Cosa ha reso Teresa di Gesù Bambino, alla morte una giovane di ventiquattro anni, una santa universalmente nota e amata? Antonio M. Sicari ne sviscera il segreto, tracciando il profilo di una bambina dalla statura spirituale adulta e delineando una spiritualità imperniata sull'infanzia, senza parvenza di puerilismo.
Un libro che s'ispira all'omonima poesia di Teresa di Gesù per orientare nella ricerca intima del Signore. L'esperienza personale della Santa come traccia per il nostro cammino di preghiera. Il perché della proposta di un'esistenza incentrata sull'equivalenza tra vita e orazione.
Da chi mai i santi hanno preso animo e fortezza per sopportare le persecuzioni, i tormenti e la morte, scrive sant'Alfonso in quest'opera, se non dalle pene di Gesù crocifisso? Cosa fare per amare perfettamente Dio? Il Signore rivelò a s. Alfonso che per giungere al perfetto amore non c'è esercizio più adatto che meditare spesso sulla sua Passione. Quest'opera preziosa aiuterà sulla via della santità chiunque la legga con attenzione e amore.
C'è una fede segreta, sconosciuta e misteriosa, che porta a incontrare e conoscere figure come quella di San Charbel (1828-1898), monaco cristiano maronita libanese. Le miracolose guarigioni che si sono verificate grazie alla sua intercessione sono in continuo aumento in tutto il mondo e riguardano persone di ogni fede e di ogni credo. Santificato nel 1977 da Papa Paolo VI, questo monaco taumaturgo è la testimonianza di una fede immacolata e incontaminata che si manifesta attraverso la via nascosta di Cristo e una vita eremitica e solitaria, grazie alla sua arma più potente: la preghiera. In questo libro la vita e i miracoli sono accompagnati dalle preghiere, le litanie e la novena: chi si rivolge a lui ottiene qualche particolare grazia.
Nella prima comunità ecclesiale di Gerusalemme emerge la figura di Stefano, che gli Atti degli Apostoli presentano come "uomo pieno di fede e di Spirito Santo". Compie prodigi e segni tra il popolo. Arrestato e processato sommariamente dai nemici di Cristo, viene lapidato a morte, divenendo il primo martire della Chiesa.
Nel monastero di Rupertsberg vicino a Bingen nell'Assia (Germania), santa Ildegarda (1098-1179), vergine, dottore della Chiesa, esperta di scienze naturali, medicina e musica, espose e descrisse in alcuni libri le contemplazioni mistiche di cui aveva avuto esperienza.
Articoli, riflessioni, lettere di san Massimiliano Kolbe, scritti dal 1912 al 1941, che rivelano un francescanesimo dinamico e spirituale di un uomo capace di dare la vita per amore dell'altro.
Antologia di brani che parlano del rapporto di Francesco con le donne in generale e con alcune donne in particolare. Una bellissima occasione per esercitarsi nel deporre ogni pregiudizio su un tema così umano, e talora sofferto, come è la relazione uomo-donna, e ripartire da una posizione non scontata, l'ascolto. Passi tratti dalle Fonti francescane, dai testi dell'agiografia francescana ai più recenti discorsi dei Papi, che in diverso modo parlano anche del rapporto delle donne con Francesco, un interessante cambio di prospettiva, capace di far emergere altri volti della realtà. Donna Pica, Chiara, Jacopa dei Sette Sogli, Angela da Foligno, la Madre del Signore, la Chiesa?
Don Bosco che ride è l'unico libro sul santo scritto da un suo contemporaneo anzi, da un prete cresciuto nell'Oratorio di Valdocco - che ancora corre tra le mani della gente. Il segreto del suo successo? Non è un racconto della vita del fondatore e della storia della Società salesiana, bensì una sceneggiatura, un flashback, una fuga di sequenze felicemente selezionate. Chiavarino non descrive don Bosco, ma lo vede e continua a visitarlo in una sorta di udienza che si protrae nel corso dell'opera. Il taglio, la vivacità, il brio dello stile dimostrano che il "ridere" di don Bosco, il suo humour, erano sì un impagabile dono di natura, ma furono anche trasformati, operosamente e pazientemente, nell'ideale di gioia cristiana che è modello di vita e strumento base di educazione. Ne scaturiscono un arazzo policromo fatto di mille fili, un mosaico di tante piccole tessere, un paziente lavoro di bulino, che rendono il vero volto del santo, padre e maestro amatissimo per i ragazzi, che come nessun altro seppe educare al dialogo con le realtà della vita.
La ricostruzione del rapporto speciale che Chiara ebbe e volle mantenere con Francesco fino alla fine della sua esistenza. La storia di Chiara è comprensibile solo a partire da quella di Francesco. È soprattutto Chiara a raccontarci della loro relazione umana e cristiana. Dai suoi testi compare con molta evidenza che il sogno evangelico di Francesco di diventare un "frate minore" costituì lo stesso ideale di Chiara ad essere "sorella povera". Dallo stesso sogno però nasce in lei una forma propria, adeguata e necessaria al suo stato femminile, mediante la scelta della clausura a San Damiano. Dunque: due volti di uno stesso sogno evangelico.
La città di Dio e la città dell'uomo per una nuova democrazia. Sono quattro ondate di pensiero che muovono dal profondo della storia e portano a riva per un verso la concezione occidentale dell'essere come diritto-a-essere, per l'altro la concezione francescana dell'essere come dono-di-essere; mentre la prima pone al centro il primato della razionalità e dunque della volontà di potenza o di autoaffermazione, l'altra, invece, il primato della libertà e dunque della volontà oblativa o di servizio. Ciò che il francescano denuncia non riguarda il potere, che il sapere assicura, ma il suo carattere dominatorio; non il primato della normativa, pilastro della convivenza, ma la sua anima rivendicativa; non la razionalità, ma la sua risoluzione nel diritto-a-essere. L'approdo è costituito dalla libertà creativa di segno oblativo, con cui si cerca di fare interagire la tensione dell'età contemporanea verso nuove forme di convivenza con la fonte ispirativa della plurisecolare avventura francescana, costituita dalla conoscenza come riconoscenza, tradotta nella storia attraverso una pastorale di difesa della dignità di tutti, a partire dai più poveri.
Colombano (543 ca-615) è un santo di altri tempi. Il VI secolo, per cultura e mentalità, è molto lontano dal nostro. Eppure il carisma che spinse questo monaco austero a lasciare la sua Irlanda, faro di civiltà e cultura, per affrontare l'ignoto sul Vecchio Continente in preda al caos dopo la disgregazione dell'Impero romano d'Occidente, ci rimanda a quella "Chiesa in uscita" che papa Francesco sempre raccomanda. Colombano è il profeta venuto dalle periferie che, senza timore di dire la verità ai potenti dell'epoca fossero i sovrani merovingi o il papa -, ha intravisto nel Vangelo il fattore unificante dei popoli europei. I suoi scritti, ai quali ampiamente si attinge, sono uno stimolo a riscoprire il valore della comunità, di nuove relazioni possibili, segnate non dalla violenza, dall'invidia, dall'aggressività, ma da una carità capace di spendersi per il bene comune.