Storie vere, vissute da persone conosciute, si intrecciano nell'Aggadàh ad avvenimenti fittizi e personaggi leggendari, con l'obiettivo di far riflettere su una domanda centrale dell'ebraismo: non chi è Dio?, ma che cosa vuole Dio da noi? Per questo l'Aggadàh mantiene intatti nei secoli la sua freschezza e il suo fascino. Sono storie di miracoli, di carità, di speranza, di dolore, di assenza, storie si esilio, di redenzione, che hanno per protagonisti Maestri, Sapienti, discepoli di Sapienti, uomini e donne comuni. Storie apparentemente ingenue che riconducono alle questioni umane essenziali: il bene, il male, la vita, la morte, la giustizia, la fedeltà, le responsabilità personali e per questo vanno al di là del mondo ebraico e hanno qualcosa da dire agli uomini e alle donne del nostro tempo. L'Aggadàh, termine ebraico che vuol dire narrazione, è una fonte molto importante per la conoscenza delle concezioni spirituali e religiose del giudaismo rabbinico postbiblico. Attraverso i racconti gli autori antichi ricapitolano e attualizzano gli avvenimenti salvifici della storia d'Israele con Dio. Volume di J. Fraenkel.
Soltanto in tempi recenti, la globalizzazione della religione è divenuta oggetto di studio nelle scienze umane, soprattutto in campo sociologico, mentre una simile intensa attenzione non sembra aver toccato l’analisi storica della mondializzazione del sacro e del secolare.
L’analisi dei rapporti instauratisi in passato tra religioni e secolarizzazioni sviluppata nelle pagine seguenti propone un approccio globale alla questione e, proprio considerando lo sfondo estremamente mutevole su cui si muove, intende offrire alcune coordinate introduttive utili a orientarsi in territori soltanto marginalmente esplorati dagli storici. La scelta di circoscrivere l’osservazione alle tre “religioni del Libro” è un limite consapevolmente posto a questa ricerca, non tanto perché altre confessioni non abbiano un peso rilevante o non siano toccate da fenomeni assimilabili alla secolarizzazione, ma in quanto le tre fedi monoteistiche hanno tra loro tratti, luoghi di influenza e traiettorie, almeno in parte, comuni. La comparazione risulterebbe, infatti, più frammentata se ampliata ad altre “esperienze del sacro” e, non da ultimo, richiederebbe specifiche ed estese competenze su mondi assai complessi.
Ricostruire le origini delle relazioni tra sacro e secolare in una prospettiva globale, evitando semplificazioni svianti e catastrofismi immotivati, può aiutare a capire le ragioni del loro instabile equilibrio, ma anche a comprendere come sia possibile tenere insieme libertà individuali e legami comunitari nell'ingarbugliato "villaggio globale".
La cronaca propone sempre più spesso occasioni per riflettere sul rapporto tra religioni e politica: dall’educazione familiare ai simboli religiosi nei luoghi pubblici, dai cambiamenti di regime alle intromissioni delle credenze morali nell’elaborazione delle leggi. Di fronte alle tensioni attuali è opportuno conoscere le origini di questo rapporto contrastato: misurare quale impatto abbiano avuto i conflitti tra sacro e secolare sulla scuola, sul matrimonio, sulla scienza o sulla organizzazione delle società aiuta a comprendere come le fedi hanno contribuito a forgiare il mondo globalizzato. La ricca dialettica tra fenomeni religiosi e processi di secolarizzazione è frutto di percorsi che nell’ebraismo, nel cristianesimo e nell’islam hanno seguito traiettorie diverse, ma che si sono tra loro continuamente incrociati. Uno sguardo plurale, che riflette su fedi e forme differenti dell’attuale pensiero laico e, allo stesso tempo, coglie le loro influenze reciproche lungo i secoli.
Indice
Introduzione
1. I confini della storia
2. Società in movimento
2.1. Fedi e società moderne
2.2. Famiglie nella secolarizzazione
2.3. Le religioni a scuola
3. La politica delle religioni
3.1. La laicità dello stato
3.2. Il potere della fede
3.3. Religioni rivelate e democrazia politica
4. I nuovi interrogativi
4.1. Un mondo uscito da Dio
4.2. “Multisacro” o “multisecolare”?
L'inesausto "pensare" di Israele sembra trovarsi al crocevia tra la riflessione speculativa di natura più propriamente filosofica, l'esegesi talvolta "avventurosa" - dei testi biblici e talmudici, le intuizioni mistiche della qabbalah e la sterminata produzione della normativa rabbinica, la halakhah. L'opera si propone di guidare il lettore in un viaggio lungo e affascinante, spesso sorprendente e inatteso, finalizzato a cogliere i momenti e le figure fondamentali del pensiero ebraico, avventura religiosa e intellettuale qui presentata e spiegata da un grande maestro.
L'inesausto "pensare" di Israele sembra trovarsi al crocevia tra la riflessione speculativa di natura più propriamente filosofica, l'esegesi talvolta "avventurosa" - dei testi biblici e talmudici, le intuizioni mistiche della qabbalah e la sterminata produzione della normativa rabbinica, la halakhah. L'opera si propone di guidare il lettore in un viaggio lungo e affascinante, spesso sorprendente e inatteso, finalizzato a cogliere i momenti e le figure fondamentali del pensiero ebraico.
Nei confronti del popolo ebraico, scelto da Dio e spesso perseguitato dagli uomini, lungo i secoli sono sorti molti pregiudizi e stereotipi, per lo più negativi. Questo saggio - scritto da una ebrea impegnata da anni nel dialogo ebraico-cristiano - si propone di aiutare il lettore non-ebreo a comprendere il perché certi pregiudizi si sono diffusi e di guidare il lettore ebreo a riscoprire la propria identità più vera, a volte compromessa dall'ostilità dell'ambiente. Un viaggio attraverso la Scrittura e la storia per scoprire la bellezza di guardare il mondo con gli occhi dell’altro. Senza pregiudizi.
Antiche parole ebraiche sono chiamate a parlare di questioni attuali. Mentre fa emergere il nesso tra economia, etica e politica, l'autrice segue il cammino dell'ebraismo odierno che sa dar voce alla propria saggezza millenaria per accogliere le nuove sfide del tempo globale. Le questioni della cittadinanza e dell'esilio, del rifiuto dell'altro e dei diritti, si alternano ai temi di ecologia e di bioetica. Ogni aforisma, ogni paragrafo, si offre separatamente alla lettura. Sta qui il fascino di queste pagine, scandite con ritmo quasi poetico, dove la passione si accompagna al rigore. Sullo sfondo di una lontananza quasi desertica, dove tutto assume contorni più precisi, risuonano le parole dei filosofi, di Spinoza e Wittgenstein, Arendt e Benjamin, Maimonide e Lévinas, che si coniugano con quelle di rabbini, poeti e kabbalisti, in una polifonia che restituisce il grande dialogo della tradizione ebraica.
Un libro che fa ridere, pieno di barzellette e di battute spiritose. Ma l'argomento è serio: figure, luoghi e modi di un popolo - quello ebreo della diaspora - il cui genocidio è stato anche un genocidio culturale: ha significato la morte di un intero mondo, un grave impoverimento collettivo. E' la tesi brillantemente argomentata nel volume attraverso le fonti originali (pp. 240).