In questo saggio Umberto Curi prova a rispondere a interrogativi che intercettano problemi ineludibili, eppure trascurati in nome di una malintesa laicità intellettuale. Può accadere che si discuta delle radici culturali dell'Europa, o delle implicazioni politiche dell'integralismo religioso, senza neppure sfiorare il presupposto che ne è alla base, vale a dire quel nucleo teorico decisivo che è costituito dal modo in cui si parla di Dio. Così, proprio quando l'emergenza climatica e le prospettive di armi di distruzione di massa mettono in discussione la sopravvivenza del genere umano, il dibattito si arresta alle soglie della questione che più di ogni altra coincide con una fondamentale richiesta di senso. Già nella più antica definizione di teologia, risalente a Platone, è possibile individuare una distinzione fra due diverse modalità di intendere il lógos riferito a Dio, e cioè non solo come parola su Dio - inevitabilmente esposta al rischio di una pur involontaria blasfemia - ma come parola di Dio, rispetto alla quale si impone la necessità di un rigoroso, e insieme umile, lavoro di interpretazione. Lontano dall'apologetica confessionale o ideologica, Curi offre qui un serrato confronto con alcuni punti nodali della tradizione giudaico-cristiana e l'approfondimento di concetti particolarmente densi, come il perdono e il dolore, la misericordia e la speranza, la libertà e la verità.
Attraverso cinque saggi che scandiscono il percorso di ricerca di Claudio Pavone, "Gli uomini e la storia" presenta alcuni dei contributi più rilevanti dello storico e propone una visione coerente della fase fondatrice della nostra Repubblica che affonda le sue radici fin dalla «crisi della democrazia risorgimentale». Cuore del volume è rappresentato dal saggio sulla continuità dello Stato tra il fascismo e l'immediato dopoguerra, pubblicato per la prima volta nel 1974, e sempre più attuale. Ogni saggio è legato nella chiara e puntuale prefazione di David Bidussa a una parola chiave (Resistenza tradita, zona grigia, totalitarismo), tracciando così un discorso unitario e coerente della cornice interpretativa dello storico di "Una guerra civile". Mai come oggi la società civile è tenuta a interrogarsi sul senso della storia e su un passato non ancora condiviso. È quindi sempre più opportuno rivolgersi agli studiosi che si sono dedicati con serietà e passione alla riflessione sulle costanti, che sembrano sempre ritornare, della nostra storia nazionale.
Questo libro, curato da Pauli poco prima della morte, raccoglie un insieme di saggi che ben rappresentano la consapevolezza che egli ebbe sempre vivissima del significato più generale di ogni ricerca scientifica, valida non solo per il risultato singolo ma per il contributo più ampio al sapere. I saggi, percorsi dal tema comune del valore e dei limiti della conoscenza umana, possono essere distinti in due categorie: la prima puntualizza i personali apporti dell'autore e di altri grandi fisici alla scienza contemporanea; la seconda è dedicata a riflessioni sul potere del pensiero e alla validità di alcuni concetti fondamentali della teoria dell'evoluzione biologica e della psicologia dell'inconscio. Con un saggio di Victor F. Weisskopf.
"L'umorismo non è rassegnato ma ribelle", scriveva Sigmund Freud nel suo celebre "Motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio" (1905). È la definizione più sintetica e precisa del Witz, del motto di spirito. Sarcastico e sfrontato, ("Che mio padre fosse un sarto, era un'idea condivisa soltanto da lui", Groucho Marx), molto spesso provocatorio ("Che differenza c'è tra una mamma ebrea e un rottweiler? Che il rottweiler, dopo un po', il bambino lo lascia andare. La mamma ebrea mai"), spessissimo travolgente. E quasi sempre di argomento ebraico. Il Witz, spiega Freud, "rappresenta anche il principio del piacere, che sa affermarsi contro le avversità delle circostanze reali". Infatti. Di avversità gli ebrei un po' se ne intendono. Si potrebbe quasi affermare che con le avversità abbiano maturato una certa empatia. Per carità, commentano i maestri, non scherziamo, ma nella vita ci vuole pazienza e umanità. Ed è proprio vero che dove non c'è umorismo, non c'è umanità. Leggete e divertitevi.
