Pepe Carvalho è sempre il migliore. Anche quando viene chiamato a Madrid, città dove il nostro detective non riesce mai a dormire, a sciogliere l'enigma del decesso di Arturo Araquistain, trovato morto con un mazzetto di viole nella patta aperta. Un delitto a sfondo sessuale? Ma tutto questo avviene a Prado del Rey, gli studi storici della Televisione spagnola, e molti suppongono che si tratti di una vendetta nella guerra per le ambite poltrone del nuovo potere. Carvalho scoprirà ben di più: politici socialisti, giovani bande musicali, emarginati, scrittori falliti o maltrattati e una ragazza di rara e prepotente bellezza mostrata nuda fin troppe volte sul piccolo schermo daranno colore e verità a un racconto di rara perfezione. E poi: una colombiana assassinata nell'"Up and Down", il club dei nuovi arricchiti barcellonesi, pieno di snob e di cafoni; un sociologo sessuale che ingaggia Carvalho per chiarire la morte di una cubista che trasgredisce le leggi della morale comune e soprattutto quelle della propria famiglia, ricca e bempensante. E, per finire, una storia amara come poche, di amore e disamore, con sette cadaveri, una ragazza in vendita che tenta di redimersi con lo studio, due vecchi, un principe sordido, un cane color cannella. Nessuno si redime, nessuno si salva, e Carvalho cena con sempre maggior disincanto insieme al vecchio amico Fuster, lassù a Vallvidrera.
La produzione teatrale di José Saramago è animata dallo stesso intreccio di poesia, lucidità e potenza che ha reso inconfondibile il suo profilo di narratore. Il gioco continuo di due piani temporali, quello della Storia e quello dell'Invenzione, crea un'infrastruttura che permette ai personaggi di spaziare agilmente di secolo in secolo, di paese in paese. E tanti e diversi sono gli ambienti storici che Saramago esplora con queste quattro pièces. "La notte" segue una redazione di giornale messa in subbuglio, nel Portogallo del 1974, da quella Rivoluzione dei Garofani che fu centrale nella vita stessa dell'autore. "Cosa ne farò di questo libro?" ci fa fare un salto all'indietro di quattro secoli per ritrovarci nel Portogallo del Cinquecento e seguire le peripezie di Luís Vaz de Camões, il più grande poeta lusitano, nel tentativo di dare alle stampe il suo capolavoro I Lusiadi. "La seconda vita di Francesco d'Assisi" fa tornare il grande santo fra i vivi (e nel mondo contemporaneo) per mostrarcelo alle prese con grosse incomprensioni con lo stesso ordine da lui fondato. "In Nomine Dei" vede ancora la religione come protagonista ma si sposta nella Münster del XVI secolo, dove protestanti e cattolici lavano nel sangue degli auto da fé le loro divergenze dottrinali.
Quando la giovane donna che ha chiesto udienza (e che lui ha accettato di ricevere nonostante l'ora tarda) entra nel suo ufficio, il consigliere del ministero degli Interni ha una bizzarra reazione: una "delirante, tremenda ilarità si diffonde nelle sue membra come un formicolio". E così che deve ridere il diavolo, pensa l'alto funzionario, "allorché si rende conto che, sia pure in modo deforme e orribile, il suo volto assomiglia a quello di Dio". Perché la splendida creatura che gli sta di fronte è il doppio perfetto di un'altra: colei che molti anni prima, nella penombra di una stanza, gli aveva chiesto, con voce lievemente roca, citando Lord Lyttelton: "Tell me, my Heart, if this be Love?". Poco tempo dopo quella donna si era uccisa, e per amore di un altro. E adesso è tornata, pensa l'uomo: adesso che lui ha quarantacinque anni, e comincia a sentirsi vecchio; e proprio oggi, quando ha appena controfirmato un documento che getterà il suo Paese nella tragedia della guerra. Ma la giovane seduta davanti alla sua scrivania dice di venire dal Nord e di chiamarsi Aino Laine: un nome che in finlandese significa Unica Onda. Che cosa vuole? Una borsa di studio, dice, un permesso di soggiorno... Ma forse non tutto è così limpido, e il consigliere di Stato lo scoprirà al termine di una lunga notte in cui quella donna, comparsa all'improvviso nella sua vita come un gabbiano planato da lontananze boreali, si mostrerà più enigmatica e indecifrabile di quanto avesse immaginato.
