Il libro biblico, nel suo DNA, divino ed umano insieme, richiama sempre una pluralità di lettura, di partecipazione e di esperienza comunitaria. Infatti, questo contesto comunitario è il luogo in cui la rivelazione del mistero di Dio si sviluppa, si custodisce e si rende accessibile.
Per questo, nella seconda Lettera di Pietro l’autore apostolico raccomanda «nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione» (2 Pt 1, 20): piuttosto che un divieto alla lettura personale, si afferma quanto il testo biblico inserisca sempre i lettori in un dinamismo plurale, mai singolare. Il popolo di Dio viene convocato, costituito e rinnovato come tale con la lettura/proclamazione comunitaria e partecipata della Sacra Scrittura (cfr. Ne 8).
La lettura e l’interpretazione della Bibbia non si fa mai «da soli», perché si è sempre immersi nel flusso millenario di voci e di esperienze che ha fatto giungere quel testo fino a noi.
L’Istituto di Teologia Pastorale dell’Università Pontificia Salesiana ha promosso questa pubblicazione in cui si vuole riflettere – fedelmente al dettato del recente Sinodo dei Vescovi del 2018 – sul trinomio Bibbia, giovani e discernimento vocazionale: si vuole cioè mostrare, sotto varie angolature e da diverse prospettive teologiche e pratiche, come l’animazione biblica della pastorale, soprattutto nell’ambito giovanile, possa offrire percorsi e strumenti a servizio del discernimento di vita anche in vista di scelte vocazionali in senso ampio ed in senso specifico. Un ulteriore contributo di studio alla riflessione in atto nelle comunità cristiane su come ascoltare, dialogare, educare la fede delle giovani generazioni.
Guido Benzi. Sacerdote diocesano di Rimini (8 dicembre 1990). Licenziato in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico nel 1992, ha conseguito il Dottorato in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana nel 2004. Attualmente è Docente Stabilizzato di Sacra Scrittura presso la Università Pontificia Salesiana (Roma), membro dell’Istituto di Teologia Pastorale e Docente di Antico Testamento presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Marvelli” di Rimini.
Franciszek Krason. Salesiano dal 1975 e sacerdote dal 1982, ha ottenuto il dottorato in Liturgia presso il Pontificio Istituto Liturgico Sant’Anselmo di Roma nel 1987. Negli anni 1987-2014 è stato docente di liturgia e omiletica nel Seminario Salesiano di Cracovia. Attualmente è professore straordinario di liturgia nella Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana di Roma e membro dell’Istituto di Teologia Pastorale.
Qual è il rapporto tra l’esegesi scientifica e quella ecclesiale? E quale quello tra teologia esegetica e sistematica? I saggi raccolti in questo volume (Sul metodo, Temi generali, Dio, L’uomo, Il mondo) appartengono alla teologia sistematica, ma non corrispondono a nessun trattato tradizionale. In certo senso sono trasversali ai trattati. L’Autore preferisce parlare di teologia ermeneutica nella sua tappa sistematica: ermeneutica nel duplice senso di abbozzo di una teoria dell’interpretazione e di esercizio dell’interpretazione sulle Scritture ebraiche e cristiane. Egli ha l’ambizione di gettare un ponte tra il lavoro dell’esegeta e quello del teologo sistematico. “Pensare dentro la Bibbia” è la sua passione: cogliere la rivelazione di Dio dentro il linguaggio simbolico, narrativo, precettivo, profetico, sapienziale, orante, con la consapevolezza che, a questo fine, il lavoro del biblista è tanto indispensabile quanto insufficiente, se a quella rivelazione si intende dare un linguaggio diverso, che lo faccia passare dall’originaria temperie religiosa a quella concettuale, necessaria anche per la predicazione e la guida spirituale.
In un tempo nel quale si avverte l’emergenza educativa e la comunità cristiana è impegnata a riflettere sul grande tema della educazione, è necessario mettersi in ascolto della Parola di Dio, che è il massimo esperto di questo campo. La Bibbia non propone una teoria dell’educazione né offre le indicazioni metodologiche che spettano alle scienze dell’educazione, ma è ricca di una saggezza pedagogica, che sarebbe un peccato trascurare.
