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La teologa Rosanna Virgili ci invita a seguirla in un percorso di antropologia biblica sull'umano nelle sue forme e posture fisiche e affettive. C'è un intimo intreccio tra carne e spirito, corpo e anima, natura e cultura, eros e amore, impossibile da disgiungere. E c'è infine una dimensione preminente dell'umano biblico che è l'esercizio dell'intelligenza e della scienza, l'educazione alla conoscenza e alla sapienza. Sapienza che non manca mai di una parola di promessa, anche di fronte alla desolazione.
In un'epoca in cui la spiritualità e le pratiche religiose sono oggetto di profondi cambiamenti, la Giornata mondiale della Gioventù si presenta come un evento cruciale che non solo riflette le trasformazioni in atto, ma pone sotto la lente di ingrandimento le sfide e le opportunità del dialogo tra la Chiesa e le nuove generazioni. Questo volume prende le mosse da un lavoro di ricerca qualitativa, realizzata dall'Osservatorio Giovani dell'Istituto Toniolo in occasione della Giornata mondiale della Gioventù 2023, in cui sono stati ascoltati - mediante 72 padlet e 6 focus group - giovani pellegrini appartenenti a diverse diocesi italiane, accompagnati a Lisbona dai rispettivi servizi di pastorale giovanile. A partire dagli esiti di questa ricerca (pubblicati da Vita e Pensiero nell'ebook (Todos)3 a Lisbona. La voce dei giovani italiani alla GMG di Francesco, a cura di F. Introini, C. Pasqualini e D. Raccagni) è nata l'esigenza di provare a compiere un passo ulteriore, per ragionare - in una prospettiva corale e interdisciplinare - su un rito collettivo, ricostruendone la storia, gli elementi salienti e le prospettive future. Con contributi di: Stefano Allovio, Luigi Berzano, Paola Bignardi, Michele Falabretti, Franco Galdino, Marco Gallo, Giordano Goccini, Fabio Introini, Matteo Liut, Daniele Menozzi, Cristina Pasqualini, Riccardo Pincerato, Dalila Raccagni, Francesco Scalzotto, Domenico Simeone, Card. Matteo Maria Zuppi.
"Vita e Pensiero" è una rivista di cultura e dibattito, fondata nel 1914 e promossa dall'Università Cattolica, aperta a tutte le riflessioni che permettono di comprendere l'evoluzione del mondo contemporaneo. A partire dal 2003 si è rinnovata dando spazio alle analisi di autori internazionali come Charles Taylor e Zygmunt Bauman, René Girard e Tzvetan Todorov, Julia Kristeva e Philip Jenkins. Temi come il futuro dell'Europa e l'ospitalità, la cultura classica e le neuroscienze, la razionalità e il dialogo fra culture e religioni sono alcuni degli argomenti trattati frequentemente, sia da parte di docenti dell'Ateneo che da personalità esterne...
Ci sono parole che crediamo di conoscere perfettamente perché indicano realtà che fanno parte della nostra esperienza quotidiana. Una di queste è speranza. Come hanno detto in tanti, da Aristotele a oggi, la speranza è un bisogno universale e una struttura della stessa vita umana, perché senza speranza non possiamo vivere. Come esperienza soggettiva essa si esprime in forma di emozione, sentimento, tratto della personalità, abito di azione, virtù. Non è però solo qualcosa che accade 'nelle' persone, ma anche 'tra' le persone. Speriamo non solo per noi stessi, ma anche per gli altri, con gli altri e a volte contro gli altri. Persone e gruppi diversi ripongono la loro speranza in realtà diverse: nella vita oltre la morte, nella felicità in questo mondo, nella sicurezza materiale, nell'amore, nella salute del corpo o nel benessere spirituale... E ci sono poi anche le 'grandi' speranze delle classi sociali, delle generazioni, delle nazioni o dell'intera umanità. Facendo riferimento alle scienze umane e sociali, alla letteratura e alla storia dell'arte, i due sociologi Guido Gili ed Emiliana Mangone percorrono a tutto tondo il tema della speranza interrogandosi, ad esempio, sui suoi caratteri propri; sul rapporto con il desiderio o l'attesa; sulle forme della sua relazione con la trascendenza. E ancora: perché in certe epoche e luoghi la speranza nasce o risorge prepotente, mentre in altri si isterilisce e sembra sparire dall'orizzonte della vita personale e associata? E soprattutto, perché oggi c'è bisogno di speranza, la «passione del possibile», come la definiscono Jürgen Moltmann e Paul Ricoeur?
