Ci sono bar che sono piccole oasi dove ogni tanto irrompe una sapienza pratica che regala a tutti un'occasione migliore per uscire fuori e andare a fare il proprio dovere, con una parola in più sulla vita. Ci sono parole, come l'ebraico dabar, che sono mondi, che ammoniscono su quanto può essere severa la vita e le parole con cui la abitiamo. Questo libro vorrebbe stare all'incrocio tra il bar e il dabar, tra il sorriso dello humour e la serietà delle cose, offrendo quattro chiacchiere su Dio e sulla fede, vigilando speranzosi sulla possibilità di una grazia. Le sezioni in cui è diviso il libro rimandano a quelle tradizionali della teologia, intesa come disciplina scientifica. Dato tuttavia che le cose serie necessitano di un aspetto giocoso, l'ultima sezione è l'«apologetica», ossia quella parte della teologia polemica, speriamo sempre rispettosa, ma vivace, come le discussioni nei bar di una volta, la domenica, dopo la messa. Può sembrare paradossale, ma una buona teologia dovrebbe mantenere una sana inquietudine di fronte alle parole che la tradizione le ha affidato. Dovrebbe avere la stessa accortezza dell'artificiere con la polvere da sparo, o dell'insegnante con l'anima dell'adolescente.
Nell'attuale società plurale sembrano convivere e confrontarsi due «mondi»: quello dello spazio laico e quello dello spazio religioso. Il grande rischio è l'irrigidimento. Le religioni rischiano l'integralismo e lo spazio laico rischia una neutralità che esclude per principio le religioni. Questi due atteggiamenti non portano da nessuna parte. Sono sterili. Abbiamo bisogno che religioni e spazio laico entrino in dialogo; anzi, abbiamo bisogno di un'autocomprensione che ci renda adeguati ai giorni che stiamo vivendo, sia nello spazio laico che nello spazio religioso. L'orizzonte che si apre è amplissimo. E si preannuncia estremamente fecondo. Occorre pertanto dare l'avvio a una riflessione comune e partecipata, che possa progressivamente approfondirsi e rivelare strade nuove e promettenti. L'intenzione di questo testo è quella di stimolare un ripensamento del rapporto fra religione/i e spazio laico. Un ripensamento che produce anche una revisione della forma di entrambi. Desideriamo aprire questo cammino per amore della società di domani. Con l'intento di dare un piccolo contributo alla civiltà nuova che sta nascendo. In che modo le religioni possono diventare minoranze generative nella società? Come ripensare la laicità dentro una società plurale in cui permane un'intensa ricerca spirituale? Quale educazione adottare per formare uomini e donne capaci di abitare una nuova civiltà?
Un nuovo libro che faccia l'apologia della pace non serve. Serve, e molto, ogni contributo che aiuti lo sviluppo del pensiero critico intorno a una sfida radicale per tutta l'umanità, in merito alla quale si addensano tradizionalmente pregiudizi, forme di stupidità, trivialità, discorsi interessati e parole dette in malafede. Dare un contributo di questo tipo è lo scopo di queste pagine scritte da due autori con competenze diverse, ma qui accomunati nel tentativo di offrire spunti di meditazione che vadano oltre l'esistente. Possono venire alla luce un'esistenza, una società e una storia che si svolgano nella libertà dal principio di potere e di guerra? «Da parte nostra», scrivono gli autori, «la risposta non può che essere positiva, ma potrà esserlo solo se si accetta il rischio di pensare altrimenti, superando i luoghi comuni del pensiero convenzionale e facendo nostro il valore essenziale della responsabilità». Dichiarare impossibile la pace è già un gesto che equivale ad abdicare alla nostra umanità. Non esiste una posizione asettica. Il tipo di pensiero che sviluppiamo è inscritto nel nostro modo di esercitare la responsabilità storica per la condizione dell'umanità e del pianeta. Più si accetta questa responsabilità con coraggio e fedeltà e più si riesce a cogliere la verità della pace.