Questo libro presenta cinque percorsi biblici. Il primo delinea come, secondo le Scritture del Primo Testamento, “Dio educa il suo popolo”. Il secondo è dedicato ai maestri di sapienza, il cui insegnamento è trasmesso negli scritti detti appunto “sapienziali”. Il terzo invita a guardare a Maria e Giuseppe “educatori” di Gesù. Nel quarto osserviamo il cammino educativo che Gesù maestro fa compiere ai discepoli. Il quinto capitolo è dedicato a san Paolo, pastore ed educatore delle giovani comunità che ha fondato.
Obiettivo di questa ricerca è quello di verificare la presenza del riferimento biblico negli scritti di Don Bosco e disegnare una mappa, il più possibile completa e ordinata, delle citazioni reperibili nei suoi scritti. È un lavoro di analisi, che ha il carattere di censimento, di raccolta dati. Globalmente gli scritti di Don Bosco presi in esame sono 240. Il numero di citazioni bibliche risultato da questa analisi ammonta a 6.929: 4.662 citazioni del Nuovo Testamento e 2.267 dell’Antico Testamento.
L’impianto della ricerca comprende tre parti. La prima presenta in forma sintetica la mappa delle citazioni bibliche negli scritti di Don Bosco: computo generale delle citazioni; loro distribuzione libro per libro; annotazioni critiche sul modo di citare di Don Bosco. La seconda parte presenta in forma analitica la mappa delle citazioni rilevate, testo per testo. La terza parte, intitolata: Don Bosco e la Bibbia, mira a mettere in rilievo l’importanza che la Bibbia ha avuto, innanzitutto nella formazione di Don Bosco; in secondo luogo nella sua azione pedagogica ed infine in alcuni suoi scritti di carattere educativo: le Vite di Luigi Comollo, di Domenico Savio, di Michele Magone e di Francesco Besucco; il Giovane provveduto; la lettera da Roma alla comunità di Valdocco; il Sistema preventivo nella educazione della gioventù; la circolare sui castighi da infliggere nelle case salesiane.
Nell’opuscolo Il cristiano guidato alla virtù e alla civiltà secondo lo spirito di San Vincenzo de’ Paoli Don Bosco, parlando di San Vincenzo, rivela uno dei segreti della propria esistenza e di tutta la sua azione educativa: «La dottrina del Vangelo era l’unica regola della sua vita» (OE XXVIII, 113); «Un disegno autorizzato da ragioni di una saggia politica non era di suo gradimento se non autorizzato dalla massime del Vangelo» (OE XXVIII, 109); «egli si era proposto Gesù Cristo a modello; attingeva nel Vangelo tutta la sua morale, tutta la sua civiltà, tutta la sua politica» (OE III, 235-236).
Quando Dio chiama stabilisce un rapporto personale in vista di una missione specifica. Il chiamato è attirato dal Signore come Abramo, “l’amico di Dio”, o come Paolo di Tarso che si sente «afferrato da Cristo» (Fil 3,12). Gesù si manifesterà ai discepoli in un clima di grande amicizia: «Non vi chiamo più servi, ma vi ho chiamato amici» (Gv 15,15). Questo rapporto di amicizia produce una trasformazione permanente della vita e della missione.
La novità del volume sta nell’attenzione ai diversi livelli della vocazione biblica. Infatti, un asse verticale (la chiamata di Dio) si snoda in un asse orizzontale (i messaggi per il popolo, nelle varie circostanze) e percorre un asse esistenziale (la vocazione prende tutta l’esistenza del chiamato). Il volume presenta degli spunti sul lungo itinerario d’inculturazione della Parola in Israele e nella comunità cristiana; non offre, dunque, dei “sussidi” pronti per l’uso pastorale, ma piuttosto uno strumento per approfondire e aggiornare la “formazione permanente” nel campo biblico, attraverso questa grande finestra vocazionale. Alcune pagine richiederanno una lettura più attenta, “a piccoli sorsi”, necessaria per assimilare aspetti nuovi.