Le prime vittime sono due donne. Ritrovate con ventiquattro ferite identiche in bocca. Morte soffocate nel loro sangue, dopo una agonia atroce. Omicidi studiati, efferati, che seguono un rituale. La polizia criminale di Oslo sa di avere un solo uomo che può risolvere il caso. Harry Hole, alcolista, uomo rude e solitario, inviso a molti. Ma Hole si è rintanato a Hong Kong, tra le fumerie d'oppio, per lavare via i ricordi. Sa fin troppo bene che, per risolvere l'ultimo caso, ha messo in pericolo di vita l'unica donna che ha mai davvero amato. E solo quando lo informano che il padre è moribondo in ospedale, Harry Hole decide di tornare a Oslo. Tra le vittime non c'è in apparenza alcun legame, ma Hole subito ne trova uno. Tutte quante hanno trascorso una notte in un isolato rifugio di montagna. E qualcuno, qualcuno capace di un odio lucido e selvaggio, adesso sta braccando gli ospiti di quella notte, uno per uno...
In quattordici "miniature" Stefan Zweig attinge alla storia per raccontare alcuni passaggi decisivi nella vicenda dell'uomo: dalla caduta di Bisanzio, fra urla di turchi e di cristiani, al vagone piombato in cui Lenin attraversa la Germania con destinazione Pietrogrado e la rivoluzione bolscevica; da quell'unico uomo che a Waterloo provoca la disfatta napoleonica (e non è l'Imperatore) alla scoperta del Pacifico sui vascelli spagnoli. Dopo una prima edizione nel 1927, contenente cinque delle quattordici "miniature" presenti in questo volume, "Momenti fatali" uscì postumo nel 1943.
Il lungo sodalizio tra Borges e Bioy Casares, nato ufficialmente nel 1940 con l'"Antologia della letteratura fantastica", ha dato, com'è noto, frutti molteplici e fosforeggianti: da "Sei problemi per don Isidro Parodi", alle due raccolte "I migliori racconti polizieschi", alla prestigiosa collana "El séptimo circulo", alle "Cronache di Bustos Domecq". Meno noto è forse che Borges e Bioy Casares allestirono nel 1960 una vasta silloge, libera e distratta, delle immagini che gli uomini si sono fatti di quegli universi ulteriori dove ai defunti sono destinati castighi e ricompense: silloge che raduna in particolare, come ha notato Roger Caillois, "le intuizioni dei mistici, dei poeti, dei filosofi, dei narratori, le riflessioni degli spiriti disinvolti", senza dimenticare "quei ribelli che hanno giudicato assurda, ridicola, odiosa una sanzione così sproporzionata". Ci incanteremo così di fronte al trucido paradiso del Valhalla, dove i guerrieri morti in battaglia ogni mattino si armano, combattono, si danno la morte e rinascono, e al delizioso inferno a sette piani delle Mille e una notte, l'uno sopra l'altro e ognuno a distanza di mille anni dall'altro. Ma, soprattutto, si fisseranno per sempre nella nostra memoria i Cieli tenacemente terreni immaginati da scrittori come Charles Lamb ("Mi piacerebbe fermarmi nell'età che ho; perpetuarci, io e i miei amici; non essere né più giovani né più ricchi né più belli. Non voglio cadere nella tomba come un frutto maturo").
La vita vera di Roger Casement è materia da romanzo. Irlandese, nato nel 1864, si trovò a indagare sugli orrori del colonialismo, seguendo la scia di sangue e denaro proveniente dall'affare planetario tra Otto e Novecento, la raccolta del lattice per la produzione del caucciù. Il Congo belga di Leopoldo II e la foresta amazzonica tra Perù, Colombia e Brasile sono i due scenari in cui Casement esercita il suo ruolo di osservatore, su incarico del governo inglese, e le condizioni d'incredibile sfruttamento in cui vede costrette le popolazioni indigene lo convincono della necessità di una lotta senza quartiere contro i massacri dei colonialisti, contro le prevaricazioni dell'uomo sull'uomo. L'esperienza di quello che fu il primo olocausto della storia moderna inciderà sulla coscienza del protagonista, contribuendo al radicalizzarsi della sua passione per la terra d'origine, l'Irlanda, nella lotta contro l'Inghilterra. Mentre tentava di trovare il sostegno della Germania in chiave anti-inglese per gli insorti irlandesi, sarà arrestato nel 1916 e, sfruttando le fantasticherie omosessuali scritte nei suoi Black Diaries, sarà oggetto di una campagna di discredito che lo condurrà al patibolo, malgrado fossero dalla sua parte Arthur Conan-Doyle, William Butler Yeats e Gorge Bernard Shaw. Ha detto Mario Vargas Llosa: "Gli eroi non sono statue, non sono esseri perfetti". E il personaggio Casement è certo un eroe ma è altresì uomo di contraddizioni.
