
A dieci anni dalla morte del cardinale Carlo Maria Martini, le parole pronunciate nella sua ultima intervista al Corriere della Sera fanno ancora discutere. Il grande biblista segnalava un ritardo della comunità credente nei confronti del cammino dell'umanità, ed invocava uno scuotimento, un atto di coraggio e di fiducia da parte della sua amata Chiesa. Armando Matteo prova a raccogliere la provocazione di quell'intervista, individuando le ragioni della fatica, da parte della comunità ecclesiale, a porre mano a un decisivo cambiamento della propria posizione sul mondo e della propria azione pastorale per essere all'altezza della missione affidatale da Gesù. I temi affrontati sono molteplici: la rottura della trasmissione generazionale della fede, la trasformazione delle famiglie, la nuova collocazione culturale e sociale delle donne e degli omosessuali, la rimozione del valore del sacrificio e del tema della morte, la promozione di una "spiritualità giovanilistica" che inquina e corrompe ogni affetto umano.
La Parola e i poveri racconta la storia della lunga amicizia di Carlo Maria Martini con la Comunità di Sant'Egidio, cominciata a metà degli anni Settanta e continuata fino alla sua scomparsa nel 2012. Il libro fa emergere alcuni aspetti originali, solo parzialmente visitati, di questa grande figura della Chiesa contemporanea, aiutandoci a cogliere qualcosa in più della sua vita e del suo pensiero. La seconda parte del volume raccoglie alcuni testi di Martini, in parte inediti. Si tratta di lettere, relazioni, omelie o discorsi pronunciati nel corso di eventi a cui ha partecipato insieme a Sant'Egidio, più altre pagine relative ad anni immediatamente precedenti l'incontro con la Comunità. Il patrimonio culturale che affiora da questi scritti non riguarda solo la Chiesa ma, più in generale, il mondo, nel delicato passaggio dalla divisione Est-Ovest - eredità della guerra fredda - agli esordi della globalizzazione. Parole e pensieri che a distanza di anni risultano sorprendentemente attuali su temi come l'immigrazione, il valore degli anziani nella società, il dialogo interreligioso e la pace. Ma anche riflessioni profonde sul valore della vita nel suo momento più difficile, quello della malattia che accompagnò gli ultimi anni di Martini. Testi che ancora oggi interrogano con forza chi li legge.
L'autore, avendo seguito fin dagli inizi il magistero di C. M. Martini ed essendo anche stato per anni in corrispondenza con lui, ha colto i tratti essenziali che definiscono la figura e l'impronta spirituale del vescovo che ha guidato la Chiesa di Milano, amato e stimato da credenti e non, segnando una fase storica importante per tutta la Chiesa e la società civile.
Un corso di esercizi spirituali finora inedito, tenuto dal cardinale Martini a Galloro nel maggio 2007, sul cammino di Paolo verso Gerusalemme. Una ricchissima competenza biblica, messa a servizio del prossimo con la consueta umiltà, accanto a un'intensa esperienza di preghiera accompagnano il lettore lungo le vicende dell'apostolo, in viaggio verso la città santa. Attraverso la forma del dialogo costante con il Signore, Martini tocca le fondamenta della fede, scardinando certezze acquisite, rovesciando punti di vista, per giungere al cuore del Verbo di Dio che si è fatto carne con noi e per noi. Perché il viaggio di Paolo è immagine del viaggio di tutti noi, chiamati a lasciarci travolgere da un amore che è totale e solo può dare compimento al nostro essere più profondo.
È necessario togliere dal dialogo con Dio ogni presunzione, tutto ciò che crediamo di aver imparato e di possedere. Dobbiamo entrare nella preghiera come poveri, non come possidenti. Ogni volta che ci presentiamo davanti a Dio, ci presentiamo come assolutamente poveri; credo che, tutte le volte che non lo facciamo, la nostra preghiera ne soffra, diventi più pesante, sia carica di cose che la disturbano. È necessario entrare davanti a Dio veramente in stato di povertà, di spogliazione, di assenza di pretese: Signore, non sono capace di pregare e se tu permetterai che io stia davanti a te in uno stato di aridità, di attesa, ebbene benedirò questa attesa, perché tu sei troppo grande perché io ti possa comprendere. Tu sei l'Immenso, l'Infinito, l'Eterno: come posso io parlare con te? (Carlo Maria Martini)
Carlo Maria Martini conosceva bene il rischio della parola carità: "Non pochi pensano subito a qualche atto di umana compassione, o a tirar fuori qualcosa dal portafoglio, o a gesti e attitudini poco efficaci a cambiare davvero la storia". Ma non è questa la testimonianza dei cristiani, uomini e donne che hanno smesso di pensare a se stessi perché hanno sperimentato dentro la propria persona la forza di Dio. E da qui nasce la decisione, l'energia inesauribile, l'ascolto, il movimento verso il vicino, il prossimo, l'accoglienza per creare una nuova umanità. Questo è il potente insegnamento di Martini che non aveva una ricetta pronta ma che si metteva in ascolto profondo dei suoi "vicini": carcerati, disabili, malati, poveri, migranti e stranieri, emarginati dalla droga, anziani, terroristi e brigatisti, con i quali Martini intrattenne per lungo tempo un rapporto epistolare regolare e che sfociò nel noto episodio della consegna delle armi avvenuto segretamente nei locali della curia milanese.