Attraverso l’ascolto, la meditazione e la pratica della Scrittura, nell’armonia corale della Tradizione, sono fiorite in Israele e nella Chiesa le più diverse vocazioni e missioni, dando frutti straordinari in ogni secolo, per il bene di tante persone. Il dono dello Spirito agisce efficacemente e, con l’adesione personale, conduce a una profonda trasformazione del cuore in un rinnovato itinerario personale.
Rafael Vicent è nato a Burriana (Castellón – Spagna). Dopo la Licenza in Teologia a Salamanca, ha insegnato nel Centro Teologico Salesiano “Martí-Codolar” (Barcellona). Ha conseguito il Dottorato in Scienze Bibliche al Pontificio Istituto Biblico di Roma nel 1992. Attualmente è docente di Antico Testamento e Lingua Ebraica nella Facoltà di Teologia e cura il settore biblico dell’Istituto di Teologia Spirituale dell’Università Pontificia Salesiana di Roma.
«La traduzione del Martini, col testo e note, è uno dei più belli studi che si possano fare sulla Bibbia», diceva don Bosco, parlando del testo biblico più in uso al suo tempo.
Don Bosco amava la Bibbia, quale parola di Dio e «fondamento della nostra santa religione». Diceva che il catechismo è la «Bibbia dei giovani». Pubblicando una Storia sacra, dichiarava che la sua intenzione era di «popolarizzare la scienza della Sacra Bibbia». Secondo lui, la predicazione doveva «poggiarsi sulla Sacra Scrittura». E nel programma degli studi ecclesiastici dei suoi salesiani la Bibbia doveva avere il primo posto: «Praecipuum eorum studium totis viribus dirigetur ad Biblia Sacra».
Non sorprende allora il fatto che nell’abbondante letteratura popolare uscita dalla sua penna (opere edite, epistolario, memorie e altri scritti), e nelle sue parole trasmesse dai suoi biografi, si è potuto rilevare circa 6.000 citazioni o allusioni bibliche, di cui 2.000 per l’AT, 2.000 per i Vangeli, e 2.000 per il resto del NT. La Bibbia, infatti, è il «codice divino affidato alla Chiesa».
Percorrendo tutti i libri dell’AT – dalla Genesi al profeta Malachia – con gli occhi e la mente di don Bosco, l’Autore di questo studio apre nuovi orizzonti sulla spiritualità pedagogica del santo Educatore. Ci si rende conto che i libri da lui più citati sono la Genesi (fondamenti della fede), l’Esodo (i dieci comandamenti), i Salmi (preghiera e culto), i libri sapienziali (per la loro impronta educativa), in particolare il Siracide, e il profeta Isaia (annuncio del Messia). Benché la preoccupazione apologetica sia molto presente, ciò non impedisce a don Bosco di offrirci una vera e propria lectio divina salesiana, come dice il sottotitolo del volume. Infatti, la sua lettura è continuamente attenta alle suggestioni spirituali e educative del Testo sacro, alla liturgia e alla preghiera, alla presenza di Maria attraverso figure e simboli, e anche alle prefigurazioni della vita religiosa nell’AT. Don Bosco è convinto che l’AT è fondamentale per l’educazione morale e religiosa della gioventù, e che l’AT è fonte di vita spirituale e appello alla santità.
Ovviamente, essendo figlio del suo tempo, don Bosco non ha avuto tutti i mezzi che abbiamo oggi a nostra disposizione per l’approfondimento delle Scritture. Ma nel momento attuale in cui, sulle tracce del concilio Vaticano II, e dopo il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, tutti sono chiamati a riprendere un contatto vivo e quotidiano con le Sacre Scritture, è bello scoprire che don Bosco fu un «uomo della Bibbia». Quanto a noi, dopo aver fatto i dovuti adattamenti e qualche volta anche le necessarie correzioni, possiamo ancora oggi fruire delle sue lezioni di vita.
In questo terzo e ultimo volume de La Bibbia con don Bosco sono raccolte le citazioni e le interpretazioni del “santo dei giovani” riguardanti gli Atti degli Apostoli, le Lettere di Paolo, di Giacomo, di Pietro, di Giovanni, di Giuda, e l’Apocalisse di Giovanni. I racconti accattivanti degli Atti degli Apostoli occupano il primo posto dal punto di vista quantitativo (167 pagine). Si percepisce facilmente la sintonia del santo del Da mihi animas con l’ardore missionario di Pietro, degli apostoli, e in particolare dell’intrepido apostolo Paolo con il suo amore appassionato per Gesù Cristo.
