La lunga "coda" delle celebrazioni del 150º della proclamazione del Regno d'Italia (1861-2011) ha portato con sé una recrudescenza della polemica delle "ragioni del Sud" contro il Nord (essenzialmente piemontese) invasore cui ha fatto da contraltare un rinnovato "partito piemontese". Fra le voci più serie di questo schieramento c'è senz'alcun dubbio lo storico Alessandro Barbero, che in un fortunato saggio polemico, "I prigionieri dei Savoia" (Laterza 2012) ha radicalmente criticato i fondamenti storici della deportazione sabauda di migliaia di soldati borbonici sconfitti e "non cooperanti" al forte di Fenestrelle. L'autore, "encomiasticamente" citato nel saggio di Barbero, ricostruisce qui l'intera vicenda, che al di là di "meridionalismo" e "partito piemontese" mira ad un solo obbiettivo: la riscoperta della verità storica.
La Repubblica Romana, breve episodio rivoluzionario che coinvolse la città di Roma nel 1849, è a tutt'oggi uno dei pochi Miti risorgimentali che paiono reggere alla crescita della critica storica e al superamento della retorica nazionalista del XIX secolo. Garibaldi, Mazzini, Armellini e Saffi costituiscono ancor oggi delle figure storiche che non di rado vengono elevate ad esempi e modelli di una vera e propria liturgia laica. Alla prova dei documenti storici, anche rappresentazione aulica diviene più concreta e complessa. "Lo studio di un momento storico polarizzante quale fu l'esperienza della Repubblica Romana può fornire un contributo importante alla comprensione delle contraddizioni che ancora affliggono una Nazione che, pur avendo radici storiche tra le più antiche del mondo, stenta a definirsi in maniera coesa, condivisa e unitaria come tale. (...) E' vero che l'identità italiana è in qualche modo plurale, perchè la nostra più di altre è una nazione connotata da una multi-culturalismo ante litteram. La creazione di una memoria comune costituisce quindi una conquista imprescindibile per la salvaguardia del nostro paese." Dalla Prefazione di Giovanni Alemanno