Due millenni di cristianesimo non sono bastati per fare emergere pienamente il significato della rivelazione che «Dio è amore». In questo volume collettivo, un gruppo di giovani filosofi e teologi si interroga su questo significato e sull’apporto della spiritualità carmelitana nelle sue figure, Teresa d’Avila, Giovanni della Croce, Teresa di Lisieux ed Edith Stein, alla teologia dell’amore contemporanea con la speranza di contribuire a una Weltanschauung cristiana.
Il concetto di intentio ha occupato finora un posto molto particolare negli studi agostiniani proprio a motivo delle posizioni divergenti esistenti tra gli studiosi dell'interpretazione del suo status epistemologico. La posizione prevalente è quella di trascurare il significato conoscitivo dell'intentio per il suo legame con gli atti volontari (volontà, desiderio, amore, ecc.), mentre l'altra posizione consiste nell'identificarla con il concetto moderno di intenzionalità. In questo contesto complesso, la presente ricerca si dedica a raggiungere il significato fondamentale dell'intentio per descrivere semanticamente l'uso del termine, per via induttiva, analizzando le sue occorrenze nei dialoghi filosofici (prima parte) e nel De trinitate (seconda parte). Per tale strada, sulla base del concetto agostiniano di intentio, che costituisce la struttura conoscitiva dell'anima, e riflette quella ontologica, si giungerà a chiarire il nesso dinamico della conoscenza sia con l'amore sia con l'essere stesso dell'anima, dimostrando infine la correlazione conoscitiva e ontologica tra l'anima e la Trinità.
La narrazione del Sé, specialmente nel rapporto con l'altro, costituisce un esercizio fondamentale nella tensione verso la comprensione della vita e del mistero, come risulta dallo studio dei testi mistici. Un percorso di scrittura che nel tempo ha visto un protagonismo femminile altrimenti inedito nella storia della letteratura. Attraverso un confronto fra i primi scritti autobiografici di Chiara Lubich e quelli di altre personalità significative del '900, come Etty Hillesum, Madeleine Delbrêl, Itala Mela, Giorgio La Pira e Divo Barsotti, emerge come il linguaggio mistico, inteso come lingua speciale dell'amore, apra il testo a sorprendenti possibilità di conoscenza, nonché di costruzione, della realtà. Un confronto che mette in evidenza anche le potenzialità e le caratteristiche proprie della scrittura femminile e maschile.
Il pensiero di Marcello di Ancira (vescovo nel 314-374) può essere paragonato al fenomeno denominato in astrofisica dei "buchi neri": non sono visibili e tuttavia la loro presenza influisce sulla traiettoria degli astri visibili. Fu al centro di mille polemiche: il conflitto tra avversari e sostenitori ha contribuito ad acuire, nel IV secolo, il divario tra le Chiese di Oriente e di Occidente e nel Credo niceno-Costantinopolitano, a tutt'oggi comune a tutte le Chiese, è addirittura entrata una formula diretta contro di lui. A distanza di secoli, a una visione storica equanime appare come uno dei pensatori più creativi, in un'epoca in cui l'ortodossia trinitaria era in fase di costruzione. Il volume presenta tutte le opere a lui attribuite con sicurezza (Lettera a papa Giulio; Frammenti teologici; Sulla santa Chiesa) un patrimonio in gran parte solo frammentario, che presenta una seria proposta teologica alternativa a quella risultata vincente nella storia della Chiesa.
Il saggio inscrive nella natura Trinitaria della Chiesa in uscita l'esercizio del Diritto Canonico come progetto regolativo ideale che persegue lo scopo di proporre una risposta al male nell'ottica di una giustizia rigenerativa. La sentenza e la pena, in questa prospettiva, possono essere concepite, grazie alla mediazione penale, come istanze dinamiche aperte e generative. I punti focali da cui origina questa originale lettura con una concreta proiezione legale sono l'ontologia trinitaria e il concetto di norma missionis.
Il Salterio delinea lo schema del dramma vissuto dal giusto, messo alla prova, e poi riscattato. L'esperienza del salmista, riletta in chiave cristiana, è profezia e anticipazione di ciò che patirà Gesù: penetrando in questa realtà di sofferenza vissuta, egli l'ha portata fino in fondo e ne ha manifestato il senso. In tal modo, diversi aspetti del mistero di Cristo sono espressi e approfonditi nei versetti dei Salmi, che egli interpreta con la sua vita e il suo messaggio, dando ad essi pieno compimento.
