Dalle contraddizioni e dai paradossi della nostra epoca emerge prepotentemente una richiesta: riprendere l'idea di fraternità. Oggi non è più sufficiente denunciare la persistenza di una questione etica o di una questione morale. Nel delicato momento che stiamo vivendo è necessario recuperare in chiave etica e politica un'idea troppo a lungo oscurata o identificata con le letture parziali che ne sono state date nel corso della storia. Questo libro spiega come rimettere al centro della nostra concezione del mondo e dell'agire umano la fraternità, una nuova "bussola" contro il fondamentalismo individualista, ma anche contro le derive comunitariste e settarie, di qualsiasi matrice. Ripercorrendo e rivelando le narrazioni della fraternità in Occidente - la concezione cristiana, la concezione illuminista e quella marxista -, le rimette in discussione dando a ciascun lettore gli strumenti per costruire una propria visione della fraternità in chiave laica e civile. Prefazione di Giuseppe Vacca.
Perché è questa la vera questione del futuro (più del terrorismo).
Provocati prima dalle rivolte del 2011 e poi dall'ascesa del fondamentalismo violento, istituzioni islamiche e intellettuali musulmani hanno avviato un'inedita riflessione sul rapporto tra fede e libertà. Il numero presenta i protagonisti di questo dibattito e le loro posizioni, anche nel confronto con l'Occidente. Il tema della libertà è come un fiume sotterraneo che attraversa l'Islam da più di un secolo: oggi è oscurato dalla minaccia del terrorismo, ma ha cominciato a riemergere con forza e lo farà ancor più nei prossimi anni.
Il secolo greve è l'era di Donald Trump, dei nazionalismi europei e dei partiti anti-qualcosa, il secolo social e «populista» che mette in questione l'assodato e afferma l'indicibile. Se una politica grossolana mostra i segni anticipatori di un Occidente meno equo, meno libero e meno giusto, concentrarsi su di essa, come ormai d'abitudine, restituisce soltanto l'immagine di un sistema impazzito e incomprensibile. Rifiutando ogni semplificazione, Mattia Ferraresi individua dagli Stati Uniti all'Europa i segni più profondi del cambiamento, sulle tracce del tarlo che sta erodendo istituzioni e liturgie delle democrazie liberali e con esse le nostre sicurezze. Si scopre così che «non sono le invasioni» dei nuovi barbari a minacciare la cittadella liberale, sono le fondamenta stesse a dare segni di cedimento»: gli scricchiolii si propagano dalle nostre esistenze fino alle poltrone più ambite della Casa Bianca, in un crescendo di bassezze e spaesamento, una vera e propria perdita di senso, che è la cifra del nostro tempo.
Il volume presenta una "nuova storia economica" dell'Italia nei primi 150 anni di unità nazionale. Attraverso ua visione ampia dei successi e dei ritardi delle imprese italiane, dei lavoratori, dell'azione pubblica nel rispondere alle sfide del mutamento economico internazionale, il libro delinea le ragioni dell'attuale insoddisfacente risposta dell'economia Italiana alla "seconda globalizzazione". La prospettiva storica è essenziale per afferrare le debolezze presenti, come il divario Nord-Sud, il basso livello di capitale umano, il fragile sistema d'innovazione e l'inefficienza della pubblica amministrazione. Gli ultimi vent'anni di stagnazione rivelano radici antiche, i recenti shock aggravano i problemi irrisolti.