Quali ideologie si celano dietro le moderne battaglie per i diritti individuali? Il prof. Umberto Spiniello, attraverso un linguaggio semplice e ben documentato, affronta temi attualissimi quali l'aborto, il divorzio, le unioni civili, l'eutanasia, considerati spesso dall'opinione pubblica come segno del progresso dei tempi, ma che presentano gravi ripercussioni etiche. Ponendo a confronto questi moderni "diritti" con il Magistero della Chiesa, e vagliando le ripercussioni di queste "conquiste di civiltà" attraverso indagini sociologiche e studi scientifici, si palesa una violenta offensiva ideologica contro l'Occidente cristiano. I popoli occidentali affondano le proprie radici nella cultura giudaico cristiana e nel sistema di valori morali ad essa ispirato perciò le moderne battaglie condotte per affermare supposti diritti individuali, che di civile hanno ben poco, presentano invece i connotati di una rivoluzione antropologia avversa ai principi cristiani. Le ideologie ispiratrici di tali diritti affermano, più o meno esplicitamente, il ripudio dei cardini identitari ed etici in cui si riconoscono i popoli occidentali, ma l'uomo, privato della propria identità culturale, smarrisce il senso ultimo della esistenza.
«I nostri nemici finiranno all'Inferno; le nostre mamme in Paradiso; ma a noi un po' di Purgatorio non lo leva nessuno. Per questo il Purgatorio è il posto degli uomini, dove andremo tutti. Meglio sapere per tempo quel che ci aspetta. Dante stesso pensava di finirvi da morto, nel girone dei superbi...». Aldo Cazzullo prosegue il viaggio sulle orme del «poeta che inventò l'Italia». Il romanzo della Divina Commedia, dopo l'Inferno, racconta ora il Purgatorio: il luogo del «quasi», dell'attesa della felicità; che è in sé una forma di felicità. Un mondo di nostalgia ma anche di consolazione, dove il tempo che passa non avvicina alla morte ma alla salvezza. Una terra di frontiera tra l'uomo e Dio, con il fascino di una città di confine. La tecnica narrativa è la stessa di "A riveder le stelle". La ricostruzione del viaggio nell'Aldilà viene arricchita dai riferimenti alla storia, alla letteratura, al presente. Il Purgatorio è il luogo degli artisti: il musico Casella, il poeta Guinizzelli, il miniaturista Oderisi che cita l'amico di Dante, Giotto. Ci sono i condottieri pentiti nell'ultima ora: Manfredi con il ciglio «diviso» da un colpo, Bonconte delle cui spoglie il diavolo ha fatto strazio, Provenzano Salvani che si umiliò a chiedere l'elemosina per un amico in piazza del Campo a Siena. E ci sono le donne: gli occhi cuciti dell'invidiosa Sapìa, le lacrime disperate della vedova Nella e la splendida apparizione di Pia de' Tolomei, l'unico personaggio a preoccuparsi per la fatica di Dante, «Deh, quando tu sarai tornato al mondo/ e riposato della lunga via...». Nel Purgatorio, oltre a descrivere il Bel Paese, il poeta pronuncia la sua terribile invettiva civile: «Ahi serva Italia, di dolore ostello...». E in cima alla montagna, entrato nell'Eden, ritrova Beatrice, più bella ancora di come la ricordava. Dante trema per l'emozione, piange, perde Virgilio, e si prepara a volare con la donna amata in Paradiso. E ognuno di noi, dopo due anni di pandemia, ha capito quello che il Purgatorio vuole significare. Può così sentirsi come Dante: «Puro e disposto a salire a le stelle».
