Amok è una parola malese che indica una "follia rabbiosa, una specie di idrofobia umana... un accesso di monomania omicida, insensata, non paragonabile a nessun'altra intossicazione alcolica". Lo sa bene il protagonista di questa novella, un medico dai tanti conti in sospeso: con la giustizia, con la professione, con la propria vita ormai annientata. In una confessione simile a un delirio, racconta di un mondo febbrile dove si scontrano la dispotica imperiosità di una donna, convinta che tutto si compri con il denaro, e la divorante passione di un uomo cui i tropici e la solitudine hanno sviato la mente e i sensi.
Il romanzo d'esordio solista di Wu Ming 2 narra le avventure tragicomiche di un aspirante troglodita che lascia la civiltà condannata al declino per fondarne una nuova. Un collezionista di lavori precari tenta di riscattare se stesso indossando i panni del supereroe troglodita: andrà a vivere in una caverna, armato di manuali di sopravvivenza. Da lì muovera i primi passi verso la fondazione di una nuova civiltà unica alternativa al collasso personale e planetario. Ma quasi niente va come dovrebbe, forse perché c'è qualcosa di sbagliato nell'idea stessa di civiltà. O forse è solo il posto ad essere sbagliato. Un posto dove imperversa una banda di ecoterroristi, insieme ai cinghiali divenuti stranamente incontrollabili...
Nel 1849 Dostoevskij, che faceva parte di un circolo di giovani intellettuali di tendenze socialiste, fu arrestato dalla polizia zarista e, dopo otto mesi di reclusione, venne condannato a morte. Successivamente questa pena fu commutata in quattro anni di lavori forzati in Siberia, a Omsk, dove il suo fisico fu segnato per sempre. Questo libro è la cronaca fedele di quel periodo di deportazione, dei luoghi conosciuti e dei personaggi incontrati.
Con questo volume Scorza conclude il ciclo andino iniziato con "Rulli di tamburo per Rancas" riannodando tutti i fili che hanno alimentato l'affresco della lotta dei contadini peruviani per riconquistare le loro terre ai grandi proprietari terrieri. I protagonisti della leggendaria vicenda e l'ambiente carico di tradizioni del Perú sono gli stessi delle opere precedenti, ma a questi si aggiunge la figura dell'avvocato Ledesma, un personaggio storico, che dà il suo contributo alla rivoluzione contadina difendendo i diritti della popolazione più povera. Nel movimento corale di un intero popolo che si riscatta e si riappropria, con la terra, della sua eredità storica, Scorza fa rivivere la lotta dimenticata dei comuneros peruviani.
Si dice che il tempo guarisca ogni ferita. Ma, per Amir, il passato è una bestia dai lunghi artigli, pronta a riacciuffarlo quando meno se lo aspetta. Sono trascorsi molti anni dal giorno in cui la vita del suo amico Hassan è cambiata per sempre in un vicolo di Kabul. Quel giorno, Amir ha commesso una colpa terribile. Così, quando una telefonata inattesa lo raggiunge nella sua casa di San Francisco, capisce di non avere scelta: deve tornare a casa, per trovare il figlio di Hassan e saldare i conti con i propri errori mai espiati. Ma ad attenderlo, a Kabul, non ci sono solo i fantasmi della sua coscienza. C'è una scoperta sconvolgente, in un mondo violento e sinistro dove le donne sono invisibili, la bellezza è fuorilegge e gli aquiloni non volano più.
Un monastero infestato, una suora troppo curiosa... La nuova avventura di Pelagija promette di essere più nera della sua tonaca, e altrettanto irrequieta, perché stavolta la religiosa dovrà fare i conti con uno spettro assassino. Nella Russia dei Romanov c'è un arcipelago che accolse prima un eremita, poi i suoi seguaci e infine un'imponente macchina di turismo religioso per ricchi fedeli. Così, mentre i monaci spasimano per raggiungere l'isola, dove si consumano e muoiono nel giro di un anno, tra un fioretto e l'altro gli allegri profani mangiano al Vitello grasso, fanno acquisti ai Doni dei Magi e indulgono in altri biblici piaceri. Ma da un giorno all'altro appare un fantasma nero che getta nello scompiglio il redditizio Eden.
