È sempre importante arrivare a un’interpretazione contestualizzata e unitaria dei libri biblici, ma questo è ancor più vero nel caso della Lettera ai Romani. Utilizzata nel corso dei secoli per alimentare lo scontro tra i figli della chiesa di Roma e quelli della riforma, è qui oggetto di una lettura d’insieme di sicura attualità: nascendo a Gerusalemme ad opera di un monaco riformato che appartiene a una comunità ecumenica, essa coglie in profondità la riflessione di Paolo culminante nell’invito ad accogliersi gli uni gli altri.
Daniel Attinger (Neuchâtel 1943), monaco di Bose e pastore riformato, vive da oltre trent’anni nella Fraternità di Bose a Gerusalemme, dove esercita anche un ministero di predicazione biblica. Presso le nostre edizioni ha pubblicato Parlare di Dio o parlare con lui? (2004), lettura esegetico-spirituale del libro di Giobbe, e Atti degli apostoli: la Parola cresceva... (2010).
Il volume propone l'analisi della pagina di Romani 8,1-39, definita il canto dello Spirito" di San Paolo. Dalla condizione segnata dalla schiavitù del peccato si passa alla libertà dello Spirito che trasforma e rinnova il cuore dell'uomo. " Nel riflettere su tale dinamismo interiore, l'Apostolo rilegge l'intera esistenza nell'ottica della vocazione. Ciascun credente rinnovato dalla grazia è chiamato a rispondere a Dio camminando secondo lo Spirito. In tal modo egli condivide la figliolanza" e invoca la "paternità" di Dio. L'orizzonte cosmico ed escatologico della prospettiva vocazionale sono definiti dal processo di cristificazione dell'uomo. Nulla e nessuno potrà separare il credente dall'amore di Dio in Cristo. "
Nel commentario a I Corinzi, Richard B. Hays ci rivela un volto poco conosciuto, se non addirittura inedito, di Paolo di Tarso.
Accanto alla passione missionaria dell’apostolo, Hays ne mette infatti in luce le grandi competenze pastorali: scrivendo alla giovane comunità cristiana di Corinto, attraversata da gravi conflitti, Paolo non soltanto riesce ad affrontare i dissidi proponendo soluzioni in grado di evitare la spaccatura della chiesa, ma trova anche il modo di trasformarli in opportunità per l’evangelo.
Rivisitato dall’apostolo, il conflitto diventa quindi crea­tivo e fecondo per la comunità che, attraverso di esso, impara a comprendere che cosa significa, nel concreto, vivere in Cristo.
L’indagine storica sul cristianesimo delle origini, soprattutto a partire dal Novecento, ha sostenuto in diverse occasioni l’ipotesi di una radicale discontinuità fra Gesù e Paolo. Ancora oggi, gli studiosi si interrogano su quanto del messaggio originario di Gesù si sia conservato nella predicazione paolina, e quanto debba essere valutato, invece, come il frutto delle personali elaborazioni dell’apostolo, preoccupandosi principalmente di individuare gli «elementi paolini in Paolo», senza considerare l’importanza di ciò che renderebbe l’apostolo meno originale ai nostri occhi: la sua eventuale dipendenza da elementi «pre-paolini», e, nello specifico, dalla multiforme tradizione delle parole di Gesù.
Paolo si trova ad agire in una particolare fase storica delle origini cristiane, corrispondente agli anni 30-70 del primo secolo, in cui mancano, o risultano ancora marginali, fissazioni scritte dell’annuncio evangelico. Di qui le domande: quale peso ebbe, nella predicazione orale di Paolo, il richiamo concreto alle parole di Gesù? In quante e quali occasioni, e in che modo l’apostolo si trovò a citare insegnamenti attribuiti o attribuibili al Nazareno? Quale rapporto possiamo stabilire tra gli scritti di Paolo che ci sono rimasti e la complessa storia delle tradizioni evangeliche, confluite in seguito nei vari testi della letteratura canonica e «apocrifa»?
Attraverso un’analisi dettagliata dell’epistolario paolino, il libro cerca di dare risposta a questi interrogativi, restituendoci un’immagine vivida, e a tratti inedita, del vangelo predicato dall’apostolo e del suo «debito impensato» con Gesù.
Il testo indaga l'origine del primo cristianesimo e la figura di Gesù attraverso la lettura di Paolo. Una prospettiva storico-filologica, che attraverso l'analisi dei testi, va al di là dei contenuti teologici attribuiti successivamente a Paolo.
LUIGI WALT è dottore di ricerca in Studi religiosi all’Università di Bologna. Si occupa prevalentemente di cristianesimo antico, di ermeneutica biblica e di rapporti fra oralità e scrittura. Dal 2008 cura il bollettino online letterepaoline.net, su Paolo di Tarso e la storia delle origini cristiane. Per Morcelliana ha pubblicato Paolo, Gesù e il tributo a Cesare, in M. Pesce - M. Rescio (eds.), La trasmissione delle parole di Gesù nei primi tre secoli (2011).
In questo modesto volume sono raccolti alcuni studi occasionali del card. Vanhoye sulla vocazione e il pensiero di Paolo. Vengono prese in considerazione la vocazione di Paolo e la vocazione cristiana secondo l'Apostolo. Si riflette su un tema poco considerato dagli studiosi: il carattere di Paolo e la sua affettività. Infine si esaminano due temi importanti rispettivamente per la vita spirituale e per la teologia: il rapporto tra debolezza e grazia e la giustificazione per mezzo della fede.
La prova delle persecuzioni
L'attesa serena della venuta di Cristo
L'assenza di segni premonitori della sua venuta imminente
Beverly Roberts Gaventa illustra con precisione le marcate somiglianze, di struttura e linguaggio, e le considerevoli differenze, di tono e contenuti, di I e II Tessalonicesi, identificando in ciascuna epistola alla comunità fondata da Paolo nella capitale della provincia romana di Macedonia gli elementi che oggi le rendono importanti per la vita della chiesa.
