Il volume di Gabriel Marcel Fede e realtà. Osservazioni sulla irreIigione contemporanea consta di tre saggi. Nei primi due il filosofo francese si impegna, con serrata dialettica non priva di citazioni letterarie, a negare dignità filosofica a quella p0sizione teoretica secondo cui è piu ragionevole un atteggiamento di rifiuto della fede piuttosto che una motivata apertura alla dimensione del mistero.
Nel terzo Marcel presenta, con notevole acutezza, il concetto di pietà in Peter Wust, col quale, così almeno è parso a chi ha curato queste pagine, l’autore di Essere e avere avverte una sorta di parenté d’esprit.
Enrico Piscione, allievo a Perugia di Arnaldo Rigobello, ha conseguito nel 1973 il diplom di specializzazione nella ricerca filosofica all’Università «La Sapienza» di Roma. Insegna Storia della filosofia all'Istituto Superiore di Scienze Religiose «S. Luca» di Catania ed è docente di Logica all,Istituto Teologico «S. Paolo», della stessa città. Fra i suoi contributi si segnalano: Antropologia e Apologetica in Gabriel Marcel (Reggio Emilia 1980); Amicizia e Amore. Dal pensiero antico al Medioevo cristiano (Catania 1990); Giustizia e legge. Modelli filosofici della dimensione giuridica da Platone a Tommaso d’Aquino (Catania 1993).
II suo interesse per quanto riguarda la filosofia la moderna e contemporanea. si è polarizzato sulla ricerca del rapporto fede-ragione, che ha studiato particolarmente Kant, Fiche, Stein e Ricoeur. Ha curato, inoltre, alcune antologie di opere platoniche, aristoteliche e agostiniane. Si è occupato anche di Aelredo du Rievauxl, di cui ha tradotto per la prima volta in Italia L’anima (Catania 1998). Di Gabriel Marcel ha curato la prima traduzione in italiano de Dialogo sulla speranza (Roma 1984) e una traduzione di Gli uomini contro l’umano (Roma 1987)
In questa autobiografia, frutto di lunghe interviste e conversazioni registrate a Monaco di Baviera nel 1989 e integrate con altri scritti dell'autore, i grandi eventi storici e politici vissuti da Jonas in prima persona ci vengono restituiti con l'immediatezza e l'autenticità di chi giorno per giorno li trascrive in appunti di diario, annotando anche la giornata di sole, la cena con gli amici, l'aneddoto divertente, l'attrazione occasionale per una bella donna. Leggendo queste pagine è così possibile ricostruire la figura a tutto tondo di un filosofo che con la sua riflessione ha posto l'accento sulla responsabilità per la vita, sostenendo con forza che la sopravvivenza dell'uomo sarà sempre più legata alla sua capacità di salvaguardare la natura e il pianeta Terra.
Questo volume offre i testi degli stoici romani minori (come Musonio Rufo, Persio, Manilio, Lucano, Giovenale, Anneo Cornuto, Bar Serapion e gli scritti minori di Marco Aurelio non compresi nei Pensieri". "
"Perché dovremmo dirci cristiani? Oggi siamo liberali, e perciò non c'è bisogno di rivolgersi al cristianesimo per giustificare i nostri diritti e libertà fondamentali. Siamo laici, e perciò possiamo considerare le fedi religiose come credenze private. Siamo moderni, e perciò crediamo che l'uomo debba farsi da sé, senza bisogno di guide che non derivino dalla sua propria ragione. Siamo figli della scienza, e perciò ci basta il sapere positivo, provato e dimostrato.
Senza contare il resto. In Europa stiamo per unificarci, e dunque dobbiamo evitare di dividerci menzionando il cristianesimo fra le radici dell'identità europea. Nel mondo stanno rinascendo guerre di religione, e dunque dobbiamo evitare di accendere altri focolai. In casa nostra stiamo integrando milioni di islamici, e dunque non possiamo chiedere conversioni di massa al cristianesimo. Dentro le nostre società occidentali stiamo attraversando la fase della massima espansione dei diritti, e dunque non possiamo consentire che la Chiesa interferisca e ne ostacoli il godimento. E così via.
