Per restituire all'infanzia luoghi da abitare, per assicurare spazi e tempi opportuni alla comunità, recuperando i tratti costitutivi dello spazio urbano, il discorso pedagogico si può spingere in un dialogo serrato e competente con le discipline che concorrono a definire e strutturare gli spazi di vita dell'infanzia: architettura, urbanistica, politica. Il testo presenta in tal senso alcune buone pratiche, legate a una gestione democratica della città, in cui alla dimensione tecnica della pianificazione urbana si affianca la dimensione della partecipazione sociale, dei bambini in particolare, soggetti tradizionalmente esclusi dalle decisioni amministrative.
Entriamo, con le riflessioni raccolte in questo volume, nel "laboratorio" della crescita umana, per cogliere i segni che accompagnano lo schiudersi della vita e il suo realizzarsi, sin dall'inizio, in un universo di relazioni. Il lettore è guidato a conoscere i volti dell'infanzia che abita il nostro tempo, a scoprirne i bisogni e le risorse, ad ascoltarla e ad ascoltarsi attraverso essa. In quanto "primo mondo" in cui il bambino dà inizio alla sua esistenza, la famiglia viene rilanciata come matrice originaria di significati, in relazione alle sfide che provengono dai nuovi modi di essere padre e madre oggi. Il recupero del "familiare" diventa promozione anche di una genitorialità sociale, che trasforma la comunità in "culla emotiva" dove i bambini vengono accolti.
Monica Amadini è ricercatore di Pedagogia Generale presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia. E' membro del comitato direttivo del Centro Studi Pedagogici sulla Vita Matrimoniale e Familiare (CeSPeF). Ha pubblicato: Memorie ed educazione, La Scuola, Brescia 2006.