Pier Damiani è il più prolifico ed elegante scrittore dell'XI secolo. Nelle sue lettere, qui tradotte per la prima volta integralmente in italiano, affronta i temi più scottanti della sua epoca, in un momento di grandi rivolgimenti politici, economici, sociali e religiosi, mentre i tempi nuovi della civiltà Occidentale si affacciano con prepotenza. Nutrito di cultura letteraria e patristica eccezionale per il suo tempo, in questo gruppo di lettere affronta problemi teologici (l'onnipotenza di Dio), esegetici, di riforma monastica ed ecclesiale e di direzione spirituale (di rilievo le lettere alla imperatrice Agnese).
La ricerca dell’uomo si colloca tra impossibilità e desiderio, tra oscurità e luce. L’espressione remotio obscuritatis (il rimuovere l’oscurità, del titolo), fatta propria da Tommaso d’Aquino, sintetizza in sé questa doppia valenza della relazione: l’incontro con Dio desiderato dall’uomo, e possibile soltanto nell’oscurità, viene attuato in pienezza da Dio stesso grazie alla rimozione di questa oscurità. Si tratta allora di cogliere ciò che di paradossale è contenuto in quest’espressione e di percorrere le due linee di indagine che da qui possono aprirsi: da una parte chiedersi in cosa consista questa oscurità e perché le tenebre caratterizzino la nostra esperienza del divino, dall’altra che tipo di negazione o rimozione avviene nel momento in cui accediamo effettivamente alla vera conoscenza di Dio grazie a Dio stesso.
Una rilettura dei tre dimensionali del tempo (visione, memoria, attesa) che Agostino pone in evidenza nelle sue Confessioni. Sulle tracce di una ontologia trinitaria della temporalità, quale possibilità di un ripensamento teologico del tempo in chiave trinitaria, muovendo da un piano relazionale in cui può darsi l'apertura e l'incontro dell'umano e del divino.
In questa opera sono raccolti saggi che appartengono a un periodo particolarmente creativo di B. Lonergan, che avvertiva chiaramente la necessità di accogliere le sfide dei cambiamenti culturali all'interno della Chiesa, per formare persone sempre più consapevoli sia dei problemi culturali e religiosi, vecchi e nuovi, sia delle risposte da cercare e dare alle nuove esigenze. L'approccio interdisciplinare è presente in tutto il volume. Le argomentazioni filosofiche accolgono le domande su Dio, sulla religione, sull'esperienza religiosa; le argomentazioni teologiche si avvalgono degli apporti filosofici, per giungere ad esprimere e a spiegare che cosa i cristiani credono sulla base della Parola di Dio e della parola dell'uomo nella Scrittura, nel Magistero, nella vita della Chiesa. Le une e le altre argomentazioni si aprono ulteriormente all'apporto di altri saperi, nella convinzione della fecondità del dialogo tra i cultori di ogni sapere e tra gli appartenenti a religioni differenti.
Nella storia del pensiero la figura di Roscellino di Compiègne (1050-1125 ca.) è avvolta dall'oscurità. Ora censurato come eretico, in seguito alla condanna del 1092 a Soissons, ora celebrato come l'antesignano di una vera e propria 'rivoluzione copernicana', il profilo che ne risulta in modo prevalente unendo le testimonianze della sua vicenda biografica e intellettuale, per quanto fondato su più testimonianze (tutte più o meno apertamente ostili) è quello di un logico irriverente e, dunque, di un teologo perseverante nei suoi errori. Una ricostruzione del pensiero del canonico medievale, condotta, per una vicissitudine storiografica singolare, su una rinnovata analisi dell'unica fonte diretta a nostra disposizione (la sua Epistola ad Abaelardum) e sull'interpretazione di notizie 'di parte', faziosamente riportate dai suoi avversari, permette di reinterpretarne la figura storica e intellettuale nella prospettiva di una giusta distribuzione di luci e ombre. A un riesame complessivo emerge una personalità filosofica coerente che spinge al paradosso il suo pensiero solo per poter restituire la contraddittorietà di un tempo della storia - in cui la filosofia ha il compito di cercare, pur avendo già trovato - di cui Roscellino è certamente il più frainteso interprete.
«L’uomo riceve il sentimento di Dio». Antonio Rosmini ci lascia in eredità l’intelligente suggestione di prendere sul serio la dimensione interiore della rivelazione. Ciò implica un attento sguardo sull’atto di fede capace di ri-conoscere il senso (significato e orientamento) dell’uomo nel suo riferirsi a Dio che sempre lo precede perchè lo abita. Dio nella sua «realità» più vera – e quindi più affidabile – si rivela in un “sentimento fondamentale credente” che è già “sentimento” di salvezza e che porta in sé un’irresistibile vocazione all’amore. Il saggio propone, quindi, un nuovo capitolo del manuale di teologia fondamentale che renda ragione di una fede cristologica ridefinita dal suo “ministero soteriologico”.