Solo ora, raccolti insieme nella loro integralità, i nove libri che formano il progetto Homo sacer acquistano il loro vero significato. Il fitto gioco dei rimandi interni, la ripresa incessante e lo svolgimento dei temi di volta in volta enunciati disegnano un'architettura imponente, articolata in quattro sezioni. Nella prima viene tracciato il programma di una messa in questione dell'intera tradizione politica dell'Occidente alla luce del concetto di nuda vita o di vita sacra (Il potere sovrano e la nuda vita, 1995). Nella seconda sezione questo programma viene svolto attraverso una serie di indagini genealogiche: (Iustitium. Stato di eccezione, 2003; Stasis. La guerra civile come paradigma politico, 2015; Horkos. Il sacramento del linguaggio, 2008; Oikonomia. Il Regno e la Gloria, 2007; Opus Dei. Archeologia dell'ufficio, 2012). La terza sezione sottopone l'etica alla prova di Auschwitz (Auschwitz. L'archivio e il testimone, 1998). La quarta sezione, infine, elabora i concetti essenziali per ripensare da capo l'intera storia della filosofia: forma-di-vita, uso, inoperosità, modo, potere destituente (Altissima povertà, 2011; L'uso dei corpi, 2014). L'archeologia del pensiero politico e filosofico occidentale sviluppata nel progetto Homo sacer non si limita, infatti, semplicemente a criticare e correggere alcuni concetti o alcune istituzioni; si tratta, piuttosto, di revocare in questione il luogo e la stessa struttura originaria della politica e dell'ontologia, per portare alla luce l'arcanum imperii che ne costituisce il fondamento e che era rimasto, in esse, insieme pienamente esposto e tenacemente nascosto. In questa edizione definitiva sono stati restituiti i titoli del progetto originale e sono state inserite le integrazioni - come la lunga nota sul concetto di guerra - e le correzioni volute dall'autore.
Giorgio Agamben ha raccolto in questo volume un'ampia scelta dei suoi saggi inediti o sparsi in riviste oggi introvabili, dal 1980 a oggi. Ordinati in tre sezioni distinte (Linguaggio, Storia, Potenza), i diversi motivi del suo pensiero ruotano ostinatamente intorno a un unico centro, che il titolo compendia nella formula: la potenza del pensiero. In ognuno di questi testi è, infatti, in corso un esperimento, in cui la posta in gioco è ogni...
"Dalla teologia cristiana derivano due paradigmi politici in senso lato, antinomici ma funzionalmente connessi: la teologia politica, che fonda nell'unico Dio la trascendenza del potere sovrano, e la teologia economica, che sostituisce a questa l'idea di una "oikonomia" concepita come un ordine immanente - domestico e non politico in senso stretto - tanto della vita divina quanto di quella umana. Dal primo, derivano la filosofia politica e la teoria moderna della sovranità; dal secondo, la biopolitica moderna fino all'attuale trionfo dell'economia e del governo su ogni altro aspetto della vita sociale". Con quest'opera, qui riproposta con un inedito apparato iconografico, l'indagine sulla genealogia del potere iniziata da Agamben con "Homo sacer" giunge a uno snodo decisivo. Il potere moderno - mostra Agamben non è soltanto "governo", ma anche "gloria" e gli aspetti cerimoniali, liturgici e acclamatorii che siamo abituati a considerare come un residuo del passato costituiscono invece tuttora la base del potere occidentale. Attraverso un'analisi affascinante delle acclamazioni liturgiche e dei simboli cerimoniali del potere, dal trono alla corona, dalla porpora ai fasci littori, lo studioso getta una luce nuova sulla funzione del consenso e dei media nelle democrazie moderne. Un libro che rinnova profondamente tutta la nostra visione della politica.
