"Nel 2013, all'età di cinquant'anni, Szilárd Borbély pubblica un romanzo dal titolo 'Nincstelenek', qualcosa come i derelitti, coloro che non hanno nulla, che sono stati spogliati di tutto. Da chi? Dagli occupanti nazisti prima, dagli occupanti comunisti poi. La vicenda si svolge tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta del secolo scorso, in un misero villaggio abitato da zingari, ungheresi, romeni di varie religioni ed etnie. Il narratore è un bambino che vive con la famiglia (un neonato, una sorella, padre e madre) in un tugurio di fango, argilla e letame. Gli strati infimi dell'esistenza nei quali si svolge la vicenda sono descritti con un linguaggio diretto, semplice, mai finto, senza evitare né forzare crudezze, ma senza nascondere nemmeno nulla. Persino il lettore che cerchi solo puro intrattenimento rimane avvinto da questa narrazione di un'onestà, di una dirittura e di una profondità oggi irreperibili nella letteratura mondiale. Non a caso infatti 'I senza terra' è stato considerato dalla stampa internazionale un romanzo che 'appartiene alla più vera, più grande letteratura contemporanea'. Da tanta tensione, l'autore purtroppo è morto suicida nel 2014, l'anno successivo alla pubblicazione di quest'opera ormai tradotta in varie lingue e diffusa in numerosi paesi." (Giorgio Pressburger)
Nella grande Russia del secondo Ottocento, sotto il regno dello zar Nicola II, una tigre sconvolge i giorni degli uomini, ne fa strage. Da Mosca a Pietroburgo, è solo razzia e morte. Tale è il pericolo che lo zar decide di mettere una taglia sull'animale, promettendo una ricompensa inenarrabile a chi riuscirà a ucciderlo. Ivan, giovane ambizioso e squattrinato, raccoglie la sfida e si mette sulle tracce del felino: una caccia programmata con metodo, come se l'obiettivo fosse il più efferato degli assasini umani. Ivan esplora i paesi, vuol sapere tutto delle abitudini della tigre, se le fa raccontare minuziosamente, entra nella mente del nemico come un moderno profiler. E finalmente la affronta. Dallo scontro esce vivo ma ferito, anche nell'animo. Si sente umiliato: la tigre non l'ha forse ritenuto neppure degno di essere ucciso. Da questo momento la sua caccia diventa una questione del tutto personale, che prevede l'utilizzo di ogni strumento.
Di ritorno dal suo primo viaggio in Russia, Rilke vive un'importante fase di slancio creativo da cui nascono le "Storie del buon Dio" (Geschichten vom lieben Gott) scritte nel giro di pochissimo tempo, nelle notti tra il 10 e il 21 novembre 1899, come riferisce lo stesso Rilke. Influenzate dalle esperienze del viaggio russo le "Storie del buon Dio" narrano dell'infinito amore di Dio che per le proprie creature si strappa dal braccio la mano destra e la manda a incarnarsi sulla terra prendendo le stesse sembianze dell'uomo. La sua mano percorre la via dolorosa della Croce e della salita al Calvario, per poi fare ritorno presso Dio. Ma forse, come afferma il narratore a conclusione del racconto, la sua missione tra gli uomini non è ancora finita. Si tratta certamente di una prosa narrativa-fiabesca incentrata su Dio ma in una cornice di vita reale. È la prima ed unica volta che Rilke utilizza la fiaba come forma espressiva. Il libro consta di 13 storie dove i piani di lettura si intrecciano e si dispiegano nelle narrazioni: dalla critica sociale al senso della vita, dall'amore di Dio per l'uomo alla relazione con gli altri. Più in profondità assistiamo a sottili disquisizioni teologiche, certamente non prive di umorismo.
Iris - quarantacinque anni, sposata, con due figli - pensa di aver lasciato dietro di sé i due grandi traumi della sua vita: l'abbandono da parte del primo amore, Eitan, che l'ha portata giovanissima a desiderare la morte e, anni dopo, l'attentato di cui è stata vittima che l'ha portata tra la vita e la morte. Ma a distanza di dieci anni da quell'attentato, Iris non si aspetta il riaffiorare del dolore fisico, di quei ricordi terribili, ma soprattutto non si aspetta di rincontrare per caso Eitan. Se a questo si aggiungono il sospetto che il marito Michi abbia un'amante e la preoccupazione per la figlia, plagiata da un uomo molto più grande di lei, la vita di Iris sembra andare di nuovo in frantumi e la situazione diventa ingestibile.