«Questo libro è un viaggio nel grande paradosso di una sfida planetaria. Vi racconto una faccia della Cina troppo nascosta e inquietante, che l'élite occidentale ha deciso di non vedere. Rivelo il gioco dei corsi e ricorsi, tra due superpotenze che si studiano e si copiano a vicenda. E spiego il Nuovo Grande Esperimento Americano, che tenta di invertire il corso della storia prima che sia troppo tardi». Federico Rampini racconta una sfida fatta anche di contaminazione reciproca, perché alcuni problemi sono simili: dalle diseguaglianze sociali allo strapotere di Big Tech, dalla crisi ambientale e climatica alla corsa per dominare le energie rinnovabili. Rampini mette a nudo gli aspetti meno noti della Cina di Xi Jinping, con un viaggio insolito nella cultura etnocentrica e razzista degli Han, le abitudini di vita dei Millennial, l'imperialismo culturale nella saga cinematografica del Guerriero Lupo, la letteratura di fantascienza come stratagemma per aggirare la censura, la riscoperta di Mao, le mire aggressive, il militarismo. Senza sottovalutare il groviglio di sospetti che ancora circondano le origini del Covid. L'Esperimento Biden vuole opporre all'espansionismo aggressivo di Pechino un modello socialdemocratico ispirato a Roosevelt e Kennedy. Si scontra però con le divisioni interne all'America. Il capitalismo americano dei Trenta Tiranni ha stretto un patto diabolico con Pechino. Mezza società americana, inclusa «la meglio gioventù», denuncia il proprio paese come l'Impero del Male, vede nell'Uomo Bianco un persecutore da processare per tutte le ingiustizie della storia. Per fermare Pechino le democrazie occidentali non possono contare sulla coesione, sul nazionalismo e sull'autostima che animano i cinesi. Il rischio che la competizione degeneri fino allo scontro militare è più alto di quanto crediamo. L'Europa è un terreno di conquista per le due superpotenze, perché questa è un'altra sorpresa: sia l'America che la Cina sono uscite rafforzate dalla pandemia. La resa dei conti diventa ancora più affascinante, inquietante, drammatica. Una grande inchiesta nel cuore delle due nazioni che hanno in mano il nostro futuro, firmata da un giornalista e scrittore «nomade globale», con una vita condivisa tra Oriente e Occidente.
Per richiamare gli intellettuali a reinventarsi senza tradirsi. Chi sono gli intellettuali oggi? Com'è cambiato il loro ruolo al tempo di internet? Se tutti possono dialogare con tutti, se i media tradizionali di cui di solito gli intellettuali si valgono sono in crisi, chi potrà ancora ascoltarli? L'atteggiamento populista alimenta il rifiuto degli intellettuali, e le forze politiche che lo coltivano sono fondate su un falso egualitarismo che dichiara di poter fare a meno di loro; dobbiamo allora rassegnarci al trionfo di chi non sa? Contro l'epidemia dell'ignoranza e i suoi effetti negativi sulla società e sulla democrazia, un'analisi lucida e senza sconti a difesa del ruolo dell'intellettuale come critico essenziale nel «mercato delle idee».
«È questo il modo in cui finisce il mondo. Non con uno schianto ma con un lamento». Quello che Antonio Scurati compie in queste pagine è un grande viaggio d'autore nella crisi italiana che la pandemia ha trasformato in dramma. Un percorso attraverso i commenti scritti in questi ultimi anni che svela il rischio del populismo e di un ritorno al fascismo, la condanna dei pochi nuovi figli e l'assenza di un deciso investimento nell'istruzione e nel futuro dei giovani. Un futuro che ricade sulle spalle di una generazione di adulti, quella cui appartiene l'autore, che sembra quasi vittima di se stessa: incapace di reagire e di difendere i padri, pronta a vivere solo nel presente, schiacciata dalla paura e con un vicino che viene da un altro mondo ancora troppo lontano. C'è, però, una luce di fiducia e speranza che illumina il racconto di questo nostro presente, l'indicazione di un cammino per risorgere che parte dal mito: la fuga di Enea in cui c'è la nostra salvezza. Il padre caricato sulle spalle e il figlio per mano: gli esseri umani sono coloro che soccorrono i loro simili più fragili, i malati, gli indifesi. Per preparare un futuro alla prossima generazione. Un atto di accusa al Paese di oggi, sospeso tra decadenza e occasione di redenzione. Un pamphlet intenso, a tratti anche intimo, che non fa sconti a nessuno ma anche un accorato appello all'impegno e alla mobilitazione etica che traccia la strada per la politica, per le istituzioni e per ognuno di noi.
