In continuità con il primo e secondo volume, già pubblicati da Il Pozzo di Giacobbe anche quest'anno viene offerto un breve commento alle letture domenicali (anno liturgico A). L'intenzione è quella di presentare alcune chiavi esplicative che favoriscano una maggiore comprensione dei testi e alcuni spunti di riflessione. La brevità dei commenti è in qualche modo l'incipit di una riflessione che dalla lettura dovrebbe poi proseguire nel lettore. Leggere un testo, infatti, non è mai un'azione passiva: le parole di uno scritto incontrano la vita di chi legge, di chi queste parole le fa entrare dentro il proprio vissuto, la propria realtà e le fa proprie. La Parola di Dio ha bisogno di parole umane, parole che la esprimano, la rendano udibile, leggibile e parole che, nel divenire della consapevolezza e della comprensione umana, la comprendano e la presentino come una tavola imbandita su cui il Cibo-Parola si offre in tutta la sua pienezza di vita. Questo volume, come già quelli dedicati all'anno B e all'anno C, vuole quindi essere una piccola tavola dove ogni domenica il lettore può trovare un "condimento" alla Parola che la liturgia propone.
Il testo biblico non affronta il problema del male come una realtà in sé per la quale individuare una soluzione, almeno in modo chiaro e distinto, come si vorrebbe talvolta; ma neanche si limita adefinire il male come un mistero per rinchiuderlo in qualche angolo del conoscibile umano il cui accesso è riservato a pochi eletti. Più che presentare una soluzione alla questione del male la Bibbia offre un itinerario che aiuti l'essere umano a rapportarsi con tale realtà che, se pur anch'essa finita e limitata, è costantemente presente nell'esperienza umana. Questo libro aiuta a percorrere le strade del male mostrandone i limiti e l'appartenenza al mondo creaturale. Ma anche come il male e il bene si riconducono alla libertà, arma potente nelle mani dell'umanità.
"Una Parola Domenicale"!
Quale parola, però? Non quella che la Chiesa, con l'arte finissima di cui sa essere l'autrice, compone ogni settimana in un quadretto fatto di Antico Testamento, di poesia, di antifone e versetti tratti dai Salmi, con ben meditate orazioni, con brani apostolici neotestamentari e, finalmente, con un testo dei Vangeli. Tutto questo è supposto. Non leggiamo qui nemmeno il frutto di quell'infelice costume che riduce le letture e le omelie domenicali al solo commento del "Vangelo della Messa", interpretando e impoverendo così, con una sintesi veramente "astratta", l'elaborato messaggio sapienziale che la Chiesa destina ai suoi fedeli ogni domenica. Come si può parlare, infatti, di Nuovo Testamento tacendo sull'Antico, e come ridurre l'Evangelo a una prosa spogliandolo della sua poesia e della sua mistica?
No! Qui incontriamo una, e una sola risonanza della presupposta integra lettura delle Scritture di ciascuna delle liturgie domenicali. Questa risonanza emerge dalla coscienza di una persona che ha bene ascoltato tutta la Parola, rimanendone colpita in un modo che manifesta la complessità della ricezione che quella Parola trova nella sua sensibilità intelligente e affettiva. Ricordiamo la sentenza latina: “Quidquid recipitur ad modum recipientis recipitur” (tutto quanto è ricevuto, viene ricevuto secondo la modalità di colui che lo riceve).
Qui sta la forza e la grande utilità di queste scintillanti parole domenicali di Ester Abbattista. Cadendo nella sua coscienza di cristiana desta e consapevole, le diverse liturgie domenicali della Parola creano dei cortocircuiti inaspettati di fede, di speranza e di amore che ci aprono la vista su orizzonti nuovi, altrettanto inattesi, ma sempre ben radicati in un autentico sentire evangelico.
La domenica era e dovrebbe continuare ad essere un tempo privilegiato per riposare, fermarsi e pensare. Il problema è che a volte per pensare, riflettere ci vuole un’idea, un input, qualcuno o qualcosa che ci risvegli dal sonno soporoso del nostro «fare» quotidiano. La tradizione ebraica, nel giorno dello Shabbat, e quella cristiana, nel giorno della Resurrezione, offrono da più di duemila anni una Parola che si rivolge sempre nuova all’uomo e alla donna nell’oggi della storia. Compren- dere questa Parola, però, non è sempre facile; scritta tantissimo tempo fa in modi, lingue e ambienti lonta- ni, richiede delle chiavi di lettura per dischiudere quel messaggio attuale che interpella il lettore di oggi. Di fronte ad essa spesso ci si ritrova come l’etiope che Fi- lippo incontra sulla strada verso Gaza. Vedendolo con il libro del profeta Isaia in mano, gli chiede: «capisci quello che stai leggendo?» E quegli risponde: «E come potrei capire se nessuno mi guida?» (At 8,30-31). Da qui il desiderio, da parte dell’autrice, di mettere a dispo- sizione la propria competenza biblica e teologica per offrire anche ai «non addetti ai lavori» delle chiavi di comprensione e degli spunti di riflessione sulla Paro- la che la liturgia domenicale offre ai credenti e, perché no?, anche ai non credenti di oggi.