Nel gennaio del 1933, in un lussuoso hotel delle Alpi Svizzere, trascorre qualche settimana di riposo il più popolare attore di lingua tedesca. Dopo il sensazionale successo dell'esordio quando ha già trentacinque anni, in un film muto con un'attrice sconosciuta che si farà strada, Marlene Dietrich, è diventato un idolo, un seduttore, un sogno, e non solo in Germania. Adesso, in quei giorni invernali, protetto dal personale e dai proprietari dell'albergo che sorvegliano con discrezione le sue ore di tranquillità, Lionel Kupfer sembra godersi la villeggiatura e concentrarsi sul prossimo ruolo cinematografico. La sua presenza, nonostante le attenzioni, non passa inosservata. Nell'ufficio postale del paese lavora il giovane Walter, fervente e rispettoso ammiratore dell'attore, che una sera va all'albergo per vederlo da vicino. E di lì a poco arriverà anche Eduard Steinbrecher, un mercante d'arte viennese a cui Kupfer è da tempo legato. Si va preparando, in quel luogo di cosi ordinata apparenza, remoto rifugio di un'Europa inquieta, un futuro inaspettato. L'uomo e l'intero continente sono sul punto di scivolare in un baratro senza ritorno. Kupfer è ebreo, e neppure la fama può proteggerlo dalla ferocia dell'odio antisemita. Di colpo il divo dagli occhi azzurro acqua non è più il benvenuto in Germania. Davanti a lui, nella quiete improvvisamente crudele di un accogliente soggiorno, si delinea la definitiva conclusione della sua carriera. E la necessità di scelte senza ritorno.
Nella tumultuosa Barcellona degli anni Venti, il giovane David Martín cova un sogno, inconfessabile quanto universale: diventare uno scrittore. Quando la sorte inaspettatamente gli offre l'occasione di pubblicare un suo racconto, il successo comincia infine ad arridergli. È proprio da quel momento tuttavia che la sua vita inizierà a porgli interrogativi ai quali non ha immediata risposta, esponendolo come mai prima di allora a imprevedibili azzardi e travolgenti passioni, crimini efferati e sentimenti assoluti, lungo le strade di una Barcellona ora familiare, più spesso sconosciuta e inquietante, dai cui angoli fanno capolino luoghi e personaggi che i lettori de "L'ombra del vento" hanno già imparato ad amare. Quando David si deciderà infine ad accettare la proposta di un misterioso editore - scrivere un'opera immane e rivoluzionaria, destinata a cambiare le sorti dell'umanità -, non si renderà conto che, al compimento di una simile impresa, ad attenderlo non ci saranno soltanto onore e gloria.
Cosa accade quando una donna decide di assecondare la sua passione e seguire l'uomo che ama, ma dimentica le sue figlie? Oppure quando sceglie di inseguire il sogno di giorni piú felici aggrappandosi alle lettere scritte a uno sconosciuto? Quanto resta dei tanti anni di gioia passati insieme alla propria moglie, se lei ne sta perdendo lentamente il ricordo? Le domande a cui rispondono le storie di Alice Munro lasciano sempre pieni di dubbi. E piú passa il tempo piú si fanno semplici, come se avesse ormai capito la formula per distillare in purezza l'esistenza senza complicarla. Perché le sue domande sono quelle che ciascuno si pone nel corso di una vita. All'apparenza facilissime, rivelano invece tutta la grazia di cui sono capaci gli esseri umani, le scelte fatte e non fatte, le cose prime e quelle ultime con cui ognuno di noi deve fare i conti.
Emma De Tessent. Eterna stagista, trentenne, carina, di buona famiglia, brillante negli studi, salda nei valori (quasi sempre). Residenza: Roma. Per il momento - ma solo per il momento - insieme alla madre. Sogni proibiti: il villino con il glicine dove si rifugia quando si sente giù. Un uomo che probabilmente esiste solo nei romanzi regency di cui va matta. Un contratto a tempo indeterminato. A salvarla dallo stereotipo dell'odierna zitella, solo l'allergia ai gatti. Il giorno in cui la società di produzione cinematografica per cui lavora non le rinnova il contratto, Emma si sente davvero come una delle eroine romantiche dei suoi romanzi: sola, a lottare contro la sorte avversa e la fine del mondo. Avvilita e depressa, dopo una serie di colloqui di lavoro fallimentari trova rifugio in un negozio di vestiti per bambini, dove viene presa come assistente. E così tutto cambia. Ma proprio quando si convince che la tempesta si sia finalmente allontanata, il passato torna a bussare alla sua porta: il mondo del cinema rivuole lei, la tenace stagista. Deve tornare a inseguire il suo sogno oppure restare dov'è? E perché il famoso scrittore che Emma aveva a lungo cercato di convincere a cederle i diritti di trasposizione cinematografica del suo romanzo si è infine deciso a farlo? E cosa vuole da lei quell'affascinante produttore che continua a ronzare intorno al negozio dove lavora?
