
Paolo VI ha amato la Chiesa. E nella sua prima Enciclica, l'"Ecclesiam suam", pubblicata cinquanta anni fa, invita la Chiesa ad approfondire la coscienza di se stessa; a confrontare l'immagine ideale con il volto reale; a scendere a dialogo con il mondo. "La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio". Rileggendo gli insegnamenti di un grande innamorato della Chiesa, siamo invitati tutti ad amare la Chiesa, e a sentirci fieri e onorati di farne parte.
Del Cristo trasfigurato, Paolo VI è stato il teologo e il testimone. Il grande tema della bellezza di Cristo sul Tabor lo affascinava. Basta rileggere le meditazioni che vengono riportate in questa raccolta. Sono omelie "a braccio", nelle quali Paolo VI commenta il brano evangelico della Trasfigurazione, riportato nella seconda domenica di Quaresima, mentre si trova in visita pastorale in alcune parrocchie romane. Sono riflessioni per la preghiera. Vi si nota la sua grande spiritualità, il suo lirismo, la sua mistica. E da mistico, Paolo VI indica il più bello, il più desiderabile e meraviglioso dei mondi. Da mistico, è stato anche testimone della presenza amica di Dio nell'umanità. Ora la Chiesa si appresta a beatificare questo testimone della Trasfigurazione. Paolo VI ha lavorato, ha sofferto, ha amato. Dal 19 ottobre, 2014 come Cristo sul Tabor, la sua vita si trasfigura definitivamente in Dio!
L'Istituto Internazionale di ricerca sul Volto di Cristo, costituito per iniziativa del Cardinale Fiorenzo Angelini e della Congregazione Benedettina delle Suore Riparatrici del Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo, promuove ogni anno un congresso internazionale di studi sul Volto Santo. Tema del XVIII congresso del settembre 2014 era: "Il Volto di Cristo nelle opere di misericordia". Questo volume presenta il testo - ampliato e arricchito di numerosi autografi inediti - della conferenza affidata a Leonardo Sapienza su "Le opere di misericordia in Paolo VI". Un contributo per una maggiore conoscenza di Papa Montini, in occasione della sua Beatificazione il 19 ottobre 2014.
La pastorale della famiglia si presenta oggi come la più tempestiva, la più impegnativa ed anche la più feconda di risultati benefici e duraturi. Essa può dare, sì, molto e delicato lavoro agli operatori pastorali e ai pastori d'anime, ma anche le migliori soddisfazioni ed i meriti maggiori. Tutto questo è validamente affermato da Papa Paolo VI, durante tutto il suo pontificato. Anche se risente del linguaggio e della mentalità dell'epoca, il magistero di Montini conserva ancora la sua bellezza, la sua profondità, la sua attualità.
Fin dall'inizio del Concilio Vaticano II si parlò spesso dell'istituzione di un Consiglio, composto da rappresentanti di tutto l'episcopato, che fosse di aiuto al Papa nel governo della Chiesa universale. Lo stesso Paolo VI manifestò il suo pensiero sull'argomento poco dopo la sua elezione; anzi intervenne alla Congregazione generale del 15 settembre 1965 e vi promulgò il Motu proprio "Apostolica sollicitudo", con il quale si istituiva il Sinodo dei Vescovi. Lo scopo del Sinodo è chiaro: offrire all'episcopato cattolico lo strumento per prestare al Papa "una più efficace collaborazione" nel governo della Chiesa universale. Oggi - ed è questa la novità fondamentale voluta da Palo VI nell'istituzione del Sinodo - l'aiuto che l'episcopato dà al Papa non è più un fatto occasionale, perché vi provvede un organismo stabile. Nel cinquantesimo anniversario dell'istituzione del Sinodo dei Vescovi, è sembrato opportuno riproporre il magistero di Paolo VI su questo nuovo organismo che Papa Montini riteneva "pieno di speranza".
Giovedì 9 maggio 1974 Paolo VI inaugura la nuova sede della Conferenza Episcopale Italiana alla Circonvallazione Aurelia in Roma. Con questo dono di Montini alla Chiesa italiana, si dimostrava una volta di più il suo particolare legame con la CEI, quale Vescovo di Roma e Primate d'Italia. La sua ansia era che l'episcopato italiano fosse modello ad altri, e avesse a compiere una preziosa missione nella comunità internazionale. Per questo ha sempre incoraggiato i Pastori a far prendere alla Chiesa italiana coscienza della sua nuova esistenza storica, del suo patrimonio morale e religioso. Sorprendentemente, ricevendo la Conferenza Episcopale italiana nel maggio 2014, Papa Francesco ha voluto consegnare ai Vescovi il discorso - qui riportato - che Papa Montini aveva pronunciato il 14 aprile 1964. Le parole di Paolo VI si intrecciano con quelle di Papa Francesco, che stimola i Vescovi italiani a favorire l'apostolato dei laici, la formazione del clero, la vita pastorale, la scuola, la stampa cattolica, i migranti, i poveri, l'applicazione dell'eredità del Concilio, la famiglia, i disoccupati...