Bello è un concetto di inquietante complessità, un giacimento di idee e intuizioni dilatatosi nel tempo fino ai confini estremi della riflessione. Bello, bellezza, sono tra le parole più ricorrenti per definire immagini, aure, fantasie e nutrire estri letterari, indugi filosofici. Si parla di bello in riferimento all'aspetto di una persona, alla suggestione di un paesaggio, alla forza comunicativa di un'opera d'arte. Ma si usa anche per indicare la capacità argomentativa di un discorso, la qualità di un'idea, la coerenza di una legge o la configurazione di una galassia. Eppure, a dispetto di una così grande diffusione, non vi è affatto chiarezza né univocità nel modo di intendere questo concetto. Umberto Curi delinea un percorso affascinante e innovativo che, muovendo dal mondo classico greco-latino, quando il bello era ritenuto il requisito di ciò che non mancava di nulla, conduce al pensiero moderno e contemporaneo e ai "tremendi" angeli rilkiani, quando ormai il bello deve lasciare spazio all'assenza. L'apparire del bello, suggerisce Curi, coincide con la manifestazione di un'ambivalenza insuperabile, con la rivelazione di uno scandalo, con l'emergenza di una contraddizione, che tuttavia scalda il cuore e ci consola.
Peter Baker, Stefano Franchi, Martin Jay, Andy Lantz, Manuela Marchesini, Giacomo Marramao, Alberto Moreiras, Pedro Àngel Palou, Carlos Rodriguez, Teresa M. Vilarós e Hayden White conversano con stringenza sulla trama del nostro tempo, lacerata dal "drastico spiazzamento dell'egemonia occidentale" e dall'incapacità dell'economia di mercato di produrre una società.
Per Saxl, come già per Warburg, l'astrologia (e l'iconografia astrologica) occupa un posto centrale nella storia della tradizione classica, poiché le antiche divinità, travolte come tali dal crollo del paganesimo, sono però sopravvissute nel Medioevo non solo come nomi dei pianeti (o dei giorni della settimana), ma anche come simboli di altrettante "essenze", e del loro influsso sugli uomini e la loro vita. Il cristianesimo non aveva nulla da sostituire all'antico sistema astrologico, con la sua pretesa universalizzante di spiegare e prevedere i destini dell'uomo e il carattere di ognuno: tramandata (ma anche osteggiata) come una sapienza in sé chiusa e coerente, l'astrologia conservò quindi, quasi in un bozzolo, frammenti dell'antica scienza e dell'antica mitologia. Le strade di questa storia, che Saxl ripercorre con dominio delle fonti e delle immagini più disparate, portano da Babilonia al Rinascimento italiano attraverso tappe molteplici, fra cui hanno un posto specialissimo i greci e gli arabi. Passando per luoghi e culture così diversi tra loro, le figure degli dei e delle costellazioni vengono in più d'un modo ripensate, e perfino stravolte, ma restano pur sempre riconoscibili e per così dire "pronte al recupero" fino a comporre per la cultura occidentale un sensibile e ricchissimo deposito di memoria storica.
La nuova edizione, completamente rifatta e aggiornatissima, del manuale di riferimento sul disturbo psichico in età evolutiva secondo il modello di impianto cognitivista. I migliori specialisti ne ridefiniscono i presupposti, specificandone le esperienze applicative, cliniche e di ricerca, e rimodulando l'osservazione, la valutazione diagnostica e l'intervento psicoterapeutico riferiti ai più comuni quadri psicopatologici del bambino e dell'adolescente: Disturbi d'Ansia e dell'Umore, Ossessivo-Compulsivi, Oppositivo-Provocatori, Specifici dell'Apprendimento, da Sintomi Somatici, della Condotta, da Deficit di Attenzione e Iperattività, Post-Traumatici da Stress, Tic Motori, problematiche relative alla sfera della sessualità. Accanto alle tecniche più consolidate, vengono illustrati i trattamenti innovativi come la mindfulness e viene precisato il loro utilizzo strategico in funzione dell'organizzazione del Sé e della qualità dei legami di attaccamento.
Consegnato a parole, miti, filosofie, letterature e arti, il primato della vista si identifica da sempre con il possesso del sapere e l'esercizio del potere. Se in greco antico il lessico del vedere e quello del conoscere sono tutt'uno e se per il Platone de "La Repubblica" è filosofo "chi ama lo spettacolo della verità", l'equivalenza di teoria e visione, che fonda e attraversa l'intera metafisica occidentale, non ha nulla del dato acquietante, anzi si configura come una drammaturgia che è urgente interrogare. Un excursus dai grandi personaggi tragici a Freud, dalla mitologia classica alle testimonianze figurative più tarde, dai dialoghi platonici a Orwell, in cui l'autore indaga le ragioni che rendono lo sguardo così potente.