Maggio 1963: il deputato di sinistra Grigoris Lambrakis viene ucciso in pieno centro a Salonicco per mano di un estremista di destra, Spyros Gotzamanis, grazie alla complicità e alla copertura dalla polizia e dei settori oltranzisti delle forze armate greche. Il suo assassinio assurge a valore simbolico duraturo nella storia greca, in modo simile a quanto è accaduto nel nostro paese con la morte di Matteotti. Se per certi versi quel delitto ha dimostrato la forza del neofascismo greco, che di lì a poco avrebbe preso il potere con il colpo di stato dei "colonnelli", l'eco fece scendere in piazza anche tutta la Grecia democratica, che seguì silenziosamente in massa il feretro del deputato pacifista Lambrakis. Il libro di Vassilikos svela i meccanismi "sociali" di quel delitto e della forza aggregativa dell'estrema destra greca. Da questo libro Costa-Gavras nel 1969 trasse diretta ispirazione per girare il suo film "Z. L'orgia del potere", con Yves Montand, Irene Papas e Jean-Louis Trintignant e le musiche indimenticabili di Mikis Theodorakis.
Carmilla, la prima vampira della storia della letteratura, e il dottor Hesselius - medico e metafisico tedesco -, il primo detective dell'occulto, sono i due principali protagonisti di questa raccolta di storie "gotiche". Un testo chiave, la cui influenza sarà fortissima in tutta la letteratura del Novecento sui fantasmi. Tè verde (1869) è il racconto del reverendo Jennings che, dopo la lettura di "certi volumi antichi, edizioni tedesche di testi in latino medievale", mentre torna a casa con l'omnibus, vede comparire una misteriosa scimmia, che da quel momento in poi, tra improvvise sparizioni e scoraggianti ricomparse, continuerà a seguirlo fissandolo con bramosia maligna. Il giudice Harbottle (1872) è la funesta cronaca della nemesi piombata su Mr Harbottle, uomo malvagio e corrotto. Carmilla (1871-1872), infine, il più famoso dei racconti di Le Fanu, narra le astuzie e i languori della vampira Carmilla. Le storie di questo volume non sono paurose perché fantastiche, bensì paurose perché vere: riflessi del nostro essere, voci della nostra coscienza, proiezioni della nostra angoscia, immagini duplicate del nostro volto inquietante. Le Fanu ci invita a guardare nello specchio del reale con la consapevolezza che quanto vedremo non sarà la verità, ma una sua ombra confusa, il riflesso baluginante di qualcosa che sfugge al controllo della ragione.
Apple ha tredici anni e vive in Inghilterra con la nonna da quando ne aveva due, perché la madre, giovanissima, se n'è andata in America a cercare fortuna come attrice. Apple vuole bene alla nonna, ma soffre la rigidità delle sue regole e il peso delle sue ansie. L'unica amica che ha la trascura e il ragazzo di cui è innamorata non la degna di uno sguardo. Il solo momento positivo nelle sue giornate sono le ore di inglese, in cui il professor Gaydon parla di poesia e invita i ragazzi a esplorare con le parole i loro sentimenti: la paura, l'amore, la gioia. Quando la madre torna a casa dopo undici anni, Apple sente colmarsi il vuoto che ha dentro ed è come se fosse di nuovo intera. Ma il ritorno della madre è dolceamaro, come lo era stata la sua fuga quella tempestosa notte d'inverno... Apple prova a dare un senso alle proprie emozioni. Ma solo quando conoscerà Rain e scoprirà di avere un talento, smetterà di temerle e capirà che cosa significa veramente amare.
Il biografo turco di Nazim Hikmet si reca a Berlino dove un misterioso personaggio gli ha dato appuntamento per consegnargli importanti documenti che riguardano il poeta. Leggendoli, capisce che si tratta dei documenti della polizia relativi alla vita privata e all'impegno politico di Hikmet, allora rifugiato in Europa dell'est dopo esser stato imprigionato nel suo paese. Il misterioso personaggio che ha dato i documenti, chiamato l'Angelo, non è altri che un vecchio agente della Stasi. In una lunga evocazione di Berlino prima e dopo la caduta del muro, il biografo si interroga su questo personaggio ambiguo e sulle tragedie del XX secolo.