I Salmi di tutti i miei tempi di Patrice de la Tour du Pin, ora tradotti in italiano da Gianfranco Poma, rappresentano la diuturna, colloquiale ricerca del "Dio della gioia", che l'autore riconosce nel Cristo pasquale. I 90 salmi della raccolta sono un dono di "parola", di rara luminosità e intensità esistenziale, offerto ai suoi "confidenti", uomini e donne del XX secolo. L'autore era consapevole che il proprio battesimo non poteva non intridere la sua intelligenza della verità dell'amore, e che essa non poteva che essere al servizio dell'eucaristia. In tal senso i suoi salmi appaiono come l'inveramento di una sua convinzione, che egli, in una sua corrispondenza, così formulò: "Ogni uomo è una storia sacra". La sua voce offre, per questo, un'inconfondibile prova di intimità e di universalità.
Silloge composta di poesie religiose, scritte nell'arco di tempo di circa quarant'anni, alcune delle quali sono inedite, altre invece sono state già pubblicate ma spesso modificate. Un invito a riflettere sulla presenza della voce di Dio, che nascosta parla, in modi e tempi diversi, anche quando il cuore distratto dell'uomo non la percepisce o non la vuole udire.
Una raccolta di pensieri e poesie che dipingono il viaggio attraverso il mondo interiore dell'autrice, durante il quale memorie, riflessioni, sensazioni tracciano il moto di un'anima alla ricerca della Verità. Tra parola e silenzio, esperienza e desiderio, solitudine e comunione fluiscono i giorni e nel pensiero si apre finalmente l'universo del Sublime.
Come il vento la gioia del Padre ha infranto le palpebre chiuse del nostro sguardo: tu sei ora la voce del lieto giorno, l'onda che irriga i giardini inariditi, la sorgente le cui acque scorreranno eternamente. Tu hai spento il fuoco della morte e noi abitiamo ormai il tuo Amore, il suo segreto.
Questa raccolta di poesie presenta l'esperienza spirituale e religiosa dell'autore in preghiere poetiche ed in poesie oranti. Sono state composte in momenti diversi, scritte inizialmente di getto e solo in seguito riviste dal punto di vista letterario conservando integralmente sentimenti e contenuti. Sorprendono per la contenutezza delle emozioni pur profonde e la semplice quotidianità di poche immagini, che pure comunicano.
"In un'epoca in cui la tecnologia sembra invadere anche l'ambito delle relazioni, le tracce della scrittura ci riconsegnano una testimonianza di piena autenticità umana e spirituale. 'Scritture profetiche': una collana dove la grafia dell'autore diventa scavo e ispirazione di un ascolto. L'ascolto della Parola, l'ascolto dell'Altro. Profezia nel senso rigorosamente biblico del termine: interpretare la Parola è interpretare l'oggi. Nelle sue tensioni, nelle sue inquietudini, nelle sue attese, nelle sue speranze. Tra dolore e possibilità di gioia." (Arnoldo Mosca Mondadori)
L'amore non è una moda e così nemmeno le poesie d'amore, tanto è vero che alle poesie di Prévert - autore che ha servito l'amore per mezzo secolo, facendo da sottofondo con i suoi temi a celebri film e canzoni - fa da introduzione Piero Pelù dei Litfiba, apparentemente così lontano nel tempo e nel carattere dei sentimenti da un romantico poeta d'amore. Ma questo è il punto: Prévert non è antico, non è sentimentale, non è decadente. Prévert è vivissimo come un adolescente di oggi: "amo più le tue labbra dei tuoi libri" ha scritto, e infatti dietro ogni suo verso c'è una ragazza inquieta, piena di desiderio, alla quale ogni bacio sembra eterno, ma che è subito pronta a tradire. Nonostante Prévert possa sembrare a tratti classico, i suoi versi prefigurano la liberazione sessuale delle nuove generazioni, quella in cui l'amore vince l'invidia dei vecchi, l'indignazione dei benpensanti e perfino la miseria e la guerra.
"La Ballata del Vecchio Marinaio" venne concepita nell'anno (primavera 1797 autunno 1798) della straordinaria simbiosi poetica con William Wordsworth. Con questo capolavoro del Romanticismo, il viaggio per mare (e la bonaccia, l'angoscia, l'attesa dei venti favorevoli) diviene la ricerca estrema del senso, l'avventura capace di restituire pienezza alla vita dell'uomo. Andare per mare acquista il significato di un'impresa metafisica. La poesia "Kubla Khan" (in appendice a questa edizione), palesa le immense potenzialità dell'immaginazione, suprema facoltà intellettiva e visionaria di Coleridge.
Nel 1855 Walt Whitman, il grande poeta dell'anima americana, dava alla luce le prime "Foglie d'erba", ovvero le prime poesie che comporranno la raccolta di una vita. Il grande edificio delle Foglie d'erba crescerà, una zolla dopo l'altra, una poesia dopo l'altra, un'edizione dopo l'altra, per tutta la vita di Whitman. Solo sul letto di morte il poeta mise la parola "fine" a questa raccolta, ricca come una vita umana e sconfinata come la natura che tanto amava. La prima edizione resta tuttavia la testimonianza più viva della novità della poesia di Whitman, di quella superiore indifferenza alle rigidità della metrica classica, di quello slancio, che lo renderanno unico e ne garantiranno l'immortalità artistica.
Per un intero secolo, da quando, nel 1898-1900, Giosuè Carducci ne patrocinò la prima edizione a stampa, lo "Zibaldone di pensieri" di Giacomo Leopardi è assurto a simbolo del "frammento" per eccellenza. Quello che è da tutti considerato un capolavoro assoluto di prosa letteraria, è stato presentato da una lunga tradizione come un'opera volutamente asistematica, un flusso di pensieri senza ordine. A distanza di più di un secolo da quella prima edizione carducciana, il meticoloso e acuto lavoro critico-filologico di Fabiana Cacciapuoti ha portato alla luce l'idea di una grande opera per "trattati", di cui l'enorme mole di appunti raccolti nei quaderni null'altro rappresenta che l'immane lavoro preparatorio; un testo dotato di precise chiavi di lettura, organizzabile - se non compiutamente organizzato - a partire da ben definiti fuochi tematici. Una traccia di un simile progetto è contenuta nella lettera con cui Leopardi rispondeva, il 13 settembre 1826, al suo editore milanese Antonio Fortunato Stella, che gli aveva chiesto di comporre un dizionario filosofico alla maniera di Voltaire. Con un Preludio di Antonio Prete.
Il linguaggio della poesia apre una via privilegiata per introdurci nel mistero del Natale. La poesia, infatti, partecipa dell'agire libero e gratuito di Dio, che ha un senso ma non uno scopo immediato. Con l'evento dell'incarnazione di Cristo, che contempliamo nelle feste natalizie, creazione e redenzione giungono a un punto di confluenza: il mondo non è semplicemente lo scenario della storia della salvezza, ma è toccato e coinvolto dalla grazia trasfigurante di Cristo, per arrivare a manifestare Dio che "sarà tutto in tutte le cose" (1Cor 15,28). La poesia ci può aiutare molto a contemplare il mistero del Natale se è vero che proprio il linguaggio della creatività poetica riesce a condensare nella bellezza la nuova creazione inaugurata dall'avvento del Dio-con-noi.