Dodicesimo volume della collana Lectio, in coedizione con la Gregorian and Biblical Press. L'autore si interroga su quali rapporti esistano tra tipologia e cristologia. La prima indica il processo con cui i primi cristiani interpretarono situazioni e figure dell'Antico Testamento come antecedenti (tipi) di senso della persona e vicenda di Gesù. Comprendere a fondo come i primi cristiani utilizzarono questa tecnica interpretativa e la misero in atto nella stesura dei vangeli equivale a far luce sul processo di elaborazione della cristologia primitiva. L'autore va oltre l'abituale prospettiva apologetica con cui si affronta(va) il discorso della tipologia.
Nel contesto culturale del I secolo della nostra era, scrivere una vita di Gesù, quello che noi chiamiamo un vangelo, costituiva una sfida apparentemente impossibile da accettare. Non c?era soltanto da ispirarsi al precedente biblico: le vite di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, di Giuseppe, di Mosè e di altri eroi. Bisognava anche affrontare il genere greco-romano della biografia, i cui protagonisti erano esclusivamente dei grandi uomini, che godevano di un ampio riconoscimento sociale. Ora, Gesù, rifiutato dai suoi correligionari perché morto in croce come bestemmiatore e approfittatore della buona fede popolare, non poteva a priori pretendere di avere una biografia di questo tipo. I vangeli sinottici hanno, perciò, riconfigurato il genere «biografico» dell?epoca avvalendosi in modo inedito e creativo del riconoscimento. Dietro alla nascita del genere evangelico c?è, dunque, l?invenzione di un modello narrativo di insieme, il cui punto focale è il riconoscimento di Cristo nel suo paradosso pasquale. Questo modello è la ragione d?essere dei racconti attribuiti a Matteo, Marco e Luca.