Roberts Gaventa si colloca tra gli studiosi che, considerando indubbiamente paolina la prima lettera, ritengono viceversa pseudoepigrafica II Tessalonicesi.
La diversa attribuzione delle due epistole spiega così il contrasto tra le visioni teologiche dei due testi, in particolare riguardo al tema escatologico della parusia, il ritorno di Gesù.
Il romanzo sulla figura di san Paolo, l'"apostolo dei Gentili" che portò il Cristianesimo fuori dai confini del mondo ebraico diventando il principale messaggero del Vangelo di Gesù tra i pagani, è forse il capitolo più riuscito della trilogia di Sholem Asch sulla storia letteraria del Cristianesimo. Un'opera che provocò la rottura tra l'autore e gli ambienti ebraici ortodossi per quella che sembrava, a tutti gli effetti, una riabilitazione del messaggio cristiano. Ciononostante i suoi romanzi ebbero un successo sconfinato: il "New York Times" definì queste opere come "le migliori mai scritte sulla storia cristiana". A settant'anni dalla sua prima pubblicazione, avvenuta nel 1943, "L'apostolo" resta oggi la chiave per comprendere e riscoprire una delle figure più controverse e talentuose della letteratura yiddish.
Descrizione dell'opera
Il volume intende dimostrare che Paolo, mettendosi alla sequela di Gesù di Nazaret e annunciando il Vangelo, si pone in stretta continuità con l'ebraismo. Paolo è un ebreo, discepolo di Gamaliele, e il suo «cristianesimo» è una continuazione dell'ebraismo che egli vive.
Il titolo del volume, Paolo l'ebreo, ne esprime perciò la tesi: Paolo resta nella religione ebraica anche dopo l'esperienza di Damasco.
L'autore mostra, sul filo di una lettura molto attenta degli Atti degli Apostoli e delle Lettere, che Paolo è colui che, invece di spingere a una rottura, radica la fede in Cristo nella Promessa delle Scritture: in Gesù, Dio invita le genti a entrare nell'Alleanza conclusa con Abramo, a diventare membri della «famiglia di Dio».
Pur presentandosi come l'«apostolo dei gentili», Paolo si rivolge continuamente al suo popolo per annunciargli la Buona Notizia della salvezza, e secondo Bouthors egli è anche colui che pensa il mistero della coesistenza di due regimi di appartenenza - per ebrei e cristiani - alla famiglia di Dio. Il permanere di Israele è, oggi più che mai, una sfida di primordine nel mondo contemporaneo: il «legame irrevocabile» è nello stesso tempo convocazione e responsabilità, nella storia sempre in via di Salvezza.
Sommario
Prefazione (M. Rastoin). Preambolo. Avvertenza. I. Un mondo in pieno cambiamento. II. Chi è Paolo? III. La conversione di Paolo. IV. «Sarete miei testimoni». V. Il prototipo della missione. VI. Il dibattito sulla circoncisione. VII. L'opera di Paolo. VIII. Il processo di Paolo. IX. Fedeltà e Indurimento. X. Il dono paradossale di Dio e la lezione di Giobbe. Conclusione. Una comune responsabilità. Ringraziamenti.
Note sull'autore
JEAN-FRANÇOIS BOUTHORS è redattore editoriale e scrittore, lettore appassionato delle Sacre Scritture. Editorialista a Ouest-France e collaboratore del Forum del quotidiano La Croix e della rivista Esprit, è autore di numerosi libri, tra cui La Nuit de Judas (L'Atelier, 2008). Ha diretto La Bible sans avoir peur (Lethielleux, 2005).
L'uomo e il suo modo di reagire alla Rivelazione di Dio, l'impatto antropologico della Rivelazione.
Il volume Il rapporto tra la ragione e la fede è stato sempre oggetto di ampia discussione all’interno del mondo teologico, tra la teologia e la filosofia e tra la teologia e la scienza. Il presente studio si propone di fornire un contributo alla riflessione teologica esaminando tale rapporto all’interno della Lettera ai Romani. La riflessione paolina ha un’angolazione particolare: guarda all’uomo e al suo modo di reagire davanti alla rivelazione di Dio con attenzione perciò all’impatto antropologico, per rendere gli interlocutori romani consapevoli delle conseguenze ontologiche ed etiche che derivano dalla fede in Gesù: se è vero che la ragione può sussistere anche senza la fede, non può essere che la fede esista senza la ragione cosicché tra le due viene a darsi una mutua necessità.
L’autore Giancarlo Corvino ha conseguito il Dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense (PUL), dopo essersi specializzato in Cristologia presso la stessa Università. Attualmente è docente di Teologia Biblica presso PIANUM, l’Istituto Teologico Abruzzese-Molisano di Chieti, affiliato alla PUL. Laico dell’Arcidiocesi di Chieti-Vasto, Salesiano Cooperatore, collabora con la Scuola Diocesana di Formazione Teologica per Catechisti, dove insegna materie bibliche.
Prima sinossi paolina bilingue organizzata secondo quattro criteri innovativi: cronologico, infratestuale, sistemico-semiotico e grafico. L’applicazione di questi criteri permette di cogliere le diversità stilistiche, argomentative e contenutistiche delle lettere di Paolo e di mettere in piena luce la ricchezza di un pensiero multiforme e inesauribile.
La combinazione dei criteri scelti offre un prospetto di tredici sezioni principali, con ulteriori suddivisioni interne: la lettura delle introduzioni alle singole sezioni aiuta a comprendere, in dettaglio, i livelli sinottici interni.