Gli abusi sessuali, di coscienza e di potere all'interno della Chiesa e, in particolare, della vita consacrata, costituiscono un fenomeno complesso, che va ben oltre la perversione di alcuni suoi ministri e si inscrive all'interno di un quadro sistemico e multifattoriale. La questione del potere, del suo esercizio e delle sue eventuali derive rappresenta una chiave di lettura promettente sia per una corretta comprensione del fenomeno che per l'attivazione delle adeguate misure di prevenzione e di contrasto di una «cultura ecclesiale dell'abuso». Prefazione di Carla Corbella.
Le Perle di don Dolindo raccolgono un gran numero di brevi e folgoranti frasi del sacerdote e mistico napoletano. Sono perle attraversate da un unico «filo»: essere il nulla in Dio e portare Dio tra gli uomini.
Alcune donne e alcuni uomini, vissuti dalle origini del cristianesimo all'epoca contemporanea, sono stati dichiarati dottori della Chiesa dai papi, dalla fine del sec. XIII ad oggi. Se ne contano trentasette, metà dei quali sono padri della Chiesa che hanno operato entro il sec. VIII. I loro testi continuano ad arricchire il magistero della Chiesa e a nutrire lo spirito di innumerevoli lettori. I dottori della Chiesa con i loro scritti costituiscono un patrimonio che merita di essere condiviso con chiunque voglia conoscere il pensiero cristiano e ricevere insegnamenti spirituali. La peculiarità di questo testo è di presentare tutti i dottori in un unico agile volume, insieme ai padri della Chiesa dei primi secoli.
"La Bibbia, mi sembra, non è mai stata pensata per funzionare come un manuale di istruzioni punto per punto. Piuttosto, si propone a noi come un invito ad esplorare. O meglio, la Bibbia, semplicemente per il suo essere antica, ambigua ed eterogenea, ci distoglie dal semplice percorso di aspettarci da essa risposte chiare e ci guida verso una ricerca più sottile, interessante e soprattutto sacra. Questa ricerca si riassume in un'idea biblica bella, profonda, troppo spesso non considerata, ma assolutamente centrale e liberatoria, che dà forma a tutto ciò che intendo dire in questo libro: la saggezza. Guidarci verso la saggezza, scalciando e urlando se necessario: questo è lo scopo della Bibbia. Peter Enns Con uno stile leggero, al limite dell'impertinente, Peter Enns ci accompagna in questo viaggio avventuroso alla riscoperta della Bibbia. La domanda di fondo che lo muove è: si può immaginare Dio in un modo diverso da come ce lo hanno presentato queste pagine sacre? La risposta è che non solo si può, ma si deve, perché questo è esattamente ciò che hanno fatto gli scrittori biblici rispetto a quelli che li avevano preceduti. Ogni epoca richiede una faticosa ridefinizione di chi sia Dio e di cosa dice alle nostre vite. [...] La comprensione del volto di Dio è l'oggetto di una sfida interminabile che coinvolge ogni nuova generazione che si affaccia a questo mondo. Non si tratta, certo, di archiviare le visioni precedenti considerandole irrimediabilmente superate, ma di saper cogliere quali aspetti della rivelazione hanno un valore permanente e quali possono (e devono) essere ricompresi alla luce della crescita umana. Il cantiere entro cui siamo invitati a entrare potrebbe non avere mai fine, ma è il prezzo da pagare quando si sceglie di costruire una cattedrale e non limitarsi a una cappellina." (Dalla Prefazione di Gian Luca Carrega)
Il Rosario, preghiera tra le più antiche e popolari, è presentato in maniera nuova e originale. Queste pagine introducono nella contemplazione dei misteri di Gesù, riletti alla luce del Vangelo. Alle quattro serie di misteri se ne aggiunge una quinta, che contempla i «misteri della resurrezione» come vissuti dai protagonisti evangelici. In compagnia di Maria il Rosario, vissuto con il Vangelo in mano, diventa una mappa sicura per il cammino d'ogni giorno.
