"Nella vita e nella morte di Moro, Pellico, letterato 'impegnato', rivede la sua stessa vita, la vita di un uomo imprigionato per aver lottato per ideali di libertà e per essersi opposto ad una tirannia politica e, come lui, per aver trovato nella fede un forte sostegno ai suoi ideali. Come egli stesso riconosce nella dedica della sua nuova opera, Pellico era affascinato dalla possibilità di rendere in una tragedia la morte di Tommaso Moro, il contrasto tra 'la tirannia del re apostata' e 'la rettitudine del fido cattolico suo oppositore'". (Dalla Prefazione di Luca Poggi)
"La biografia, 'più antica, più intima e più bella su Tommaso Moro', fu scritta in esilio, nel 1556, dal genero di More, William Roper. La prima edizione fu stampata a Parigi nel 1626. Si potrebbe pensare che, trattandosi del genero, ci troviamo di fronte ad una biografia di parte. Eppure, ciò che avviene è che essa ci pare narrata quasi asetticamente, in modo scarno e sobrio, cosa che - di solito - non avviene nelle operette di glorificazione dell'eroe, dove gli amici dell'eroe fanno sempre un'eccellente figura. Ciò che qui colpisce è proprio la spontaneità e la freschezza ingenua del racconto di chi era giovane, quando si svolsero i fatti narrati. Benché Roper abbia scritto solo quest'opera, non di meno pare che questa costituisca uno dei più attraenti esempi di biografie cinquecentesche, in lingua inglese." (Dalla Introduzione di Giorgio Faro)
A 50 anni dall'apertura del Concilio, è diffusa la convinzione che l'apporto dei cattolici italiani al superamento della grave crisi che ha investito il nostro Paese sia inadeguato; si avverte sempre più la necessità di favorire la crescita di una matura spiritualità laicale, che dal Concilio sappia trarre stimoli e ispirazione. In questo contesto, la testimonianza di un intellettuale cristiano come Mario Cortellese (1913-2010), che ha speso la sua vita al servizio della Chiesa e della società, può aiutare a ritrovare le ragioni profonde di un rinnovato impegno nella storia alla luce degli insegnamenti del Concilio, che egli ha accolto, amato e divulgato instancabilmente. Il presente volume, curato da Giuseppe Rossi e Salvatore Leonardi, attinge ai lavori del convegno svoltosi ad Acireale nell'ottobre 2012 per ripercorrere l'itinerario di vita e di pensiero di Cortellese, che, formatosi nella FUCI degli anni del fascismo e poi nel Movimento Laureati di A.C., temprato dalla sofferenza della pri- gionia in Germania e Polonia, ci ha lasciato una esemplare testimo- nianza di cristiano laico impegnato nell'opera di evangelizzazione e di promozione umana, principalmente a servizio della scuola (come docente nei licei ed esperto del Ministero della Pubblica Istruzione) e dell'informazione (come direttore di periodici cattolici). Il contesto ecclesiale e socio-culturale in cui va iscritto l'impegno di Mario Cortellese è delineato da Giorgio Campanini e Massimo Naro. I molteplici aspetti di questo impegno sono messi a fuoco da Carmelina Chiara Canta, Manuela Cortellese, Salvatore Leonardi, Alfio Mazzaglia, Rosario Musumeci, Sebastiano Raciti, Giuseppe Rossi, Tiziano Torresi, Giovanni Vecchio. Le prefazioni sono di Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, e di Carlo Cirotto, presidente nazionale del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale. Sandro, Paolo, Aldo e Claudio Cortellese, figli di Mario, firmano la postfazione.
Sebbene Madre Saint Joseph non sia finita sulle prime pagine della stampa internazionale, ha lasciato dietro di sé una scia di luce nel nostro mondo. Pur vivendo all’interno delle mura di un convento, la sua preghiera per la pace in Terra Santa arrivava dritta a Dio e il suo cuore aperto portò molti a riconoscere in lei una vera madre.
Il suo sorriso, che nasceva da un rapporto intimo e profondo con il suo Signore, trasmetteva qualcosa dell’umanità e dell’amabilità di Dio. Sapeva guardare oltre se stessa e aveva il talento di saper accogliere ogni dolore dalla mano amorevole di Dio, trasformarlo in gioia e poi donarla agli altri.
Chi aveva a che fare con lei sentiva di trovarsi di fronte a una persona realizzata. Amava tutti, proprio come scrive l´apostolo Paolo alla sua comunità di Corinto: «Mi sono fatto tutto per tutti» (Cor 9,22).
Ancora oggi, grazie al suo testamento spirituale, continua a condurre all’amore di Dio tanti che si trovano in situazioni difficili: un amore che sconfigge ogni oscurità.