L'autrice continua con questo romanzo a scavare nella memoria personale e collettiva del Novecento. Questa volta trasmette il racconto affidatole ancora bambina da un piccolo profugo prussiano nell'estate del 1949. Attraverso le parole di Kurt rivivremo così la tragedia delle migliaia di tedeschi orientali che nell'inverno 1944-45, fuggendo davanti all'Armata Rossa che avanzava da est, cercavano di raggiungere il Baltico e da qui la Germania Occidentale. Dopo aver assistito alla morte del nonno ed essersi trovato a stringere tra le braccia il corpo del fratellino neonato che credeva di aver portato in salvo, Kurt sprofonda in un "lutto patologico", ma la simpatia che Helga si ostina a dimostrargli segnerà l'uscita dall'orrore e l'inizio della guarigione.
Per vent'anni Eszter ha vissuto in una sorta di sonnambulismo una vita senza pericoli aspettando, senza saperlo, il ritorno di Lajos, il solo uomo che abbia mai amato. Un giorno Lajos torna: Lajos, il bugiardo, il falsificatore, il mascalzone. Lajos che l'ha ingannata sempre, che mente, che aveva detto di amare lei sola e poi aveva sposato sua sorella. Torna nella casa dove Eszter abita con una vecchia parente. Torna a prendersela. Ed Eszter lo sa, sa anche che la storia non è finita, perché non passano gli amori senza speranza.
"In un luogo mitico - la casa sul promontorio sospesa tra cielo e mare, il paesaggio e la luce 'mediterranei' - un intagliatore di Madonne e una pittrice astratta, entrambi tedeschi, vivono ed espiano fino alle conseguenze estreme la maledizione tragico-farsesca dell'essere artisti nel mondo del già detto, del già fatto, nel triste mondo della riproducibilità. Un'Italia degradata, e tuttavia memore di una trascorsa civiltà i cui rituali estremi, seppure insidiati dalla barbarie 'spettacolare' della modernità, sopravvivono nella vita di un borgo marinaro, fa da sfondo a un delitto, efferato ed enigmatico, e a un'altrettanto misteriosa metamorfosi del protagonista." (dalla Postfazione di Andrea Landolfi)
"Ci sono tre tempi marcati dal procedere della trama: il tempo narrativo della peripezia, il tempo teatrale dell'inganno, e il tempo letterario della parola. E tutti e tre saranno destinati a confrontarsi alla fine con l'assenza di tempo, con l'eternità, davanti alla quale il disordine mondano, la rottura delle leggi dell'equilibrio sociale, diventerà ordine divino". Così Maria Grazia Profeti sintetizza, nella prefazione, l'opera che inaugura la ricchissima tradizione europea del "mito" di Don Giovanni, fondendo due leggende popolari: quella del convito macabro e quella del profanatore, per amore, del luogo sacro.
Le storie che si trovano in questo libro raccontano il disequilibrio e i malintesi tra l'uomo e la donna arabi. Come scrive l'autore "il primo amore è sempre l'ultimo. Nel mio paese c'è qualcosa di spezzato nelle relazioni tra l'uomo e la donna." Ben Jelloun è nato a Fès (Marocco) nel 1944 ma da molti anni vive in Francia, a Parigi. In Italia è conosciuto da tempo per il suo forte impegno personale, sociale e politico che si esprime anche nell'opera narrativa.
"L'Alchimista" è la storia di una iniziazione. Ne è protagonista Santiago, un giovane pastorello andaluso il quale, alla ricerca di un tesoro sognato, intraprende quel viaggio avventuroso, insieme reale e simbolico che lo porterà fino all'Egitto delle Piramidi. E sarà proprio durante il viaggio che il giovane, grazie all'incontro con il vecchio Alchimista, salirà tutti i gradini della scala sapienziale: nella sua progressione sulla sabbia del deserto e, insieme, nella conoscenza di sé, scoprirà l'Anima del Mondo, l'Amore e il Linguaggio Universale, imparerà a parlare al sole e al vento e infine compirà la sua Leggenda Personale. Edizione speciale per celebrare un milione di copie vendute in Italia.