Il monaco consideri la cella come necessaria per la sua salvezza e per la sua vita al pari dell’acqua per i pesci e dell’ovile per le pecore. Più a lungo vi abiterà, più vi rimarrà volentieri; se, invece, prenderà l’abitudine di uscirne spesso e per motivi futili, ben presto l’avrà in odio.
Alla fine dell’xi secolo Bruno di Colonia, già maestro rinomato a Reims, e alcuni suoi compagni si ritirarono nella solitudine della Chartreuse, massiccio roccioso e boschivo presso Grenoble, per praticarvi una vita di tipo semi-anacoretico ritmata dalla preghiera e dal lavoro. Con il sorgere delle prime fondazioni, la stesura e l’approvazione delle prime Consuetudini e l’avvio della prassi del capitolo generale, le diverse case che si ispiravano alla vita dei monaci della Chartreuse presero poi a configurarsi secondo la fisionomia di quello che sarà, verso la fine del xii secolo, l’ordine certosino propriamente detto. I testi qui raccolti testimoniano dei momenti fondamentali di tale processo e ne fanno emergere la qualità schiettamente evangelica . Il lettore trova così un prezioso aiuto per cogliere l’ispirazione che ha suscitato e animato la primitiva forma di vita certosina e che per circa un secolo ha orientato i passi dei suoi principali testimoni e custodi.
Questa ricerca sull’esegesi dei padri della chiesa e dei rabbini mette in risalto un aspetto comune alle due ermeneutiche: leggere la Bibbia con la vita, non una qualsiasi vita, ma la vita del popolo di Dio che ha ricevuto le Scritture, che le conosce nella loro unità senza lacerarle, e che soprattutto le vive con amore. Attraverso questi sapienti itinerari il lettore può ritrovare quella simpatia con la fede del popolo di Dio, necessaria pure a lui per leggere la Bibbia, può riscoprire la necessità di accostarsi ai testi per realizzarli e quindi ascoltarli, mettendo così la sua fede nella Parola. Questo libro ci ricorda una verità elementare: i metodi interpretativi del testo sacro non devono mai essere uno schermo e ancor meno una scusa per evitare di lasciarsi interpellare dal testo: l’unico metodo è di prenderlo sul serio e di viverlo per meglio capirlo. Se la chiesa riscopre questo messaggio, lo Spirito le donerà una primavera spirituale, una fioritura di santi. Quest’ ora è propizia per una lettura dossologica delle Scritture e da questo deriverà una sequentia sancti Evangelii concreta: la vita dei santi (dalla “Prefazione” di Enzo Bianchi).
“La vita di Antonio divenne un vangelo vivente e splendente, perché egli non deviò mai dalla meta prefissata: obbedire alla volontà del Signore”. Così Matta el Meskin presenta quell’asceta “secondo il vangelo” che fu il padre dei monaci, non solo nell’ Egitto del iv secolo, ma in tutta la tradizione d’ oriente e d’occidente. E di questa radicalità evangelica sono permeati gli scritti che di Antonio possediamo. Vengono qui pubblicate per la prima volta in italiano le venti lettere di Antonio trasmesseci dalla tradizione araba: da esse emerge la figura di un uomo animato dallo Spirito, docile alla parola del Figlio, sottomesso al Padre, un uomo capace di attirare a sé discepoli e di generarli a Cristo. In queste lettere si avverte la presenza dello Spirito di fuoco che, quando pone la sua dimora nel credente, gli infonde “notte e giorno una gioia celeste tale che, pur essendo ancora nel corpo, questi sarà come chi è nel Regno”.
Nella solitudine e nel silenzio dell’eremo si acquista quell’occhio dal cui sereno sguardo è colpito lo Sposo e attraverso il quale, se senza macchia e puro, si vede Dio.
Verso la fine dell’ xi secolo, nei decenni in cui la riforma di Gregorio VII impegnava la cristianità occidentale in una duplice lotta per la libertà della chiesa dal potere temporale e per un vigoroso ritorno a una testimonianza di fede più evangelica, alcuni uomini di Dio si ritirarono assieme a uno stimato professore di Reims, Bruno di Colonia, nel massiccio roccioso della Chartreuse, vicino a Grenoble. Immersi nella solitudine e nel silenzio, ma sostenuti dalla vicinanza dei fratelli e dall’intensa carità, gli eremiti certosini sapranno irradiare attorno a sé la loro sete di Dio e il loro amore per gli uomini. Sono qui raccolte per la prima volta in italiano tutte le lettere – a monaci, vescovi, papi, re e semplici fedeli – delle prime generazioni di questi monaci, dal fondatore Bruno al nono priore, Guigo II: dalla franchezza e dall’umiltà di questi testi traspare la limpidezza della testimonianza cristiana e l’ardore di una comunione spirituale che sa rendere parlante anche il silenzio.