Milena di Praga. Così era solita presentarsi. Curiosa, intelligente, ribelle, aperta al mondo e generosa, ma spesso sola. Sola in una famiglia difficile, sola nelle tante malattie che le segnarono la vita, sola nei legami d'amore complessi e difficili, come quello con Franz Kafka. Milena la giornalista, che muove i suoi primi passi a Vienna per poi tornare a Praga, la città che ama, quella in cui firmerà articoli per le testate più importanti. Milena l'oppositrice del regime, che combatte l'ascesa del nazismo, si lega al Partito comunista e alla Resistenza e purtroppo pagherà con la vita le sue scelte coraggiose. Milena Jesenská, la storia straordinaria di una donna che ha saputo difendere le sue idee.
Nel suo primo Angelus, Papa Francesco ha detto: "Non dimentichiamo questa parola: Dio mai si stanca di perdonarci, mai! Ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai, non ci stanchiamo mai! Lui è il Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti voi". A Roma, la persona che più di tutti personificava l'instancabile misericordia di Dio nel confessionale fu il gesuita Padre Felice Cappello, morto in fama di santità nel 1962. Fu stimatissimo professore di diritto canonico alla Gregoriana e consultore della Curia Romana, ma si fede nome anzitutto come il "confessore di Roma" nella chiesa di Sant'Ignazio. "Perché vedite da me?" chiese Padre Pio ai pellegrini romani: "A Roma avete Padre Cappello". In questo libro sono raccolti, insieme ad una breve biografia del Servo di Dio, i preziosi consigli che soleva dare ai suoi penitenti, e le commoventi testimonianze delle grazie che essi ricevettero tramite il suo ministero sacerdotale. Il Cardinale Re, che lo conosceva personalmente, ha scritto nell'introduzione: "Aveva il dono di intuire ciò che c'era nel cuore dei penitenti e di esprimerlo meglio di loro. Parlava con grande chiarezza. Sapeva dare sicurezza e incoraggiare. Aveva il dono di infondere serenità e pace. Tutti uscivano dalla confessione con lui rasserenati."
«La fede e la carità resero Pier Giorgio Frassati attivo e operoso nell’ambiente in cui visse, in famiglia e nella scuola, nell’università e nella società; lo trasformarono in gioioso ed entusiasta apostolo di Cristo, in appassionato seguace del suo messaggio e della sua carità. Il segreto del suo zelo apostolico e della sua santità è da ricercare nell’itinerario ascetico e spirituale da lui percorso; nella preghiera, nella perseverante adorazione, anche notturna, del Santissimo Sacramento, nella sua sete della parola di Dio, scrutata nei testi biblici; nella serena accettazione delle difficoltà della vita anche familiari; nella castità vissuta come disciplina ilare e senza compromessi; nella predilezione quotidiana per il silenzio e la “normalità” dell’esistenza».
Giovanni Paolo II
Cristina Siccardi, laureata in lettere moderne con indirizzo storico, ha collaborato con La Stampa, La Gazzetta del Piemonte, Il Nostro Tempo, La Voce del Popolo, L’Osservatore Romano, Avvenire e con emittenti radiofoniche
e televisive. Specializzata in biografie, con le Edizioni San Paolo ha pubblicato tra gli altri: Pier Giorgio Frassati. Modello per i cristiani del Duemila (2002); Santa Rita da Cascia e il suo tempo (2004); Fratel Silvestro. La vite di Dio (2006).
La cortesia, la gentilezza, o meglio l’amabilità, erano tra le virtù che più colpivano chiunque avvicinasse Suor Emmanuelle, anche per pochi istanti, così come l’attenzione e la cura che poneva in ogni incontro, l’affetto con cui ricordava le persone incontrate e la curiosità per i comportamenti e i luoghi nei quali si trovava. La sua era sempre una testimonianza forte, gioiosa:
«Sono una delle donne più felici della terra», amava dire, e standole accanto si capiva che non lo diceva tanto per dire, che non era una frase fatta, ma la realtà delle sue giornate.
Il libro raccoglie la trascrizione di alcuni colloqui con Suor Emmanuelle e di alcuni suoi interventi ai meeting organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio.
Suor Emmanuelle, al secolo Madeleine Cinquin, è nata il 16 novembre 1908 a Bruxelles ed è morta il 20 ottobre 2008 à Callian, nel Sud della Francia, a quasi cento anni di età. Appartenente alle religiose di Nostra Signora di Sion, ha lavorato come insegnante a Istanbul, Tunisi e Alessandria d’Egitto presso
le scuole della sua congregazione, ma è nota soprattutto per le opere caritative svolte nellebidonvilles del Cairo e in Sudan, dove ha vissuto per anni a stretto contatto con i poveri. Nel 1991 il presidente egiziano Hosni Mubarak l’ha insignita della nazionalità egiziana come ringraziamento per la sua attività. Nel 2002 Jacques Chirac l’ha nominata comandante della Legion d’Onore, mentre Nicolas Sarkozy, nel 2008, l’ha elevata al rango di grande ufficiale.