Ha ancora senso sposarsi o è meglio prendersi un cane, un gatto, un porcellino d'India? La tesi del libro è che sposarsi sia sensatissimo e richieda due grandi alleati: la fede in Dio e fiumi di ironia. Grazie all'ironia, una moglie può ridere di tutto e soprattutto di se stessa e delle sue scoperte, come il potere salvifico delle uova, non tanto per l'anima, quanto per gli affamatissimi familiari, quando è tardi e non c'è niente di immediatamente commestibile per cena. L'autrice, malgrado la sua vita sconclusionata, in cui fa il bucato di notte e nei week end, manco fosse un hobby, ha scoperto il segreto della felicità coniugale e da allora va ripetendolo a tutti: «Amatevi finché morte non vi separi». Per riuscirci, sconsiglia di perdere tempo aspettando il principe azzurro o Mr Giusto e invece incoraggia ad arruolare alla causa del matrimonio un brav'uomo, ovvero un classico esemplare maschile, capace di fare una sola cosa per volta, di dire sempre la frase sbagliata e di non trovare mai niente nei cassetti, ma disposto a farsi muro, per proteggere sua moglie e amarla come la propria carne. Per contribuire alla riuscita del matrimonio si consigliano alle mogli un regolare training di esercizi di perdono e tecniche di accoglienza e allenamento alla gratitudine, accettando di passare sopra al fatto che il marito non sia perfetto. Se Dio si è fidato abbastanza degli sposi da fargli amministrare il sacramento del matrimonio, a loro spetta fidarsi di Lui, che li ha abbinati per la loro felicità, confidando che sarebbero riusciti a tenere tutto insieme.
Partendo da una visione integrale dell'uomo, tra ciò che è e ciò che è chiamato ad essere, il libro approfondisce alcuni temi legati alla formazione alla vita consacrata. Il primo tema riflette sull'importanza della Parola di Dio nell'iter formativo, alla luce dell'esortazione apostolica di Benedetto XVI Verbum Domini. Il secondo tema considera il contributo di Vladimir Lossky sulla vocazione dell'uomo, tra redenzione e deificazione. Infine gli ultimi temi sono: il ruolo della relazione nell'esercizio della leadership e la centralità dell'azione della grazia nella formazione, in riferimento ad un'esperienza concreta in cui si riflette sull'uso dei media digitali, sull'identità e sull'accompagnamento come occasione di crescita per educandi e educatori.
L'idea dell'arte in comunione nella libertà trova origine nell'esperienza mistica di Chiara Lubich che la incoraggiò, durante la sua esistenza, quale fondatrice del Movimento dei Focolari. La sua visione è stata assunta da alcuni artisti con cui l'autore ha condiviso e condivide il percorso descritto in questo libro. Sulla base della storia artistica maturata è possibile articolare anche la proposta inedita di un'alleanza fra arte ed economia, come anello di congiunzione capace di umanizzare entrambe. È auspicabile questa complicità di comunione per un'estetica nuova, come dimostrano le «sintonie creative» di testi poetici, canzoni, dipinti... tra più autori. Prefazione Stefano Zamagni.
Brno dicembre 1970: una donna riceve l'ordinazione presbiterale per mano del vescovo Felix Davídek, nella Chiesa cattolica clandestina della Cecoslovacchia comunista. Ludmila Javorová (nata il 31 gennaio 1932) entra così, rispondendo a un bisogno impellente della comunità ecclesiale e della resistenza civile, in una doppia spirale di silenzio: quella di una Chiesa perseguitata e quella imposta in seguito da quella stessa Chiesa cattolica che, per non mettere in discussione la teologia e la disciplina del sacramento dell'ordine, non solo dichiarò invalida la sua ordinazione, ma tentò in tutti i modi di occultarne la memoria. Questo silenzio fa male a tutti e in primo luogo alla Chiesa stessa: per romperlo si intrecciano le domande di Zden?k Jan?a?ík, prete salesiano, e le risposte di Ludmila, che conserva intatta la consapevolezza del suo ministero e la disarmante dedizione con cui lo vive. Per le stesse ragioni l'intervista, uscita nel 2020 a Praga, viene ora proposta in lingua italiana, perché il silenzio abbia fine e la memoria liberata possa continuare a dare testimonianza e animare la riflessione, alimentando un circolo virtuoso inarrestabile. Il volume, tradotto da Ane?ka ?áková, è qui introdotto da un saggio a firma di Marinella Perroni e Cristina Simonelli, per illustrare al pubblico italiano il quadro storico e la portata teologica dell'esperienza presentata.