Comunità, in questo tempo di crisi, significa constatare che non c'è un soggetto esterno che possa intervenire e risolvere una situazione critica. La situazione chiama a un "noi" e a un "con-" che sono il primo grado del cambiamento di cui abbiamo bisogno. La comunità emerge così nei termini di un progetto nuovo, necessario e vitale, per andare incontro al futuro. Questo è un libro a più voci, che investiga l'idea di comunità in diversi ambiti, come l'arte, la tecnologia, l'etica, la finanza, la diplomazia, la spiritualità, l'economia, la scienza, la geopolitica... Un libro realizzato attraverso interviste e discussioni con gli autori, che sperimenta il concetto stesso di comunità. Troverete qui sette lezioni. Chiare, divulgative, essenziali. Ognuna di esse ibrida due voci in un processo di co-creazione che coinvolge anche il lettore, a cui è richiesto di partecipare con le proprie idee a questo flusso di pensiero. Le lezioni, oltre che dai curatori, sono tenute da: Michelangelo Pistoletto, Carlo Alberto Redi, Francesco Maria Talò, Alberto Cattaneo, Elena Casolari, Mario Calderini, Chiara Giaccardi, Stefano Bettera, Paolo Benanti, Pier Luigi Dal Pino, Gabriele Segre, Paolo Venturi.
In filosofia il dialogo dovrebbe costituire una modalità privilegiata di indagine razionale, costringe i due interlocutori a fare i conti con obiezioni e critiche cui si è altrimenti tentati di sfuggire. Dia-logos, argomento contro argomento: nessuna diplomazia, il confronto razionale è semmai controversia, scontro, polemica (polemos, cioè guerra!). Questo fra Paolo Flores d'Arcais e Maurizio Ferraris è durato dieci anni, e affronta tutti i temi cruciali della filosofia, dal ruolo della scienza alla possibilità di fondare un'etica, dal rischio del nichilismo al rapporto tra ideologie e scienze umane, dalla "esplosione" della biologia darwiniana alla rivoluzione del web. Un confronto serrato, fatto di dieci lettere/saggi, che costringe il lettore a sottoporre a critica convinzioni consolidate, e diventare partecipe della controversia.
Tutto parte dall'Emilia e dalle lezioni politiche della madre, dalle partite di calcio al Campo Volo nella Reggio Emilia rossa degli anni Cinquanta. Romano Prodi si racconta per la prima volta in queste pagine scritte con Marco Ascione, giornalista del «Corriere della Sera»: la vita intensa di un protagonista della nostra storia che ha sempre «interpretato a soggetto» da riformista, sì, ma a modo suo. Vicino alla Democrazia cristiana, ma non dentro. Fondatore dell'Ulivo, senza farne un partito. Cattolico osservante, ma «adulto». Atlantista, ma ostinato coltivatore del multilateralismo, impegnato a trarre il meglio anche dal rapporto con i dittatori. I conti da pagare non sono mancati, anche a causa, talvolta, di una certa ostinazione. Eppure ogni passo è stato benzina. Pochi politici in Italia possono vantare la sua carriera: professore universitario a Bologna, negli Stati Uniti e in Cina, due volte a capo dell'Iri e due volte premier, capo della Commissione europea e quasi presidente della Repubblica, affossato da una congiura del suo partito. «Strana vita, ma fortunatissima» dice. Perché può vantare di averci davvero provato a lasciare un segno. Sia fondendo sotto lo stesso tetto le tradizioni riformiste della Dc e del Pci, sia portando l'Italia nell'euro o pilotando da Bruxelles lo storico allargamento dell'Europa. Il suo racconto, lungo il solco degli aneddoti e delle riflessioni politiche, rimanda l'eco delle riunioni con Beniamino Andreatta e Arturo Parisi nella casa di via Gerusalemme a Bologna, delle lezioni americane, della strana chimica con Putin (ma anche con Gheddafi), degli scambi di battute con Chirac, delle missioni in Africa, dei grandi entusiasmi in piazza Santi Apostoli, dei duelli con Cuccia, delle delusioni dirompenti in Parlamento, del complesso rapporto con D'Alema e con Bertinotti, della profonda distanza con Berlusconi, «anche se la vecchiaia porta saggezza».
