Regione di confine, a cavallo tra Francia, Italia e Svizzera, la Valle d'Aosta è soggetto multiforme di situazioni e di cultura. Non solo e non tanto per il suo bilinguismo e per le sue aspirazioni autonomiste; non solo per la sua storia particolare nel contesto sardo-piemontese prima e italiano poi, ma per il sovrapporsi di vocazioni economiche e relazioni sociali che ne hanno fatto la sede di molte storie particolari; quella che rivela una civiltà contadina; quella delle miniere di ferro e carbone; quella dell'industria idroelettrica; e ancora quelle più recenti dell'immigrazione, come pure del turismo. Molte anime convivono e dialogano a confronto con un problema storico, ormai di portata nazionale: quello delle relazioni delle regioni con lo Stato centrale.
Accanto alla storia interna delle singole corporazioni, il volume dà spazio alla storia esterna di una classe dirigente che è sempre stata, con alterne fortune, uno dei principali motori dello sviluppo del paese. Vediamo allora come i professionisti acquistino coscienza di sé e del loro peso sociale, e come questo si rifletta, ad esempio, nel tessuto urbano delle città del primo Novecento, attraverso la costruzione di edifici e quartieri che dovevano simboleggiare proprio questo nuovo status. Ma scopriamo anche quanto sia stata forte l'influenza delle singole corporazioni nella vita politica nazionale e locale. Centrale, infine, il rapporto tra l'esercizio della libera professione e la formazione universitaria.
Con il V secolo fin verso il primo millennio prende forma l'Europa: una sintesi complessa di civiltà, di stati e di popolazioni a fronteggiare i flussi di invasione che giungono dall'Asia. Ma è un'entità tutt'altro che unitaria. All'Europa predominante, cristiana e occidentale, che diverrà il fulcro della più nota civiltà medioevale, se ne affianca un'altra, bizantina, ortodossa, orientale: Bisanzio, l'Islam, gli Slavi, il Baltico. Il libro ci offre un profilo di questa entità che fin dal suo inizio racchiude in sé molte e diverse Europe.
In questo volume, una serrata indagine sulle tumultuose mutazioni delle società industriali mette in luce le ragioni profonde della crisi progressiva dell'Europa.
Tratti da un manoscritto inedito, questi Appunti costituiscono il primo racconto partigiano di Fenoglio. Scritto presumibilmente tra la fine del '45 e l'inizio del '46, Fenoglio inizia qui a elaborare narrativamente i propri ricordi, in particolare degli ultimi mesi del 1944. Il protagonista si chiama Beppe e il richiamo autobiografico è evidente; tuttavia si delinea già nettamente il tono epico della narrazione e la lingua neorealistica prelude a quella dei "Ventitre giorni della città di Alba". Questi Appunti costituiscono un primo saggio di quello che sarà il clima e la temperatura emotiva del Fenoglio maggiore e contribuiscono a fare chiarezza sull'annosa questione cronologica delle opere dello scrittore piemontese.
Dalla seconda metà degli anni Cinquanta ai primi anni Settanta, i due tomi di questo secondo volume tracciano l'identità dell'Italia liberata dall'eredità della guerra, avviata nel suo "miracolo economico", stabile nella sua direzione politica, ma ricca di fermenti sociali, civili e culturali. Il primo tomo, in particolare, analizza i problemi economici e sociali: dalla posizione dell'Italia nel sistema bipolare internazionale, e in specie nel Mediterraneo, ai problemi dello sviluppo industriale e tecnologico; dall'agricoltura ai servizi sociali; quindi i movimenti della popolazione, il mercato del lavoro, le trasformazioni territoriali e ambientali.