Questo libro intende rifiutare tutti questi perciò e dunque. Non c'è dubbio che siano diffusi: li leggiamo sui libri e sui giornali, li sentiamo alla televisione e nelle aule universitarie, li ascoltiamo dalla voce di tanti intellettuali, li vediamo all'opera nell'azione di tanti politici. Ci bombarda da così tante parti, questa negazione della religione, in particolare questa apostasia del cristianesimo, che c'è solo da meravigliarsi che qualcuno ancora si opponga. Io mi oppongo.
La mia posizione è quella del laico e liberale che si rivolge al cristianesimo per chiedergli le ragioni della speranza. Non si tratta di conversioni o illuminazioni o ravvedimenti, tutte cose importanti, delicate e rispettabili ma che attengono alla sfera della coscienza personale di cui qui non faccio questione e ancor meno esibizione. Si tratta di coltivare una fede (altra espressione appropriata non c'è) in valori e principi che caratterizzano la nostra civiltà, e di riaffermare i capisaldi di una tradizione della quale siamo figli, con la quale siamo cresciuti, e senza la quale saremmo tutti più poveri."
"Le tre dissertazioni che compongono questa genealogia sono forse per espressione, intenzione e arte del sorprendere quanto di più inquietante sia stato scritto fino". Così, in "Ecce homo", Nietzsche definiva la potenza di pensiero messa in opera nelle tre parti che compongono la sua "Genealogia della morale", uno dei suoi ultimi scritti prima della discesa nel silenzio della pazzia che lo colse nel 1889. Libro inquietante, libro disturbante, libro che sovverte tutto il campo dei valori e delle credenze morali, è il lavoro più sistematico dell'opera nietzschiana, che dispiega tutta la grandezza e la novità dell'indagine genealogica, quel modo di interrogare le cose introdotto da Nietzsche che, alla vecchia domanda metafìsica "che cos'è?" applicata al campo dei valori, sostituisce la questione "che cosa significano i valori?", aprendo il pensiero al problema del senso dei valori relativamente alla loro origine. Accostarci alla lettura di questo testo, allora, per noi significa tenere saldo il filo dell'analisi nietzschiana nel pieno dello sconcerto prodotto da alcune sue tesi e orientarci alla scoperta di un pensiero critico lucido e appassionato capace ili guardare a fondo nel problema epocale del nichilismo.
Il volume propone tre importanti e decisivi saggi apparsi insieme nel 1954: "Simpatia e rispetto" di Ricoeur, "Per una filosofia dell'amore" di Marcel, "L'io e la totalità" di Lévinas. Amore e simpatia, rispetto e giustizia, responsabilità e riconoscimento sono le parole-chiave a cui Lévinas, Marcel e Ricoeur affidano la possibilità, che è anche una difficoltà, di pensare all'altro. Questo impone una duplice presa di coscienza: vi è, da una parte, la miseria delle parole che di solito dicono dell'altro, coniate sul dominio delle cose e imposte da un «io» signore solitario del mondo, e, dall'altra parte, l'ingenuità di ritenere che la conoscenza detenga sempre e comunque un primato sull'etica. La presente edizione è arricchita da un nuovo saggio introduttivo di Franco Riva.
"Conosci te stesso" è l'antico ammonimento dell'oracolo di Delfi. Ma come fare a conoscere se stessi? Dopo che i maestri del sospetto Marx, Nietzsche e Freud hanno distrutto l'"autocoscienza" moderna come luogo verginale della propria consapevolezza, è necessario trovare una strada alternativa all'introspezione, sempre viziata da fattori che la inquinano. Essa viene individuata dalla tradizione ermeneutica nei "testi", ovvero in tutte le forme in cui viene oggettivata e si deposita la comprensione che abbiamo di noi stessi. Ma come fare a comprendere correttamente il senso dei "testi" evitando derive intuizionistiche, viziate da un certo arbitrio dell'interpretazione? Qui Paul Ricoeur offre il proprio contributo specifico alla filosofia dell'interpretazione, tornando a porre al centro la questione del metodo. Il motto di Ricoeur suona "spiegare di più vuol dire comprendere meglio": spiegare l'architettura strutturale del "testo", significa saper giustificare perché il suo senso sia quello e non altro, distinguendo buone interpretazioni da cattive interpretazioni.