Nell’insieme delle Lettere emergono, sempre dal punto di vista quantitativo, la prima ai Corinzi (61 pp.), dove l’apostolo raccomanda «l’unità di fede, l’ubbidienza ai propri pastori, la carità vicendevole e specialmente verso i poveri», quella ai Romani «tutta piena di sublimi argomenti» (33 pp.), la seconda ai Corinzi in cui l’apostolo dà «sfogo ai paterni sentimenti del suo cuore» (26 pp.), quella agli Ebrei (22 pp.), quella agli Efesini (21 pp.), quella ai Filippesi (20 pp.), la lettera ai Galati e la «lunga e sublime» prima lettera di Pietro (19 pp.). Nelle lettere pastorali don Bosco trovava molti spunti per la formazione dei giovani, dei chierici e dei sacerdoti. Più che le questioni speculative interessano don Bosco le esortazioni morali e spirituali. Va notata però la sua insistenza sulla salvezza mediante la fede e le buone opere. La lettera a Filemone, la più facile e la più breve, «per la bellezza dei sentimenti può servire di modello a qualsiasi cristiano». L’Apocalisse di Giovanni (46 pp.) con le sue «meravigliose rivelazioni» doveva avere per lui un’attrattiva tutta particolare, come si vede dalle sue profezie e sogni.
Alla fine di questo percorso biblico con don Bosco, proviamo, come dice Cesare Bissoli nella postfazione, «un non piccolo e motivato senso di stupore e di ammirazione» davanti a tanto impegno a favore della comunicazione della Parola di Dio da parte del santo dei giovani». Conviene ricordare inoltre con Giorgio Zevini che la lectio divina di don Bosco, ossia la sua lettura spirituale della Scrittura, era «il continuo punto di riferimento della sua vita, la sorgente del suo insegnamento religioso e morale ai giovani».
Di don Bosco si può dire quello che lui stesso scriveva a proposito di Vincenzo de’ Paoli: un santo che «si era proposto Gesù Cristo a modello; attingeva nel Vangelo tutta la sua morale, tutta la sua civiltà, tutta la sua politica; e coloro che l’hanno frequentato di più riguardarono come per sua insegna particolare quelle parole che un eccesso d’amore gli fece una volta pronunziare: Non trovo cosa che mi piaccia se non in Gesù Cristo».
Nei numerosi scritti di don Bosco F. Perrenchio ha contato 1.389 citazioni o riferimenti espliciti o impliciti al Vangelo di Matteo, 160 a quello di Marco, 756 a quello di Luca e 538 a quello di Giovanni. A questi 2.843 riferimenti si possono aggiungere le lunghe parafrasi dei testi evangelici che troviamo sia nella sua Storia sacra sia nella sua Storia ecclesiastica, e anche le abbondanti indicazioni reperibili nelle Memorie biografiche.
Se vogliamo “leggere il Vangelo con don Bosco”, troveremo al centro di tutto Gesù, il Cristo promesso nell’AT, e sua madre Maria. Gesù ci conduce al Padre celeste, nostro padre provvidente, onnipotente, misericordioso e giusto. Per conseguire la salvezza, andiamo con fiducia al nostro “divin Salvatore”, che ha sofferto ed è risorto. Se vogliamo conoscere la verità, ascoltiamo attentamente il nostro “divin Maestro”. E per vivere da veri discepoli di Gesù, dobbiamo sceglierlo in tutto come il nostro “gran Modello”. La sua Chiesa, fondata su Pietro, è assistita dallo Spirito Santo e fecondata dai sacramenti; essa ha bisogno di operai che lavorino, anche e specialmente con la professione dei consigli evangelici. E non dimentichiamo la vita del mondo che verrà! Ultima parola di don Bosco, nella sua lettura trasversale di tutto il Vangelo: Gesù ama “con parziale affetto” i fanciulli e i giovani.