
La Chiesa, casa di vetro si occupa delle basi concettuali della comunicazione di crisi in base alla trentennale esperienza accumulata dalle aziende e dalle organizzazioni di ogni genere in questo settore. In particolare si analizza il modo in cui adattarla alle specificità dell'istituzione "Chiesa Cattolica". Il manuale si rivolge a chi si prepara a gestire la comunicazione di diocesi, movimenti, ONG cattoliche, conferenze episcopali e ordini religiosi, nella consapevolezza che il suo lavoro non sempre sarà sereno e tranquillo. La finalità accademica dell'opera ne giustifica la struttura classica (ricerca, programmazione, implementazione e valutazione) e l'uso di abbondanti esempi. Non si tratta quindi di un insieme di ricette per un fastfood informativo (cosa fare e cosa non fare), quanto piuttosto dei principi e delle best practices per uno slowfood di qualità, rivolto a chi vuole impostare la comunicazione durante una crisi in sintonia con l'identità istituzionale e in continuità con la comunicazione ordinaria. Se la comunicazione di crisi è una disciplina giovane, quella che si riferisce alla Chiesa è ancora in piena pubertà. Per arrivare alla maturità mancano ancora molte monografie scientifiche su crisi storiche di persone e istituzioni ecclesiali che consentano di tirare le somme e imparare dai propri errori.
"Mi trasferii a San Francisco nel 2000 per vivere nel cuore della Silicon Valley la prima rivoluzione di Internet. Ci ritorno oggi da New York e ho le vertigini, e un senso d'inquietudine. La velocità del cambiamento digitale è stata superiore a quello che ci aspettavamo e ormai la Rete penetra in ogni angolo della nostra vita: il lavoro, il tempo libero, l'organizzazione del dibattito politico e della protesta sociale, perfino le nostre relazioni sociali e i nostri affetti. Ma la Rete padrona ha gettato la maschera. La sua realtà quotidiana è molto diversa dalle visioni degli idealisti libertari che progettavano un nuovo mondo di sapere e opportunità alla portata di tutti. I nuovi Padroni dell'Universo si chiamano Apple e Google, Facebook, Amazon e Twitter. Al loro fianco, la National Security Agency, il Grande Fratello dell'era digitale. E poi i regimi autoritari, dalla Cina alla Russia, che hanno imparato a padroneggiare a loro volta le tecnologie e ormai manipolano la natura stessa di Internet. Con questo libro vi porto in viaggio con me nella Rete padrona. È un viaggio nel tempo, per confrontare le speranze e i progetti più generosi di un ventennio fa con le priorità reali che plasmano oggi il mondo delle tecnologie. È un viaggio tra i personaggi che hanno segnato quest'epoca, da Bill Gates a Steve Jobs, a Mark Zuckerberg, e tra tanti altri profeti e visionari meno noti, che già stanno progettando le prossime fasi dell'innovazione."
In "La società a costo marginale zero", Jeremy Rifkin sostiene che si sta affermando sulla scena mondiale un nuovo sistema economico. L'emergere dell'Internet delle cose sta dando vita al "Commons collaborativo", il primo nuovo paradigma economico a prendere piede dall'avvento del capitalismo e del socialismo nel XIX secolo. Il Commons collaborativo sta trasformando il nostro modo di organizzare la vita economica, schiudendo la possibilità a una drastica riduzione delle disparità di reddito, democratizzando l'economia globale e dando vita a una società ecologicamente più sostenibile. Motore di questa rivoluzione del nostro modo di produrre e consumare è l'"Internet delle cose", un'infrastruttura intelligente formata dal virtuoso intreccio di Internet delle comunicazioni, Internet dell'energia e Internet della logistica, che avrà l'effetto di spingere la produttività fino al punto in cui il costo marginale di numerosi beni e servizi sarà quasi azzerato, rendendo gli uni e gli altri praticamente gratuiti, abbondanti e non più soggetti alle forze del mercato. Il diffondersi del costo marginale zero sta generando un'economia ibrida, in parte orientata al mercato capitalistico e in parte al Commons collaborativo, con ricadute sociali notevolissime. Rifkin racconta come i prosumers, consumatori diventati produttori in proprio, generano e condividono su scala laterale e paritaria informazioni, intrattenimento, energia verde e prodotti realizzati con la stampa 3D a costi marginali...
Il volume propone un discorso fra protagonisti, ricerche e studi, interpretazioni lungo un filo conduttore che risale alle origini delle teorie sociali sulla comunicazione.
Nella Parte prima - Fondamenti moderni della libertà di espressione vengono estrapolati i principi di base dall'empirismo e liberalismo inglese, dall'illuminismo francese e dalla formazione degli Stati Uniti. Utilitarismo, capitalismo e rivoluzione industriale aprono la via alla società di massa. Quindi il passaggio al diritto alla comunicazione e il pensiero della Chiesa sulla funzione dei media.
