Questo libro è la storia di una bambina nata ad Alessandria d'Egitto, dove ha vissuto un'infanzia felice esplorando con sagace curiosità un universo in cui il "vento della Storia" coesisteva con "l'odore di putrefazione, la lebbra che corrode i muri, i fiori selvatici che spuntano alla rinfusa, le risate libere e impertinenti, l'allegro fatalismo"; una bambina che, a differenza delle sue coetanee, amava le battaglie navali e "conosceva a menadito la differenza tra i cannoni da 36 libbre e quelli da 32" - e il cui eroe era Lawrence d'Arabia. Ma è anche la storia di un'avventuriera: quella in cui ha saputo trasformarsi la protagonista dopo essere stata costretta ad abbandonare la luce della sua terra e il profumo del suo mare, lasciandosi alle spalle un Oriente fantasmatico e partendo alla ricerca di un Occidente che lo era almeno altrettanto. Ed è soprattutto la storia di una donna che, soffocando la tentazione vana della nostalgia, ha affrontato a testa alta, come una sfida del destino, le umiliazioni dell'esilio e gli inevitabili rischi che comporta l'essere, sempre e ovunque, la straniera; e che è riuscita, con le sole armi della tenacia e dell'ironia, a diventare, in qualche modo, ciò che sognava di essere: un ammiraglio - e a portare a termine, al pari di Ulisse, il proprio viaggio. Senza tuttavia mai perdere - come ha detto l'autrice stessa in un'intervista - "quella malinconia, tipica dell'esule, che la induce a chiedersi in ogni momento se è davvero al posto giusto".
Tredicesimo volume della raccolta delle opere di Maigret. Le inchieste del commissario Maigret raccolte in questo volume sono state scritte tra l'ottobre del 1963 e il dicembre del 1966.
"Quello che mi interessa è poter scrivere un reportage esattamente nello stesso modo in cui scriverei un libro" afferma Emmanuel Carrére. Così, della "Giungla" di Calais, non ci racconta il fango, la violenza e la miseria del campo, bensiì tutto quello che c'è attorno: la rabbia e la frustrazione di una parte dei calesiani; la compassione e la solidarietà di un'altra parte; le fabbriche e i quartieri abbandonati; l'immane apparato poliziesco; il circo mediatico; il "turismo del dolore". E lo fa nel suo modo affabile e diretto, con lo sguardo, insieme lucido ed empatico, di chi si interroga costantemente su tutto - anche su se stesso.
Lettere filosofiche (o Lettere sugli Inglesi) sono il frutto della permanenza di Voltaire in Inghilterra. Furono pubblicate anonime a Londra nel 1733 e in Francia nel 1734. Si tratta di un libro polemico e per molti versi di propaganda ideologica, che intende mostrare i benefici effetti della libertà religiosa, politica, filosofica, scientifica e letteraria; nel contempo, contiene anche una satira della società francese a lui contemporanea, con la sua intolleranza, il suo dispotismo e i tanti privilegi e pregiudizi che la funestano. Questo libro singolare fu ben presto messo all'indice, ottenendo nondimeno un cospicuo successo di pubblico e una risonanza internazionale, anche in virtù delle straordinarie qualità della prosa voltairiana, sempre chiara, avvincente e spumeggiante.
È la fine del 1906 a Versailles quando un ragazzino di diciassette anni, che ne dimostra tredici e si guadagna da vivere come galoppino, si imbatte in Marcel Proust. Lo scrittore non ha nemmeno quarant'anni e nessuno immagina che diventerà il più celebre autore francese del Novecento, per ora è solo uno scrittore che si è rifugiato al Grand Hotel per stare in pace e dedicarsi ai suoi appunti, almeno fino al momento in cui il suo prezioso taccuino non scompare. Di Nöel, il protagonista di questa storia, non c'è traccia da nessuna parte, non viene mai citato e non esistono testimonianze, lettere o biografie che lo ricordino, eppure per molto tempo fu la compagnia prediletta da Monsieur Proust, il compagno di numerose indagini segrete e l'abile risolutore di enigmi complicati. Soprattutto si deve a lui la ricerca e il fortunato ritrovamento di un prezioso taccuino indispensabile per scrivere un certo romanzo... Tra malintesi, ricerche misteriose, pagine perdute e abilmente ritrovate, Pierre-Yves Leprince costruisce un romanzo che è al tempo stesso una detective story intelligente e pronta a spiazzare il lettore in ogni certezza, la storia di amicizia tra un genio del secolo scorso e un ragazzino che ha letto pochi libri ma ha occhio per i dettagli, e soprattutto è un omaggio appassionato e acuto all'autore della "Recherche" da parte di uno scrittore che conosce ogni piega dell'opera, della lingua e, come il protagonista di queste pagine, sembra capace di ridere e scherzare con un amico d'eccezione.
