Le "cose ultime" sono quelle che avvengono al termine dell'esistenza umana e le conferiscono il sigillo della definitività. Nel lessico cristiano esse hanno i nomi di morte, purificazione, resurrezione, giudizio, eternità: parole fuori corso nella nostra cultura, muta sulle questioni 'ultime'. A queste parole il saggio di Guardini restituisce nitore singolare, evitando tecnicismi teologici o ingenui riferimenti materiali all'aldilà: nessuna descrizione di mondi atroci o beati, nessun uso terroristico delle realtà ultime. Piuttosto, risalta anche qui la capacità, esemplare in Guardini, di illuminare l'intelligenza e il cuore. Infatti, la sua riflessione riesce a connettere le "cose ultime" con l'esperienza storica e psicologica dell'uomo: il "non-ancora" ha un rapporto intrinseco con il "già". In ciò si riflette la visione cristiana del mondo, che intende la salvezza come il compimento di quanto nelle vicende umane germinalmente si realizza di buono, di vero, e di bello. Così, la lettura di queste pagine non suscita il senso di intimorita estraneazione normalmente evocato da tali tematiche. La sintesi di Guardini ha come cardine l'evento della resurrezione, contenuto originale della fede cristiana sulle "cose ultime": grazie ad essa, che già conosciamo in Gesù Cristo, l'uomo entra nell'eternità di Dio: "Mai come nel messaggio cristiano si attribuisce tanta grandezza all'uomo, nessun'altra dottrina prende tanto seriamente l'uomo, e mai come per mezzo di Cristo le cose create.
Che significato ha la preghiera, dal punto di vista antropologico? Quale funzione esercita nel complesso della vita spirituale? Perché la sua efficacia si presenta rinnovata e accentuata per la psiche dell'uomo della nostra età? Questi sono i primi interrogativi cui vuole rispondere Guardini in un'opera non volta ad un'indagine teologica di scuola, ma indirizzata a chiarire significato, forma, valore, condizioni, manifestazioni diverse, difficoltà della preghiera. L'autore intende cogliere la sostanza perenne dell'orazione: la lode, la adorazione, il ringraziamento di fronte a Dio, la venerazione di Maria e dei Santi la preghiera individuale e inventiva, la liturgia e la preghiera popolare.
Il saggio qui tradotto, pubblicato nel 1923, è il manifesto programmatico in cui, con chiarezza, ritroviamo le linee di fondo e i temi portanti del pensiero di Guardini.
Quest'opera postuma di Romano Guardini raccoglie dieci lettere scritte negli ultimi anni della sua vita a un amico parroco. Non sono lettere elaborate e compiute, ma abbozzi, spunti, intuizioni da sviluppare: quasi un approdo provvisorio e aperto di una lunga ricerca teologica. Non risposte ma interrogativi. Non è forse questa la posizione dell'uomo nei confronti del mistero di Dio? Un libro, dunque, di riflessione teologica e meditazione. Ma soprattutto pagine da leggere come testimonianza di un'intera esistenza spesa nella ricerca di Dio e del senso della vita.
Poco prima di morire, durante l'ultima cena, Gesù fece dono ai suoi dell'eucaristia, il 'segno' nel quale voleva essere 'ricordato' per sempre, una sorta di testamento che avrebbe accompagnato il cammino della Chiesa nella storia. Come avviene per tutti i doni di Dio, il dono del corpo e del sangue del Signore va riconosciuto nel suo senso e apprezzato nel suo valore per essere realmente accolto e diventare così nutrimento della vita. Ma quali sono le disposizioni dello spirito necessarie perché ciò si realizzi? Come evitare il rischio di assistere da spettatori all'eucaristia? Queste domande radicali fanno da sfondo alle riflessioni di Guardini sulla messa che qui si succedono in forma di puntuali schizzi. Guardini individua e approfondisce le condizioni preliminari per accedere all'incontro con Dio nello spazio del rito eucaristico: il silenzio dell'animo, la tensione dell'ascolto, il raccoglimento interiore, la consapevolezza del luogo e del tempo sacro, la gratuità come "sublime mancanza di scopo". Questi e altri ancora sono i presupposti indispensabili perché la ricchezza dell'eucaristia non venga dissipata nell'abitudine, nel sentimentalismo e nell'inadeguatezza. Guardini illumina con la genialità del grande maestro tali atteggiamenti dello spirito che, soli, consentono di gustare il passaggio del Signore. È a questo livello del vissuto individuale e comunitario che si pone il compito dell'"educazione liturgica", da realizzare con la massima cura e urgenza.
Che cos'è un libro? Come oggetto e come possibile chiamata dell'uomo? Partendo da questi interrogativi Guardini traccia una vera e propria esperienza del libro: da come esso è nella sua esteriorità - la grafica, la rilegatura, la copertina - a come è in sé: ciò che in esso ci interpella.