Un monaco e due dei massimi teologi ortodossi di questo secolo ci guidano alla comprensione di uno dei carismi più preziosi nella vita cristiana: la paternità spirituale. Attraverso le figure degli starcy del monastero di Optino, capaci di guidare verso Dio semplici contadini come raffinatissimi intellettuali, emerge il ruolo insostituibile dell'autentico amico di Dio e degli uomini: un cristiano docile allo Spirito e perciò capace di aprire la via verso il Signore, di destare domande sul Veniente, di scomparire per lasciare che Cristo regni.
Le “Virtù” costituiscono una compilazione di materiali d’origine diversa concernenti una delle figure più venerate e più popolari del deserto egiziano, Macario il Grande. Secondo la tradizione copta il deserto nel quale Macario si ritirò a vivere ricevette il nome di Scete, cioè “bilancia del cuore”, dopo che un angelo discese dal cielo e pesò il cuore di Macario. Le “Virtù” ci parlano di questo monaco dal cuore grande, dilatato, che lasciatosi ammaestrare dalle sofferenze patite, divenne padre spirituale dotato di grande discernimento e di grande misericordia. Di lui si dice che come Dio copre il mondo con la sua protezione, così abba Macario copriva i peccati dei suoi fratelli con la sua dolcezza e la sua bontà. Per tutti aveva una parola di speranza e di incoraggiamento a perseverare nella sequela del Signore mite e umile di cuore, ricominciando ogni giorno il proprio cammino in un abbandono umile e confidente, fiduciosi nel perdono del Signore, resi saldi dall’invocazione incessante del suo nome. Nella comunione dei santi, Macario, l’uomo dal cuore grande, accoglie anche chi si accosta a queste pagine e lo guida con sapienza e amore sulle vie dell’umiltà e della misericordia.
“Nel nostro agire non vi sia alcuna discordanza, ma viviamo in una medesima carità ”. Questo l’intento dei primi padri di Cîteaux e della loro opera di riforma del monachesimo agli albori del xii secolo. Con il sapiente equilibrio tra rispetto dell’ autonomia e solidarietà nel bisogno crearono le condizioni ideali per un ritorno alla radicalità evangelica attraverso una rete fraterna di monasteri dove preghiera e lavoro si armonizzavano nella vita quotidiana. Con la Carta Caritatis i padri di Cîteaux avviarono anche un nuovo tessuto di rapporti internazionali allo sfaldarsi del Sacro Romano Impero. Sono qui raccolti per la prima volta in italiano tutti i documenti di quella straordinaria generazione di monaci che nel volgere di mezzo secolo rinnovarono il volto dell’ Europa cristiana (dalla “ Prefazione” di Enzo Bianchi).
Sotto la protezione di Macario il Grande, padre del deserto egiziano del iv secolo, sono giunte fino a noi diverse collezioni di “Omelie spirituali” attribuite oggi dalla critica a un autore siriaco del iv-v secolo, forse un certo Simeone di Mesopotamia. Le cinquanta omelie qui tradotte rappresentano la collezione più classica degli scritti dello Pseudo-Macario, quella che ha nutrito generazioni di cristiani. In oriente ha influenzato santi come Simeone Nuovo Teologo, Gregorio Palamas, Nil Sorskij, Serafino di Sarov. In occidente lo Pseudo-Macario fu amato e venerato non solo dalla chiesa cattolica, ma anche dalle chiese della riforma, tanto da essere definito “il grande santo del pietismo luterano”. Dinanzi a un cristianesimo ridotto a formalismo, a pratiche rituali, lo Pseudo-Macario vive e predica un ritorno al radicalismo evangelico, a un cristianesimo vero, a una fede autentica che consiste nell’avere nelle profondità del cuore la vita, cioè il Signore, e nell’ aprirsi al dono dello Spirito che in noi edifica l’uomo nuovo capace d’infiammarsi d’amore per gli uomini tutti. Sono testi che vibrano di intenso amore per il Signore e questo amore ridestano nel cuore del lettore.
Noi rivendichiamo per noi un’affinità profonda con te, visto che il Figlio tuo grazie allo Spirito di adozione non disdegna di assumere lo stesso nostro nome. Questo libro è testimonianza di una ricerca del volto di Dio. Raccoglie due scritti: il De Contemplando Deo, opera tra le più conosciute, meditate e amate di tutto il medioevo, e una breve Oratio, rimasta invece praticamente ignota per lunghi secoli. Autore di entrambi, quello “ spirito inquieto per amore di quiete” che fu Guglielmo di Saint-Thierry, grande figura di monaco cistercense vissuto attorno al 1100. Questa nuova edizione permette a un ampio pubblico di gustare due gioielli della letteratura mistica medievale.
Accanto ai detti dei padri del deserto troviamo anche antichi resoconti di vite di prostitute passate dall'abisso del peccato alla santità: Pelagia, Maria, Taide, Maria Egiziaca. Prendendo le mosse dalla figura della Maddalena, l'autrice affronta il tema della contrizione, preliminare ineliminabile di ogni autentica sequela cristiana