Nella Bagdad del X secolo dell'era cristiana, IV dell'Egira, al-Farabi commenta le opere di Platone e di Aristotele e scrive trattati di filosofia, nella convinzione che l'eredità greca trasmessa "da Alessandria a Bagdad" rappresenti il perno di una società umana virtuosa e lo strumento indispensabile per la comprensione del senso del Corano. I nemici della filosofia accuseranno questo sapere antico ed estraneo alla fede islamica di essere empio, inutile, contraddittorio: l'armonia, qui presentata con testo arabo rivisto, traduzione italiana e ampio commento, dimostrerà che essi si sbagliano. Non soltanto l'insegnamento di Platone e quello di Aristotele sono in pieno accordo, ma le apparenti divergenze sono il risultato di esegesi superficiali o faziose. Affinché i nemici della filosofia siano confutati, coloro che se ne considerano gli eredi nella città musulmana devono conoscere intimamente il pensiero di Platone e di Aristotele, che è in profonda sintonia. Nel solco della tarda antichità greca, che nelle scuole neoplatoniche proclamava l'unità delle dottrine di Platone e Aristotele, l'armonia si presenta come una raccolta di argomenti di controversia. La sua attribuzione ad al-Farabi è stata contestata da alcuni; altri hanno pensato che si trattasse di uno scritto divulgativo, in cui egli avrebbe addirittura sostenuto tesi di comodo.
In un'epoca in cui le parole d'ordine più accreditate ed efficaci sembrano essere quelle della difesa identitaria e del ritorno alle radici, questo invito all'evasione fatto da Emmanuel Levinas già nel 1935, a due anni cioè dalla vittoria di Hitler in Germania e a dodici da quella di Mussolini in Italia, suona ancora oggi come l'antidoto migliore a quelle forme di dominio che, nonostante la rinuncia alla violenza e il formale rispetto degli ideali democratici, continuano a incatenare la libertà degli individui. Si tratta di evadere dall'essere, dalla sua opacità, dalla sua vischiosità, da quel suo tratto rivoltante e disgustoso di cui l'esperienza della nausea è già una testimonianza e una presa di distanza; ma si tratta soprattutto di evadere da quell'essere ingombrante e mortifero per la nostra esistenza soggettiva rappresentato in primo luogo proprio da noi stessi, dalla nostra identità, dalla nostra illusione di autosufficienza. Si tratta infine di evadere da noi per andare verso l'altro, verso quel radicalmente "altro", in cui riposa, al prezzo di diventarne ostaggi, la nostra, difficile ma irrinunciabile, libertà.
Il CD-ROM contiene tutte le opere di Platone in traduzione italiana e nel testo greco curato da John Burnet. L’edizione è accompagnata dalla versione ipertestuale del vasto apparato di indici elaborati da Gabriele Giannantoni e da strumenti di navigazione e ricerca relativi sia al testo italiano sia a quello greco.
I testi utilizzati nella versione italiana sono quelli editi per i nostri tipi secondo le seguenti traduzioni: Eutifrone, Apologia, Critone, Fedone, Teeteto (Manara Valgimigli); Cratilo (Francesco Aronadio); Sofista, Leggi, Filebo (Attilio Zadro); Politico (Paolo Accattino); Parmenide (Giuseppe Cambiano); Simposio (Guido Calogero); Fedro, Alcibiade I, Alcibiade II, Ipparco, Amanti, Carmide, Lachete, Teage, Liside (Piero Pucci); Eutidemo, Protagora, Gorgia, Menone, Ippia maggiore, Ippia minore, Ione, Menesseno, Epinomide (Francesco Adorno); Clitofonte, La Repubblica (Franco Sartori); Timeo, Crizia, Minosse (Cesare Giarratano); Lettere (Antonio Maddalena); Definizioni, Sul giusto, Sulla virtù, Demodoco, Sisifo, Erissia, Assioco (Giovanna Sillitti).
Il pensiero di Fichte è passato alla storia con il nome di idealismo etico, poichè la complessa dottrina della scienza ha come esito una dottrina della morale, in cui il principio guida consiste nel continuo prevalere e dover prevalere del soggetto rispetto all'oggetto. "
Raccolta di tutte le opere filosofiche e scientifiche di Rene' Descartes. Con testi latini e francesi a fronte.