A trentadue anni Giacomo Sintini, detto Jack, è un campione di pallavolo. Ha vinto uno Scudetto e una medaglia d'oro agli Europei con la maglia della Nazionale. La sua carriera è in ascesa. È sposato con la donna che ama ed è da poco diventato papà. Un giorno un dolore alla schiena lo costringe a interrompere gli allenamenti. Ci vogliono mesi e decine di analisi per diagnosticargli quello che lui, ormai, immagina: "Nel buio, da solo, lo confesso a me stesso. Scandisco mentalmente la parola: tu-mo-re. È un dolore cupo, profondo. È nascosto, in un punto dove i miei occhi non possono arrivare". Un linfoma maligno, molto aggressivo. Giacomo comincia in quel momento la sua lotta: per la vita, ma anche per rimanere se stesso e non farsi rubare tutto (la serenità, i sogni) dalla malattia. La combatte con gli strumenti che gli ha dato lo sport: la capacità di fare squadra con i medici e con la famiglia e una forza e una determinazione incrollabili. Dopo un durissimo ciclo di cure e un'infezione che gli fa rischiare la vita, riesce a guarire. A lui, però, non basta: vuole tornare a giocare. "Sono circondato da amore, ma è dura. Nessuno ti dice che Lazzaro per alzarsi e camminare ci ha messo settimane, se non mesi." Con i capelli ormai quasi ricresciuti, Giacomo rientra a far parte di una delle squadre più forti al mondo, il Trentino Volley. Come nel più incredibile dei film, poco prima della finale Scudetto il palleggiatore titolare si infortuna. Tocca a Jack entrare in campo...
Questo libro ripercorre l'esperienza di monsignor Pietro Sambi, arcivescovo e nunzio apostolico dalla fede schietta e certa e dalle indubbie doti diplomatiche. Dalla campagna romagnola Sambi è inviato in Camerun, Israele, Cuba, Algeria, Nicaragua, Belgio e India. In ogni circostanza si distingue per un fervente amore alla Chiesa, per la capacità di tessere rapporti personali con tutti e conquistare con il suo vivace carattere romagnolo. "Un grande Pastore della Chiesa e un grande Missionario del Vangelo di Cristo" scrive il cardinale Angelo Sodano che firma la prefazione al libro.
"La mia sofferenza di questi giorni: capire la gravità della crisi, vedere come uscirne con uno slancio di solidarietà maggiore... se il Signore vuole!" Luglio 2013. La crisi economica incalza Casa della carità, generando timori e incertezze negli ospiti, negli operatori, nei volontari. Don Virginio cerca una risposta alla disperazione che si diffonde. Chiama i collaboratori a un confronto serrato e li coinvolge in un progetto di cambiamento e di ripresa, che viene esteso alla partecipazione della cittadinanza. Inizia così l'avventura estiva in cui Casa della carità, oltre ai suoi frequentatori abituali - donne, bambini, anziani, uomini poveri tra i più poveri -, si aprirà a chiunque sia disponibile a un'esperienza comune di riflessione, anche nelle forme della convivialità e dell'intrattenimento teatrale e musicale. Un modo collettivo di dirsi "Regaliamoci speranza". Come contrappunto, nel silenzio della cappella, don Virginio registra il diario di quelle ore, in cui riversa preoccupazioni, ragionamenti e aspettative. Invoca e sfida con ostinazione la Provvidenza. Si scontra e si riconcilia con la propria fede, non smette di interrogarla. Il percorso interiore della sua personale avventura estiva è testimoniato senza reticenze e provoca la coscienza di chi oggi subisce le difficoltà, di chi le causa, o di chi, con la propria indifferenza, le lascia perdurare.
Albert Espinosa ha compiuto un miracolo: malato di cancro per dieci anni, è riuscito a guarire, trasformando il male in una grande esperienza. A guardarlo è lui stesso miracoloso, capace di contagiare gli altri con la propria vitalità. Albert Espinosa racconta in questo libro la propria giovinezza segnata dal tumore: più di un diario, più di una testimonianza, è una raccolta di tutto ciò che la sua condizione gli ha insegnato. E non c'è niente di astratto o dolente in queste pagine, ma la semplice volontà di mettere in pratica tutta la bellezza di quelle "lezioni": come capire all'improvviso che perdere una parte di sé non è una sottrazione di vita, ma l'occasione per guadagnarne di più. In ventitré capitoli, che non a caso vengono chiamati "scoperte", Albert Espinosa mostra come unire la realtà quotidiana ai sogni più segreti, come trasformare ogni istante di vita, anche il più cupo, in un momento di gioia. "Albert parla di un mondo alla portata di tutti, che ha il colore del sole: il mondo giallo. Un posto caldo, dove i baci possono durare dieci minuti, dove gli sconosciuti possono diventare i tuoi più grandi alleati, dove l'affetto è un gesto quotidiano come quello di comprare il pane, dove la paura perde significato, dove la morte non è una cosa che succede agli altri, dove la vita è il bene più prezioso.