Carlo Maria Martini è stato a lungo un punto di riferimento per cattolici e laici nel nostro Paese. Un pastore innamorato della Scrittura che non ha esitato a misurarsi sempre e con coraggio con la società e la politica, con il mondo della cultura e della comunicazione, denunciando nella vita pubblica prepotenze, meschinità, trasformismi e degrado delle coscienze. Un uomo di dialogo, ideatore della «Cattedra dei non credenti», che si è sempre adoperato con energia e passione per una libera discussione all'interno della Chiesa aperta al contributo di tutti. In queste pagine, alla vigilia dei dieci anni dalla scomparsa, lo ricordano autori come Liliana Segre, Benedetta Tobagi, Gianfranco Ravasi, Ferruccio de Bortoli, Luigi Ciotti e molti altri, che lo hanno conosciuto e frequentato, che hanno ascoltato i suoi discorsi e letto i suoi scritti. Lo fanno mettendo a fuoco la sua eredità e in particolare i temi «penultimi» dell'esistenza umana che si appresta a incontrare la soglia dell'ultimo mistero. La «settima stanza» è infatti l'ultimo approdo mistico del Castello interiore di santa Teresa d'Avila, ma è anche la camera a gas nazista di Edith Stein. E i testi d'autore qui raccolti a cura del teologo Marco Vergottini riguardano appunto questioni cruciali come l'unione mistica con lo Sposo, la presenza e l'assenza di Dio, il silenzio, la ricerca del senso, la Shoah, il terrorismo, il martirio, la malattia, il perdono, lo scandalo del male, il morire e la morte, la speranza ultraterrena. Un'occasione per ribadire la straordinaria attualità del pensiero di Martini.
Martini è stato, di fatto, uno dei maggiori biblisti italiani (e non solo) nel XX secolo: coniugando la sua spiritualità ignaziana e la formazione esegetica al testo biblico ci ha lasciato straordinari commenti al Vangelo, tra i quali ne abbiamo scelti alcuni che possono fare da originale guida al nostro pregare i misteri del Rosario e che sono riportati in queste pagine. Pregare il Rosario con Carlo Maria Martini è un vero e proprio cammino all'interno della Parola, una ruminazione del Verbo, un metodo di accostamento sia alla preghiera mariana che alla riflessione su Cristo.
L'impegno di Carlo Maria Martini, gesuita, biblista, arcivescovo di Milano ha abbracciato molti temi, interessando realtà diverse. Il libro si concentra soprattutto su due aspetti del suo operato di professore e di pastore: la Scrittura e Gerusalemme. Lo fa - come già era accaduto nel Convegno, celebrato alla Facoltà di Teologia di Lugano, da cui sono tratti i testi qui presentati - con il contributo di teologi, storici, biblisti, persone che in vario modo hanno collaborato o interagito con le molte attività del cardinal Martini. Il risultato è non solo la celebrazione di una figura che ha lasciato il segno nella Chiesa e nella società, ma soprattutto la ripresa di un'eredità spirituale assolutamente viva e valida che rappresenta un patrimonio di inestimabile valore ancora da esplorare a fondo.
Giornalista della Repubblica, Silvia Giacomoni si trovò a raccontare per il suo giornale i momenti pubblici, i discorsi e l'attività pastorale di Carlo Maria Martini fin dall'arrivo del cardinale a Milano nel 1980. Cresciuta in una famiglia anticlericale, del tutto digiuna di Chiesa, di religione, per non parlare della Bibbia, Giacomoni iniziò a seguire Martini con il distacco della cronista e finì per accompagnarlo fino alla morte con l'affetto premuroso dell'amica, lei stessa profondamente cambiata da un lento processo di conversione che ebbe in Martini un motore fondamentale.
Nel 1980 Carlo Maria Martini faceva il suo ingresso come arcivescovo nella città di Milano. A poco più di quarant'anni da quello storico 10 febbraio, il frutto intellettuale e spirituale di una figura di grande spessore viene qui ricordato e raccolto da voci autorevoli quali Enrico Letta, Roberta De Monticelli, mons. Franco Giulio Brambilla, con introduzioni dell'arcivescovo Mario Delpini, p. Carlo Casalone sj, mons. Luca Bressan, Marco Garzonio. Oltre a loro, portano la propria testimonianza mons. Paolo Martinelli, don Giovanni Cesare Pagazzi e Carlo Tognoli (sindaco di Milano quando Martini arrivò in città). La pastorale del cardinale Martini, fondata sulla Parola e capace di scuotere la Chiesa e la città, compone un disegno che è ancora in grado di creare un ponte fecondo tra credenti e non credenti, coinvolti nella responsabilità comune di affrontare le sfide del nostro tempo.
Il volume raccoglie alcuni degli interventi che l'Arcivescovo di Milano ha tenuto negli anni del suo magistero alla guida della diocesi ambrosiana, sul tema scottante dei mali della politica e della sua necessaria "conversione" perché sia al servizio dell'uomo e della società del futuro. Un'analisi attenta e lucida, sempre attuale, e uno sguardo che cerca di cogliere le criticità aperte senza mezze misure, di indagarne gli oscuri percorsi, sforzandosi al contempo di intravedere possibili vie d'uscita e motivi di speranza per l'intera comunità civile. «La prima sensazione, istintiva, leggendo le riflessioni e gli scritti del cardinale Martini è quella della mancanza. Mancanza di una figura straordinaria, capace di capire il suo tempo così in profondità a tal punto da riconoscere le sfide che sarebbero venute.» Enrico Letta «Senza una educazione all'onestà intellettuale l'uomo non può sperare di affrontare una minaccia in una società complessa come la nostra. Di qui l'importanza della scuola ma anche l'importanza di ogni linguaggio di comunicazione, del linguaggio giornalistico, del linguaggio televisivo, di tutto ciò che nell'informazione è rispetto alla verità e quindi modestia, spirito critico, capacità di moderazione e di uso delle parole e degli aggettivi e degli avverbi, capacità di considerazione oggettiva delle situazioni: sono tutte virtù fondamentalissime per l'uomo d'oggi» (Carlo Maria Martini).