Alessandria d'Egitto e Roma 48-44 a.C. Dopo il lunghissimo viaggio di ritorno dall'Oriente, Romolo e Tarquinio sono stati forzatamente arruolati nelle legioni romane e costretti così a rimandare il loro rientro a Roma. Fabiola invece è già nella capitale e, ormai certa di essere la figlia illegittima di Cesare, ha come unico pensiero quello di ucciderlo e vendicare la violenza subita dalla madre. Corrompere alcuni senatori già ostili a Cesare, grazie ai guadagni del lupanare di cui si è appropriata e all'amore incondizionato di Bruto che non esita a sostenerla, sembra la strada più semplice, anche se non priva di incognite e pericoli. Nel frattempo in Egitto l'amicizia di Romolo e Tarquinio si è incrinata per la prima volta. L'aruspice infatti è fuggito dall'esercito di Cesare abbandonando Romolo in balia della guerra e dei legionari, dai quali verrà riconosciuto come ex schiavo, arrestato, rimandato a Roma e costretto a combattere nell'arena. Sarà ancora una volta il suo coraggio, oltre che la sua forza fisica, a salvarlo e a fargli guadagnare la stima di Cesare, mentre Tarquinio sta ritornando a Roma, guidato da una nuova e inquietante profezia di Mitra che minaccia l'Aquila e forse anche i suoi due amici. Una profezia che metterà alla prova il loro legame e porrà Romolo di fronte alla sua coscienza, combattuta tra la verità, l'affetto per sua sorella e la fedeltà a Cesare.
Prima metà dell'Ottocento: nello sterminato Impero ottomano, che abbraccia "ventinove popoli, sei religioni, quattro razze, quaranta lingue e quattro climi diversi", la provincia d'Albania è in rivolta. A ottantadue anni il pascià Ali di Tepeleni ha deciso di sfidare il sultano. Vuole ricreare lo stato albanese, come ha fatto il grande Scanderbeg quattrocento anni prima di lui. Ma il suo popolo non sembra disposto a seguirlo... Intanto, nella capitale dell'Impero, la 'nicchia della vergogna' aspetta la testa mozzata di Ali, o quella dei generali che non saranno riusciti a sconfiggerlo. E il suo guardiano, il giovane Abdullah, a volte sogna di finire anche lui nella nicchia, ma è solo un sogno, perché Abdullah è un uomo docile che non si ribella mai, neanche contro se stesso. Ismail Kadaré ripercorre la storia della rivolta di Ali pascià trasformandola in una metafora degli orrori del Novecento: personaggi ed eventi reali s'intrecciano a spaventose fantasie come la "denazionalizzazione", il lento e metodico processo che permette di soffocare l'identità di un popolo, realizzato "in base all'antica dottrina segreta del cra-cra . Pubblicato per la prima volta in Italia, "La nicchia della vergogna" è romanzo visionario e affascinante, tra i più cupi di Kadaré, che tuttavia non rinuncia a gettare una debole luce di speranza nell'"immenso impasto grigio del cielo".
Due coppie sono a cena in un ristorante di lusso. Chiacchierano piacevolmente, si raccontano i film che hanno visto di recente, i progetti per le vacanze. Ma non hanno il coraggio di affrontare l'argomento per il quale si sono incontrati: il futuro dei loro figli. Michael e Rick, quindici anni, hanno picchiato e ucciso una barbona mentre ritiravano i soldi da un bancomat. Le videocamere di sicurezza hanno ripreso gli eventi e le immagini sono state trasmesse in televisione. I due ragazzi non sono stati ancora identificati ma il loro arresto sembra imminente, perché qualcuno ha scaricato su Internet dei nuovi filmati, estremamente compromettenti. Paul Lohman, il padre di Michael, si sente responsabile. Si riconosce nel figlio perché hanno molto in comune, non ultima l'attrazione per la violenza. Non può lasciare che trascorra la sua vita in galera. Serge, il fratello di Paul, è il padre dell'altro ragazzo, il complice. Secondo i sondaggi Serge Lohman è destinato a diventare il nuovo Primo ministro olandese. Se l'omicidio verrà rivelato, sarà la fine della sua carriera politica. Babette, la moglie di Serge, sembra più interessata ai successi del marito che al futuro del proprio ragazzo. Claire, la moglie di Paul, vuole proteggere il figlio a ogni costo. Ma quanto sa di ciò che è realmente accaduto? Due coppie di genitori per bene durante una cena in un bel ristorante. Cosa saranno capaci di fare per difendere i loro figli?