Nell'Islam, a un uomo in viaggio per lunghi periodi è permesso di contrarre un matrimonio di durata definita, per evitare la tentazione di frequentare prostitute. Si chiama "matrimonio di piacere". E a queste condizioni che Amir, un ricco commerciante di Fès, sposa temporaneamente Nabou, una ragazza fulana di Dakar, città in cui si ferma ogni anno per procurarsi la merce. Ecco però che Amir si scopre innamorato di Nabou e le propone di andare a Fès con lui. La donna accetta, diventa la sua seconda moglie e gli dà presto due gemelli. Uno bianco, l'altro nero. Da quel momento deve affrontare la gelosia terribile della prima moglie di Amir, bianca, e il razzismo quotidiano. Un romanzo sull'amore e le sue conseguenze, una storia che arriva dritta ai nostri sentimenti più intimi e a quelli che non sappiamo confessare.
Il suo mondo era fatto di nuvole. Gli aerei si basavano sulle sue previsioni per atterrare, le navi per farsi strada tra i ghiacci, i trattori per poter lavorare la terra. Aleksej Feodos'evic Vangengejm era il meteorologo dell'Unione Sovietica. Nato in una famiglia della piccola nobiltà, abbracciò la rivoluzione e pose il proprio talento al servizio di quello che gli sembrava un grande ideale. Quando iniziò la conquista dello spazio sognò di addomesticare l'energia del sole e dei venti in nome del socialismo. Ma nel 1934 venne accusato di tradimento e fu rinchiuso nel primo dei gulag. Da allora la sua vita, come quella di milioni di altre vittime del regime sovietico, fu segnata. Negli anni di prigionia, fino a quando fu giustiziato nel 1937, scrisse alla figlia messaggi fitti di disegni, erbari, indovinelli. Proprio la scoperta di questa corrispondenza con una bambina che Vangengejm non avrebbe mai rivisto ha indotto Olivier Rolin a raccontare in tono sobrio e preciso, attenendosi ai fatti, la storia di un uomo che è anche la storia di un tempo feroce, un tempo di promesse non mantenute. "Non era un genio scientifico né un grande poeta, era per certi versi un uomo ordinario, ma era innocente."
"Dicono che molte donne siano gelose della suocera. Si lamentano del fatto che i mariti, quando tornano "a casa loro" anche solo per un'ora, assumono un'aria beata e particolarmente allegra che le irrita. "Il grande e grosso Torrence non era mai così raggiante come al rientro da un giretto "a casa sua". E "casa sua", per lui, era quella in cui aveva mosso i primi passi della carriera, il Quai des Orfèvres, dove, in qualità di ispettore della Polizia giudiziaria, era stato per quindici anni il braccio destro del commissario Maigret. "Per i colleghi, Torrence aveva fatto una brutta fine, diventando un detective privato. Per la maggior parte della gente, invece, aveva fatto fortuna, poiché adesso era, almeno ufficialmente, a capo della più seria, nota e illustre di tutte le agenzie investigative: l'Agenzia O".