Il giuramento riveste un ruolo essenziale, in quanto "sacramento del potere", nella storia politica e religiosa dell'Occidente. Tuttavia, malgrado i numerosi studi di linguisti, antropologi e storici del diritto e delle religioni, manca una visione d'insieme del problema, che cerchi di dar ragione della funzione strategica che questa istituzione ha svolto all'incrocio di diritto, religione e politica. Che cos'è il giuramento, se sembra mettere in questione l'uomo stesso come animale politico? Da questa domanda deriva l'attualità dell'archeologia del giuramento proposta dal libro. Attraverso un'indagine di prima mano sulle fonti greche e romane, che ne mette in luce il nesso con le legislazioni arcaiche, la maledizione, i nomi degli dei e la bestemmia, Giorgio Agamben situa l'origine del giuramento in una prospettiva nuova, che ne fa l'evento decisivo nell'antropogenesi, ovvero nel diventar umano dell'uomo, iI giuramento ha potuto costituirsi come "sacramento del potere" perché esso è innanzitutto il "sacramento del linguaggio", in cui l'uomo, che si è scoperto parlante, decide di legarsi al suo linguaggio e di mettere in gioco, in esso, la vita e il destino.
Questo libro di Agamben è dedicato ai problemi del metodo e diviso in tre parti, corrispondenti ad altrettante riflessioni su tre spetti specifici: a) il concetto di paradigma; b) la teoria delle segnature; e) la relazione fra storia e archeologia. Spunto per queste considerazioni è l'indagine sul metodo di uno studioso come Michel Foucault, sul quale Agamben dichiara di aver avuto occasione, negli ultimi anni, di apprendere molto.
Questo libro propone la ricostruzione di quattro capitoli fondamentali della cultura europea: la teoria del fantasma nella poesia d'amore del '200 (La parola e il fantasma); il concetto di malinconia dai Padri della chiesa a Freud (I fantasmi di Eros); l'opera d'arte di fronte al dominio della merce (Nel mondo di Odradek); la forma emblematica dal '500 alla nascita della semiologia (L'immagine perversa). Così la ricostruzione della teoria del fantasma nella filosofia medievale apre la via a una interpretazione della teoria dell'amore cortese e a una lettura inedita di alcuni testi poetici: da Cavalcanti a Dante.
"Profanare significa restituire all'uso comune ciò che è stato separato nella sfera del sacro". Questa definizione è il filo d'Arianna che orienta il lettore nel suo viaggio attraverso le nove prose brevi, a metà fra la scrittura filosofica e la letteratura, in cui Agamben ha raccolto in una sorta di compendio ultimo i motivi più urgenti e attuali del suo pensiero. Dalla teoria del soggetto, riformulata come rapporto intimo fra Genio e lo al problema del tempo messianico, esibito in figure ed esperienze concrete; dalla parodia come modello della letteratura alla magia come canone dell'etica. Fino al testo più lungo, che dà il titolo alla raccolta, in cui la profanazione si rivela come il compito politico del nostro tempo.
Quale sarà il volto estremo dell'uomo? Alla fine della storia ritroveremo l'animale, come prospettano, in singolare e discorde consonanza, sia gli ultimi dialettici sia gli antichi messianici? Animalità antropomorfa e umanità teromorfa costituiranno il nostro mobile orizzonte post-storico? Più che dalle filosofie della congiunzione uomo-animale, Agamben parte dal ripensamento del 'mistero pratico-politico' della loro separazione.
"L'essere che viene: né individuale né universale, ma qualunque. Singolare, ma senza identità. Definito, ma solo nello spazio vuoto dell'esempio. E, tuttavia, non generico né indifferente". Così veniva presentata nel 1990 la prima edizione di questo libro. Nella "Postilla 2001" aggiunta a questa edizione, l'autore non può che constatare che ciò che all'inizio era solo un'ipotesi - l'assenza d'opera, la singolarità qualunque, il "bloom" - è diventato realtà.
Le circostanze storiche (materiali, tecniche, burocratiche, giuridiche) in cui è avvenuto lo sterminio degli ebrei sono state sufficientemente chiarite. Ben diversa la situazione per quanto concerne il significato etico e politico dello sterminio o anche soltanto la comprensione umana di ciò che è avvenuto, cioè in ultima analisi la sua attualità: quello che impedisce ad Agamben di sentirsi appagato dalla pseudosoluzione giuridica del problema dell'Olocausto (termine che egli contesta), dalla riduzione del fenomeno a crimine o mostruosità incomprensibile. "La verità intera è molto più tragica e spaventosa".