Al centro del dibattito pubblico attuale, le norme alimentari ebraiche coinvolgono sia l'aspetto etico (la sofferenza dell'animale) che quello politico (il rapporto con i territori e le identità locali), divenendo un fattore di divisione all'interno dei paesi europei. Ritenute intollerabili dal mondo ellenistico, hanno ricevuto un attacco anche dalla tradizione cristiana, a partire dalla predicazione evangelica e dalle Lettere di Paolo, alimentando così l'idea di un ebraismo chiuso in se stesso ed insensibile agli ideali universalistici dell'uguaglianza e della fraternità. Confrontandosi con argomenti divisivi come questi e intervistando rappresentanti autorevoli del mondo ebraico e cristiano, Davide Assael mostra come il dibattito sulle norme alimentari ebraiche sia il tassello di una deriva assimilazionista, provocando la reazione di movimenti identitari.
Esistono limiti e limiti. Alcuni appaiono ai nostri occhi come totalmente convenzionali. Si pensi, ad esempio, ai confini delle nazioni, modificati più e più volte a seconda del momento storico. Oppure al limite di un campo da calcio: deve essere per forza di 110 metri? Altri confini sembrano invece essere naturali e oggettivi. I limiti di una montagna, ad esempio, non paiono poter essere spostati a nostro piacimento. Di fronte a questo dilemma fra limiti naturali e convenzionali la tradizione si è sempre divisa in due fronti: chi ha sostenuto l’una, chi l’altra ipotesi. Il presente lavoro tenta, invece, di percorrere una via mediana che tenga conto di entrambi gli aspetti, interpretando il limite come una dialettica, in cui devono trovare soddisfazione punti di vista apparentemente opposti.
La relazione Giacobbe-Esaù si è imposta come uno dei grandi archetipi dell'immaginario occidentale. La vendita della primogenitura, il "furto" della benedizione paterna, il sogno della scala, la lotta con l'angelo, l'incontro fra i fratelli si sono man mano affermate come immagini della coscienza collettiva occidentale. Un'attenzione testimoniata sia dalla tradizione esegetico-biblica, sia dalla sensibilità artistica, che più volte, si pensi solo a Rembrandt, è tornata a rappresentare la storia dei due figli di Isacco. Ma ancor più, questa relazione è un momento importante per la storia dell'umanità: per la prima volta si propone l'ideale di una fratellanza universale, capace di costruire vincoli di appartenenza che superano i tradizionali legami tribali ed identitari. Un percorso, che ha visto dividersi mondo ebraico e mondo cristiano, i quali hanno interpretato in modo specifico e a tratti antitetico la relazione fra i due fratelli, offrendo, al contempo due diversi modi di intendere l'identità europea ed occidentale. Attraverso il rapporto fra Giacobbe ed Esaù si pensa, così, l'identità del Vecchio Continente: i suoi confini ed il modo in cui decide di relazionarsi all'Alterità.