Su una spiaggia della Versilia, al ritmo sincopato di un charleston una bambina, quasi una ragazza, inizia a muovere i suoi primi timidi passi di danza. È qui che comincia il racconto di Enzo Fiano, con un'immagine di giovinezza liliale, non ancora ruggente, ma ricolma di speranza. E tutto "Charleston" coglie l'invito di questo ballo, in un continuo inseguirsi di ricordi teneri e vibranti, capaci di illuminare persino i momenti più bui del Novecento, del fascismo, della Shoah, che hanno lasciato sulla storia e le persone che l'hanno vissuta un segno tragicamente indelebile. Così, come nella composizione di un'opera musicale, l'autore sceglie di rincorrere il tema - la storia della propria famiglia - attraverso undici variazioni, undici movimenti dell'animo umano che si culla a occhi chiusi tra il mondo di ieri e il presente. Un dolce esercizio della memoria che è non solo un modo diverso di riavvicinarsi al passato ma forse l'unico per gettare uno sguardo sul futuro. Prefazione di Emanuele Fiano e Andrea Fiano.
Il futuro entra in noi prima che accada (R. M. Rilke). Il futuro digitale è entrato già in noi, e sta per accadere. I governi autoritari sembrano trovare nei controlli informatici nuovi strumenti di oppressione, mentre le democrazie sono in difficoltà per il potere di grandi monopoli. Come progettare la formazione, curare le capacità di attenzione, concentrazione, giudizio critico? Abbiamo bisogno di un umanesimo digitale, capace di farci vivere connessi, ma anche in relazione. Questo libro apre uno sguardo sul presente e sui futuri, al plurale, della nostra vita sociale e personale.
«Ho ribaltato la prospettiva e mi sono detta: finora hai pensato a tutto ciò che non potevi fare. Ma tutto il resto? Tutto il resto è la vita». Attraverso il racconto dei suoi viaggi, Giulia Lamarca ripercorre la sua storia drammatica quanto straordinaria: una storia che parla di disabilità, ma soprattutto di amore, di perseveranza e di libertà. Una testimonianza che resta attaccata alla pelle. Un'autrice capace di portarci lontano con la sua voglia di vivere e di non arrendersi mai. Giulia ha diciannove anni e davanti a sé una storia ancora tutta da scrivere e riempire di colori ed esperienze. Poi un motorino, una curva presa male in un pomeriggio qualunque, e la realtà che conosceva viene cancellata di colpo. Davanti a lei si apre un'altra vita, che include una nuova compagna di viaggio: una carrozzina. Nel corso di nove lunghi mesi in ospedale, Giulia deve imparare a guardare il mondo da un nuovo punto di vista, a muoversi, a sentirsi se stessa. Dall'ospedale, però, porta con sé anche l'incontro con Andrea, un giovane tirocinante fisioterapista che riesce a conquistarla con la sua tenacia e la sua dolcezza. Un giorno, lui le fa una proposta "folle": partire insieme per l'Australia. E, quasi per scherzo, lei accetta. Senza sapere che quell'aereo lo prenderanno davvero, che il loro amore diventerà sempre più grande e che non si fermeranno più. Quel viaggio sarà l'occasione per cambiare prospettiva, mettersi alla prova, conoscersi meglio e comprendere, infine, che i limiti sono innanzitutto dentro di noi. Viaggio dopo viaggio, impresa dopo impresa, Giulia si ritrova a scalare il Machu Picchu, a salire sulla Muraglia cinese, a contemplare la fioritura dei ciliegi in Giappone... E inizia a comprendere non solo che, carrozzina o no, può andare alla conquista del mondo, ma che può spendersi in prima persona per l'inclusione - e trasmettere forza agli altri. Con la sua grinta e allegria, Giulia rappresenta per tutti noi una chiamata a uscire dalla nostra zona di comfort e a misurarci con le nostre paure e i nostri sogni "impossibili": è questa l'unica via per avere davvero la vita che vogliamo. Con la sua complessità, le sue contraddizioni e tutta la sua bellezza.