Josep Maria Esquirol è il filosofo della prossimità. Contro il narcisismo e il solipsismo di questi nostri tempi disorientati e confusi, costruisce una riflessione sull'uomo e il mondo utilizzando, come gli è consueto, una metafora efficace: siamo tutti piccole verticalità che restano in piedi l'una grazie all'altra e nel calore della prossimità e della non-indifferenza riusciamo ad avvertire l'infinito che ci attraversa e a trovare la maniera di rispondergli generando legami e senso. Una cosa può avere un ruolo fondamentale nel coltivare questa attitudine alla risposta, nel sostenere ognuno nel proprio cammino verso una vita matura e feconda: è la scuola, intesa non solo come istituzione, ma, nel suo registro più ampio, come luogo in cui si allena l'attenzione alle cose del mondo e agli altri, un luogo dedicato all'insegnare e all'educare nel loro senso originario di indicare, mostrare e aiutare qualcuno a trovare in sé risorse e modi. È questa la 'scuola dell'anima', un'educazione alla cura che può esercitarsi nel luogo concreto di un edificio scolastico, ma che può anche durare tutta la vita, con la porta aperta per tutti e per ogni età. «Andare a scuola. Trovarvi qualcuno che ti aiuta a vedere che puoi, che sei origine. Prestare attenzione alle cose e cominciare a scorgere la profondità del mondo. Diventare manovale del mondo. Sostenere gli altri. Persistere e rispondere alla rivelazione del mondo e della vita. E trovare, così, la buona maniera di vivere».
Cinquant'anni esatti (1974/2024) separano il primo e l'ultimo dei saggi di teologia della forma ecclesiale pubblicati in questo volume. Entrambi sono ispirati al progetto di mettere in evidenza il modo in cui la Chiesa deve attestarsi in rapporto alle nuove consegne che articolano la sua missione evangelizzatrice nella contemporaneità culturale. Ed entrambi fanno sponda sull'immagine della parrocchia, "forzandola" a ridiventare "l'archetipo" della comunità che Gesù considera il contesto caratteristico dell'apertura del regno di Dio: che assegna la missione della Chiesa. Non senza sorpresa dello stesso Autore, nell'arco della sua pluridecennale ricerca, la parrocchia si è rivelata come fenomeno istituente e categoria teologica forte per l'immaginazione più coerente della forma ecclesiale della fede. Nella congiuntura attuale, anche a motivo di un'immaginazione teologica e di un diritto ecclesiastico che ne hanno preso concettualmente distanza, la parrocchia non è all'altezza - come passione e come istituzione - della forma che l'archetipo deve oggi avere nell'inedita città secolare che definisce il suo habitat. Questa forma dovrà essere trovata: non ci sono alternative, perché niente può sostituire la sua prossimità - concettuale e pratica - all'essenza della Chiesa. Come si attrae oggi la formazione della comunità mista che Gesù vuole, aggirando pacificamente e ironicamente i muri delle differenze religiose e delle diffidenze irreligiose?
Pablo d'Ors, maestro della meditazione con il suo bestseller "Biografia del silenzio", riassume nell'avvertenza iniziale di questa nuova opera il senso delle storie brevi qui raccolte: racconti contemplativi, che egli invita a leggere come se si trattasse di una sorta di enciclopedia medica. Soffrite di qualcuno dei sintomi descritti dai protagonisti? I personaggi di questi racconti potranno darvi qualche spunto di riflessiva soluzione, poiché hanno a che fare con le grandi questioni della coscienza di sé e della crescita personale: il corpo, il vuoto, l'ombra, la contemplazione, l'identità, il perdono e la vita quotidiana. I contemplativi è come un trattato narrativo sulla spiritualità, un invito alla trasformazione, un richiamo alla luce: «in questi racconti» ha detto l'autore «ho cercato di rendere giustizia narrativa alla realtà e raccontare la confusione che esiste nell'essere umano, ma aprendo delle porte: non tutto deve finire con la distruzione e il declino. Si può cioè scrivere letteratura con sentimenti positivi, luminosi, oggi più necessari di quelli negativi». Con umorismo e insieme afflato poetico, leggerezza e insieme profondità, d'Ors ci invita ancora una volta a guardare dentro noi stessi, a contemplare, appunto, attraverso lo strumento di una narrazione sensibile alla ricerca spirituale.