Nella Parte seconda - Origini e avviamento degli studi sulla comunicazione si evidenziano: il positivismo che fonda la scienza sociale e la comunicazione di massa; il pragmatismo e l'interazionismo simbolico che caratterizzano la Scuola di Chicago. L'affermazione della disciplina è accompagnata dal dibattito sulle radici (americane o europee).
Parte terza - Protagonisti: i padri fondatori. Schrarnrn presenta i "precursori" del campo e lancia il mito dei "quattro fondatori". Il quadrunvirato d'eccellenza apporta le eredità di Lasswell (propaganda politica e analisi del contenuto), Lewin (dinamica di gruppo), Hovland (comunicazione persuasoda), Lazarsfeld (sociologia applicata e influenza indiretta dei media). Anche Schrarnrn rientra tra i fondatori, riconosciuto anzi come l’”istituzionalizzatore".
Con la Parte quarta - Ricerche e studi classici il volume corona la sua missione, declinando le "teorie degli stereotipi" (opinione pubblica) di Lipprnann, le "teorie dell'esclusione" (pregiudizi) di G. Allport, i Payne Funcl Studies, le ricerche di Cantril sul panico via radio, le "teorie dell'induzione" elaborate da Hovland. Quindi la trilogia di Lazarsfeld: The People's choice, Voting e Personalinfluence che, nel confermare la "teoria della comunicazione a due stadi", segna un cambio di paradigma. L'uso dei media da parte dei ragazzi è approfondito da Schrarnrn.
In chiusura, alcune tesi critiche degli standard sulla genesi delle teorie della comunicazione.
Carlo Gagliardi, docente nella Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell'Università Pontificia Salesiana, insegna Teorie sociali della comunicazione e Comunicazione internazionale.
Ogni giorno siamo bombardati da decine di notize, spesso contraddittorie e poco sicure. In questo confuso turbinio di informazioni, è possibile e doveroso distinguere la pula dal grano, cioè quanto c'è di buono e nutriente per la mente e lo spirito da quanto invece è inutile. Questo libro è una raccolta di utili osservazioni da parte di chi si trova in una posizione privilegiata e cristiana all'interno del mondo della comunicazione e deve districarsi tutti i giorni tra "bufale - e false polemiche per garantire un degno servizio ai suoi lettori. Con la verve critica per la quale è conosciuto, don Antonio Sciortino, direttore di "Famiglia cristiana", mette in guardia lettori e giornalisti sui doveri di una informazione corretta. Don Antonio Sciortino, direttore di "Famiglia cristiana", mette in guardia lettori e giornalisti sui doveri di un'informazione corretta.
Nelle culture orali il pensiero e l'espressione richiedono strutture e forme di organizzazione estranee alle culture alfabetizzate. È stata l'introduzione della scrittura a trasformare lo stile cognitivo e la coscienza degli uomini, producendo nuovi modelli di pensiero che hanno reso possibile l'enorme sviluppo della cultura. Punti di svolta altrettanto decisivi sono stati l'invenzione della stampa e la diffusione del computer. Impostosi come un classico negli studi sul tema, il libro ricostruisce le tappe e i profondi mutamenti che hanno scandito questo lungo e affascinante cammino. John Hartley ci illumina sullo stato delle conoscenze prima e dopo la proposta interpretativa di Ong.
È possibile, per chi lavora in un ufficio di comunicazione della Chiesa, riuscire a raccontare la vitalità della fede superando la visione solo istituzionale della realtà ecclesiale? Può il comunicatore della Chiesa andare oltre il suo compito di produrre comunicati stampa e diffondere informazioni, per far sentire ai media la viva voce dei cristiani? La fede ha una dimensione personale che nel secolo della comunicazione globale rappresenta una forza trainante. Nell'apparente anonimato favorito dai processi digitali, dove si moltiplicano i legami ma si approfondiscono poco i rapporti interpersonali, l'esperienza vissuta e raccontata in prima persona continua ad essere lo strumento più efficace per trasmettere la fede. Lo scenario mediatico del XXI secolo è un terreno che si presenta particolarmente fecondo per accogliere le storie personali, le vicende, persino biografiche, dei protagonisti della Chiesa; siano essi semplici fedeli, alte cariche Ecclesiastiche, sacerdoti comuni o personaggi pubblici. Chi lavora in un ufficio di comunicazione deve saper rispondere a questa esigenza di volti e di storie per far splendere la testimonianza di un cristianesimo incarnato. L'VIII Seminario Professionale sugli Uffici di Comunicazione della Chiesa, svoltosi a Roma dal 16 al 18 aprile del 2012 presso la Pontificia Università della Santa Croce, ha cercato di creare uno spazio di riflessione attorno a questi temi.