Dopo il Concilio Vaticano II, nella crisi generale che aveva colpito tutti gli Ordini e Congregazioni religiose, Paolo VI si preoccupò particolarmente che la Compagnia di Gesù, vera milizia sulla quale la Chiesa e i Pontefici avevano sempre contato più che su ogni altro Ordine religioso, camminasse sul solco tracciato da Sant'Ignazio di Loyola. C'era il pericolo di una drammatica spaccatura nella compattezza proverbiale dei suoi membri. Paolo VI e la Curia Romana seguivano attentamente i lavori di preparazione della 32a Congregazione Generale. Ci furono discorsi di Paolo VI che sembravano quasi diffide; ci furono dialoghi privati tra il Papa e Padre Arrupe, e incontri in Segreteria di Stato, in qualche caso un vero braccio di ferro per divergenze di vedute. Ad ogni modo, Paolo VI cercò con tutte le forze di salvaguardare la natura della Compagnia di Gesù come la sua coscienza e la cognizione storica lo ispiravano. Papa Francesco, che ha benevolmente offerto un Suo autografo che qui pubblichiamo, afferma con sicurezza che "Paolo VI ha salvato la Compagnia di Gesù!". I discorsi che qui vengono presentati testimoniano l'affetto, la fiducia e la cura tutta particolare con cui Paolo VI seguiva la vita della Compagnia.
Quando si vuol conoscere il cuore di una cosa, soprattutto il cuore di una persona, bisogna appunto seguire le vie del cuore, che sono le vie intime, le vie nascoste ai profani, le vie che iniziano ad una conoscenza psicologica e tanto commovente. Perché "il punto di incontro naturale con Dio è nel cuore dell'uomo" (Paolo VI). È quanto si propone di fare la raccolta di questi discorsi, annotazioni e meditazioni, che permette di conoscere alcuni lati sconosciuti della spiritualità di Paolo VI. Entrare nel suo cuore, condividere i suoi sentimenti, percepire qualche vibrazione dell'animo di uno che il Cardinale Carlo Maria Martini definiva "uomo spirituale". Come pochi, Paolo VI è riuscito a risvegliare nell'uomo d'oggi il brivido del mistero e il senso della trascendenza. Rileggere queste pagine, nell'anno del Giubileo della Misericordia voluto da Papa Francesco, permette di assaporare qualcosa dell'esperienza spirituale di Papa Montini e del suo mondo interiore.
Madre Teresa di Calcutta, Missionaria della Carità, di nome e di fatto. Una delle più grandi missionarie del XX secolo. Missionaria della pace, missionaria della vita. Paolo VI ha saputo valorizzare in lei perfino il suo sorriso, che rappresentava un "sì" alla vita, un "sì" gioioso, nato dalla fede e dall'amore profondi. L'incontro di questi due giganti della santità ricorda che essere cristiani significa essere testimoni della carità.
Il presente studio vuole guardare alla figura e all’opera di S. Francesco de Geronimo, nel terzo centenario della sua morte, provvidenzialmente collocato nell’anno del Giubileo della Misericordia (2015-2016). L’angolatura di studio è di tipo pastorale e catechetico, quindi si riflette sull’impostazione della sua predicazione evangelica e sul suo modo di esercitare le opere di misericordia spirituale e corporale. Su di lui, dal 1717 in poi, si annoverano oltre 400 opere tra documenti, studi e articoli, nelle seguenti lin-gue: latino, italiano, francese, inglese, olandese, spagnolo e tedesco. Subito dopo la sua morte, verso il Sommo Pontefice, partirono petizioni da ogni dove affinché si aprisse il processo per la beatificazione del P. Francesco de Geronimo. Le lettere e le suppliche furono tante ma so-lo trenta di queste furono riportate interamente a cura della stessa Congregazione negli Atti del Processo canonico del 1729. È degna di nota la supplica di Carlo VI d’Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero, spedita da Gratz il 27 giugno 1728.
Affascinante percorso che attraversa, di fatto, con puntualità e ispirazione, i momenti più ricchi della performance esistenziale, intellettuale ed ecclesiale di Agostino.
Un gran bel libro, che si legge con gusto e di cui realmente si fa tesoro, sotto tanti aspetti. Un libro per cui valgano senz’altro le parole di Agostino nel Sermo 153: «noi parliamo, ma dio istruisce, noi parliamo, ma dio ammaestra. Infatti, non è detto beato colui al quale insegna l’uomo, ma colui che avrai istruito tu, signore. Noi possiamo piantare e irrigare, ma è proprio di Dio dare il crescere».
23 marzo 1975, domenica delle Palme. Dopo aver "personalmente pregato in silenzio", Paolo VI invita i giovani del mondo a ritrovarsi in Piazza San Pietro per esprimere e testimoniare "fede e gioia", e per celebrare "Cristo amico della nostra vita". A ragione si può credere che quel primo incontro di giovani con il Papa, nell'Anno Santo del 1975, ha portato poi Giovanni Paolo II ad istituire la Giornata mondiale della gioventù che, da un altro Anno Santo, quello del 1985, si celebra nella domenica delle Palme. Paolo VI ha amato i giovani. E certamente è stato il primo Papa a parlare in numerosi interventi al loro cuore; ad incontrarli; ad invitarli ad uscire dalla mediocrità, per fare della vita qualcosa di grande. In vista del Sinodo dei Vescovi, che nell'autunno del 2018 Papa Francesco ha voluto dedicare ai giovani, abbiamo voluto estrarre dai numerosi discorsi di Paolo VI ai giovani, 137 pensieri più significativi, per aiutare la riflessione e la preparazione del Sinodo.