazione internazionali. Comincia allora la lunga strada dell'economia verso il mercato globale.
Kahn è stato uno dei massimi esponenti, insieme a Joan Robinson, Piero Sraffa e Nicholas Kaldor, della scuola di Cambridge. Figura schiva e quindi poco propenso ad apparire come protagonista, viene ricordato come il più fedele propugnatore delle idee keynesiane. Ha portato riflessioni che hanno lasciato il segno su teoria monetaria, crescita, distribuzione del reddito e a lui si deve la scoperta del principio del moltiplicatore.
L'analisi disincantata di un processo comune ai paesi industriali, alle economie emergenti e a quelle in transizione; che si presenta con molteplici forme e diversi obiettivi, ma spesso incompleto e costellato di errori. Tra il 1977 e il 1997 si sono realizzate nel mondo più di 1500 privatizzazioni di sensibili dimensioni, con oltre 500 miliardi di dollari di introiti per i governi. Gli autori formulano alcune proposte di linee guida nelle privatizzazioni, da applicare nei casi in cui mercati, regole e istituzioni non siano ancora completamente sviluppati.
Il profitto è davvero l'unica regola per le società d.azioni? Quali sono gli obblighi morali di un datore di lavoro verso i dipendenti? Quali sono le implicanze etiche dell'economia globale? Imprenditore e insegnante, George Devine si fa strada nelle acque agitate dell'etica commerciale degli anni '90 con onesta e grande chiarezza, fornendo risposte ineccepibili e ben fondate. La scommessa da vincere è la seguente: conviene di più, a tutti, che gli affari siano improntati da grandi principi ispiratori. Chi cercherà un'altra strada, sarà costretto a cambiare dai fatti.