Sulla spiaggia di Touquet i bambini piangono perché l'acqua del mare è troppo fredda, mentre le madri sonnecchiano al sole. Tutto attorno, sulle dune, dentro i bar, dietro gli alberi e sulla battigia, sbocciano storie d'amore. Quattro coppie, quattro passioni vissute visceralmente, quattro periodi diversi della nostra vita. L'adolescenza e i suoi amori platonici, quando ci si può ancora promettere qualunque cosa, quel regno fragile e perfetto che precede di un soffio la delusione e la perdita. Trent'anni, l'età in cui cominciamo a interrogarci su ciò che siamo diventati, degli sconosciuti a volte così diversi da ciò che sognavamo un tempo. Cinquant'anni, quando bisogna imparare di nuovo a prendersi cura di se stessi e di una coppia ormai stanca. La vecchiaia, e gli amori che ci ha lasciato una vita, quelli che sono per sempre. L'amore è un fuoco che va nutrito, per evitare che perda d'intensità e si spenga per sempre, perché la passione è tutto, ma bisogna essere disposti a lavorarci in ogni momento della vita.
Parigi, una sera al Théâtre du Renard, l'orchestra suona "It's Now or Never". Una ragazza misteriosa e sfuggevole si aggira, lui la nota, cerca in ogni modo di avvicinarla e, quando ormai tutto sembra impossibile, si trovano faccia a faccia e si baciano. Un bacio minuscolo, il più breve mai registrato, e lei scompare. Invisibile, si allontana. Un mistero anche per un inventore come lui che, seppur di indole tendenzialmente depressa, è determinato a rivedere l'eterea e vulnerabile creatura che lo ha ammaliato. Inizia così una ricerca serrata in cui sarà affiancato da due bizzarri personaggi: un detective in pensione, che ha tutto l'aspetto di un orso polare, e il suo stravagante pappagallo. Le invenzioni si susseguono e qualcosa di molto goloso e originale aiuterà il protagonista nel suo scopo. Ormai è chiaro, fra i due è scoccata una scintilla, si è prodotto un cortocircuito. Ma in amore gli artifici non bastano, servono coraggio e temerarietà, doti che entrambi dovranno conquistare se vorranno trovarsi e abbandonarsi l'uno all'altra. Riusciranno i due a superare ostacoli e paure e a vivere il loro amore?
Nella Francia del Medioevo, il giocoliere Barnaba di Compiègne decide di farsi monaco per cantare le lodi alla Vergine, ma ben presto si accorge che gli altri frati del convento scrivono trattati e li ornano di miniature, scolpiscono statue o compongono inni, mentre lui non sa fare nulla e si scoraggia fino al giorno in cui le sue assenze diventano frequenti. Insospettiti, i confratelli e il priore lo spiano dalle fessure della porta della piccola cappella in cui Barnaba è solito ritirarsi. Ciò che vedono li sconvolge. Lo credono impazzito e gridano al sacrilegio, ma in quell'istante accade qualcosa di imprevedibile che assomiglia a un miracolo. Nel racconto di Anatole France la leggenda cristiana si trasforma in un racconto popolare non privo di un tratto di sovversione, poiché consente al gesto profano di assumere anche un significato religioso, all'acrobazia di diventare preghiera e alla semplicità consapevole del proprio limite di trasformarsi in virtù. Con un testo di Albino Luciani.
In Calabria la vita trascorre felice per Giovanni, Curzio e Paola. I tre fratelli si dissetano alle fontane, mangiano pomodori, cantano a squarciagola. Purtroppo, però, una brutta storia di vendetta lascia il padre senza lavoro. La famiglia allora decide di espatriare. Siamo nel 1879 e il paese che fa sognare la madre, molto devota, è l'America: vuole raggiungere San Francisco, perché questa città porta il nome del suo santo preferito. Dopo la traversata dell'Atlantico, quindi, devono proseguire il viaggio per arrivare alla costa occidentale. Terre ostili, piste tracciate male, uomini aggressivi e armati fino ai denti, animali rabbiosi, paura, fame, sete... Giorno dopo giorno, tutte queste prove trasformano la madre, un tempo allegra e ottimista, in una donna completamente diversa. I tre bambini credono di aver già sperimentato la durezza della vita, fino al mattino in cui devono arrendersi all'evidenza: i loro genitori sono scomparsi...