Queste pagine ricostruiscono la nascita e lo sviluppo della sala della comunità. In filigrana scorre l'appassionato contributo assicurato dall'ACEC, l'Associazione nata alla fine degli anni Quaranta dall'Ente per lo Spettacolo per lo più con una funzione di coordinamento delle sale cinematografiche cattoliche. Il testo riprende il filo di una storia e di un'azione pastorale che partono da lontano, e prosegue poi a delineare il volto odierno della sala della comunità: la sua qualificazione pastorale e culturale; l'ormai assodata destinazione della sala al di là della pura attività cinematografica; il ruolo essenziale della comunità ecclesiale. Come conseguenza naturale della riflessione, arriva quindi un rinnovato stimolo a investire sulla formazione della figura dell'animatore della cultura e della comunicazione, che proprio nella sala della comunità trova l'ambito peculiare in cui svolgere il proprio servizio ecclesiale.
Il teatro è forma di espressione e rappresentazione culturale di una comunità. Per i suoi elementi essenziali - chi lo agisce e chi vi partecipa -, il teatro richiede la presenza dello spettatore e rende condivisibile il vissuto che lega il primo al secondo. Partendo da queste considerazioni, il volume inquadra il fenomeno teatrale all'interno della sala della comunità, tenendo conto delle sue peculiarità di luogo culturale e pastorale in cui nascono gruppi teatrali amatoriali e dove si ospitano compagnie di professionisti, definendo una proposta di tipo umano e culturale unica. Nelle pagine finali, inoltre, si traccia un vademecum essenziale per chi opera nelle sale della comunità, indicando i principali adempimenti burocratici e amministrativi e suggerendo strategie di programmazione, comunicazione e promozione dell'attività teatrale.
Cosa può succedere se Ken, il fidanzato di Barbie, viene a sapere che la sua amata bambolina è la causa della deforestazione del Borneo? Succede che una campagna pubblicitaria lo denuncia e la casa produttrice è costretta a cambiare la filiera produttiva. Succede cioè che la vita dell'orango della foresta pluviale e quella dei nostri figli in Europa sono legate tra loro molto di più di quanto si pensi. Poi succede anche che un rapper di un quartiere chic di Seul lancia su YouTube il suo Gangnam Style, e la canzone finisce per essere cantata in dialetto trentino, magari dal pronipote di un irredentista antiasburgico; e succede che un senegalese che vive a Firenze vende un souvenir "etrusco" fatto in Cina a una turista americana. Insomma, è ovvio che l'etnologia e l'antropologia sono completamente da ripensare. Nel nostro mondo globalizzato, nello strano "frittatone planetario" nel quale viviamo, barriere, specificità e contorni sono semplicemente saltati. L'antropologo allora si interroga, cerca nei libri gli insegnamenti dei maestri, ma si vede costretto a rileggerli in chiave diversa, proprio come avviene nella copertina di questo volume, che è un misto di hi-tech e di antropologia ottocentesca (un tantino razzista). In pratica l'antropologia esce dall'università e entra nel mondo, si fa "pop", "antropop", perché è questo il mestiere degli antropologi: interpretare i popoli. E i popoli oggi sono un miscuglio inestricabile.
Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. In Italia (e non solo in Italia) la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell'economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Orfani di grandi battaglie, i giornali perdono copie e non riescono ad attirare un pubblico di lettori più giovani. Per capire come si sia giunti a questo punto, Bocca parte da alcuni snodi fondamentali della sua più che sessantennale carriera: le grandi inchieste degli anni sessanta, la fondazione di "Repubblica", la sua stessa esperienza televisiva. Racconta il lavoro con direttori e compagni di strada. Ricostruisce anni di travagliati rapporti con i protagonisti della politica (da Craxi fino a Bossi e Berlusconi). E non risparmia critiche a chi ha portato l'informazione in un vicolo cieco.
Oltre 6 milioni di italiani tra i 13 e i 24 anni sono utenti di Facebook e l'80% dei ragazzi tra i 19 e i 24 anni possiede uno smartphone. Qual è l'impatto di queste tecnologie sulla nuove generazioni? Cosa cambia quando parlo ad un amico guardandolo negli occhi o inserendo un messaggio sulla sua bacheca di Facebook? La virtualità dei nuovi media ci aliena dalla realtà o, al contrario, ci aiuta ad affrontare le sfide della modernità? In questo volume Riva affronta gli effetti delle nuove tecnologie sul modo di pensare, sentire e relazionarsi dei giovani che sono nati e cresciuti con esse.