«Sarebbe bello venire al mondo e trovare per noi amore, se c’è. E’ bello venire al mondo e trovarlo, ma in alcuni casi l’amore non c’è. È bello trovarlo anche continuando a essere e a camminare per il mondo, anche al momento di andarsene [...]. “Amatevi come io ho amato voi?”. Ah sì, e come? Dove sono i segnali dell’amore? Non sono certo la prima ad aver notato una contraddizione tra gli attributi divini, soprattutto tra quello di bontà e quello di potenza. Di fronte a questo argomento, teologi moderni preferiscono pensare che Dio non sia onnipotente» (Francesca Rigotti).
«Venire al mondo è un incrocio di responsabilità perché quando qualcuno viene al mondo vuol dire che qualcun altro lo ha voluto. Esserci. Noi ci siamo e non è scontato, né qui, né altrove. Un istante e il coro di chi resta potrà recitare salmi di meraviglia. Era giovane... certo è anziana, ma stava bene... ha due figli... non si sa mai quando capita.... Come se morire fosse una sorpresa, eccezione alla regola di un restare perenne. C’è del vero in questo pensare un po’ sprecone alla nostra vita, che tanto il tempo ce l’abbiamo. C’è il desiderio che questo continui» (Mariapia Veladiano).
Prefazione di Silvano Zucal
«Il credente è [...] un uomo che sa stare con gli altri uomini, quali che siano le loro credenze e le loro incredulità, perché condivide con loro l’umanità, perché condivide con loro la passione per l’umano, la passione per la vita, la passione per la storia. Anzi, sarebbe ora che la smettessimo di parlare di credenti e non-credenti: si tratta di uscire dalle contrapposizioni ideologiche, ormai stantie, e ritrovare nel comune terreno dell’umano, nella comune opera di ricostruzione di una grammatica dell’umano, il compito che ci sta davanti. Che siamo monaci o banchieri» (Luciano Manicardi).
«Lo stare al mondo si configura come un cambiare lo stato delle cose [...]. Sono convinto che ognuno di noi gestisce del potere in qualche forma, anche in famiglia, o nella comunità [...]. Dobbiamo cancellare l’accezione negativa che usualmente diamo alla parola “potere”. Chi dunque ha potere credo debba avere il desiderio di cambiare il mondo; ma per cambiare il mondo ti devi compromettere, devi accettare che esiste l’altro: devi cambiare gestendo il consenso e gestendo quella capacità di dialogo che è basata sull’ascolto» (Alessandro Profumo).
Prefazione di Francesco Ghia
«Il rischio per noi economisti è quello di restare chiusi in una torre d’avorio, pensare magari delle cose molto belle ma che poi restano lì. Tutti insieme ogni giorno, scambiandoci informazioni, contenuti e riflessioni in rete, possiamo costruire lentamente – attraverso i nostri contributi orientati alla gratuità – un enorme bene comune; un’economia diversa che cresce lentamente ma con costanza grazie alla nostra iniziativa dal basso e alle scelte quotidiane di noi cittadini-consumatori: il “voto col portafoglio”» (Leonardo Becchetti).
«Oggi amministrare è durissimo perché ci si deve scontrare anche con la rabbia della gente. E l’unico interlocutore che i cittadini hanno sul campo è il sindaco. Non si va a parlare con il parlamentare, non lo si vede, è troppo lontano. Di questa esperienza, di questa idea di cambiamento, io mi riterrò soddisfatta se qualche ragazza di Rosarno deciderà di dire: “Anch’io, da donna, mi posso cimentare in una società che sembra arretrata, meno incline ad accettare i cambiamenti, mi metterò alla prova in politica e proverò a dare il mio contributo a cambiare la realtà che ci circonda”» (Elisabetta Tripodi).
Prefazione di Enrico Zaninotto
Il Concilio Vaticano II ha rappresentato (in particolare con il documento Gaudium et spes) la riconciliazione della chiesa cattolica con il modello contemporaneo, cioè con quel mondo che era nato emancipandosi dalla tutela ecclesiastica e, spesso, dalla stessa fede in Dio. Invece della contrapposizione, il Concilio ha scelto la difficile ma feconda strada del dialogo.
In un mondo secolarizzato e plurale, la Parola di Dio continua a proporsi sulle labbra della Chiesa carica di promessa di senso e di verità universale. Questa 'pretesa' sembrerebbe destinata a diluirsi in un contesto affollato da innumerevoli parole differenti sempre più persuasive e affascinanti. La Parola di Dio, sinfonicamente intesa, può ancora essere identificata come tale e tornare ad abitare il nostro pensare e plasmare la nostra quotidianità? Il testo nato sulla scia aperta da Papa Francesco con il Global Compact Education, aiuta a ridestare in noi l'autentico sapore del Verbo di Dio, la sua forza dialogante e pervasiva, la sua fresca bellezza sempre antica e sempre nuova.
È sempre più difficile per il credente vivere in una società secolarizzata come l?attuale, nella quale una certa interpretazione della scienza sembra negare l?esistenza stessa di Dio. La fede cristiana è sottoposta più di ogni altra a critiche e a veri e propri attacchi sulla base dell?assunto che essa sarebbe del tutto contraria alla ragione e inconciliabile con le conquiste scientifiche. Timossi fornisce ai credenti uno strumento per rispondere ai dubbi sollevati dalla cultura contemporanea e per consentire a tutti di proporre a testa alta e a viso aperto la propria fede, rintuzzando se occorre le tesi dei non credenti. La sua riflessione muove a partire dalla filosofia greca fino alla scienza contemporanea. Parafrasando Jean Guitton, alla fine ogni uomo si trova sempre a dover scegliere tra l?assurdo, ovvero il nulla, e il Mistero; ed è più ragionevole scegliere il secondo piuttosto che il primo, come fanno da sempre i cristiani.
Un invito ad attingere alle fonti della Parola di Dio per percorrere con coraggio e creatività il cammino della nostra fede.