Storica rivista dell'Ateneo dei cattolici italiani, "Vita e Pensiero", sin dalla fondazione nel 1914, si è proposta come autorevole luogo di confronto e dibattito per la cultura del Paese. Nella consapevolezza che quella che stiamo vivendo è per tutti una stagione ricca di opportunità e rischi, da affrontare con coraggio intellettuale e gusto per la ricerca del vero, dal 2003 "Vita e Pensiero" è stata ripensata nell'impostazione grafica e nel lavoro redazionale. Oltre a temi quali lo sviluppo tecnologico e economico, il progresso delle neuroscienze e della genetica, i nuovi paradigmi della politica e delle relazioni internazionali, l'evoluzione dei mezzi di comunicazione di massa, dedica una particolare attenzione all'attualità, ospitando articoli e interventi di docenti dell'Università Cattolica e di significative voci "esterne", capaci di offrire chiavi di lettura originali sui fenomeni sociali e culturali di oggi e di domani.
Nell'arte del Novecento e contemporanea la spiritualità è motivo portante di molte creazioni. Al di fuori della specifica committenza di opere di destinazione religiosa, liturgica ed ecclesiale, un'arte fondata su ragioni interne al suo stesso linguaggio e sulla necessità di esprimere percorsi di ricerca interiore o di ascendere a tematiche universali e metafisiche si è manifestata come modello di una spiritualità indipendente, che si è confrontata specificamente anche con le ragioni e le possibilità del sacro. A partire dalle istanze che hanno motivato le origini dell'astrattismo, il superamento della materialità e il riemergere della forza del simbolo, è emersa l'importanza del vuoto, della luce e di altre forme di manifestazione dell'interiorità, dell'invisibile, del trascendente nel linguaggio specifico dell'arte. Sulla base di tali esperienze, in tempi recenti si è assistito a un nuovo confronto della committenza ecclesiastica con le prospettive culturali più attuali. Anche in relazione alle modalità con cui le istituzioni si sono rapportate alle forme dell'arte contemporanea, i testi qui raccolti e organizzati intendono offrire materia di riflessione all'interno di un percorso in atto. Oltre a riferirsi ad alcune figure che hanno segnato la storia del confronto con i temi del sacro e dello spirituale nel corso del Novecento - da Gaetano Previati ai futuristi, da Vasilij Kandinskij a Lucio Fontana - sono oggetto di approfondimento artisti come Pietro Coletta, Hidetoshi Nagasawa, Mimmo Paladino, Claudio Parmiggiani, Mario Raciti, Ettore Spalletti, Valentino Vago, William Xerra, tra coloro che in vario modo hanno interpretato temi e soggetti sacri attraverso opere scaturite dal loro percorso creativo.
«L'intento è quello di illuminare i potenziali di lievitazione del seme cristiano nel nuovo contesto dell'epoca», scrive Pierangelo Sequeri proprio all'inizio di queste riflessioni, pubblicate su «Avvenire» in un'apprezzatissima serie tra il dicembre 2023 e il febbraio 2024. Dieci puntate divenute altrettanti settori di una mappa entro la quale il grande teologo traccia un'analisi senza sconti e densa di aperture, invitando a vivere un tempo che richiede di essere profetico. Con la sua guida profonda e sensibile si procede in cerca dei segnali che orientano la fede dentro la cultura in un'epoca in cui sembrano prevalere fattori di incertezza che scoraggiano l'esperienza credente. Sequeri ci conduce alla scoperta della «fede dove non te l'aspetti» mettendo a tema parole-guida come futuro, intesa, onore, élite, prova, attesa, offerte a tutti i «cercatori e trovatori» che vogliono attraversare la vita con ritrovata consapevolezza.