Un grande teologo presenta la profonda esperienza spirituale di una giovane mistica Carmelitana, Elisabetta della Trinità (Digione, 1880-1906). Il saggio è stato concepito come una specie di raffronto con il messaggio di Teresa di Lisieux, morta pochi anni prima. L'autore «lascia parlare i pensieri stessi di Elisabetta, accostati l'uno all'altro in un mosaico di testi comparativi, per poi semplicemente - quasi stando al di fuori - allargare il respiro sul terreno teologico» (dalla Premessa).
La storia cristiana è la storia di coloro che hanno accolto l'invito a seguire Cristo secondo una molteplicità di applicazioni che testimonia della grande creatività della vocazione cristiana. Hanno avuto così origine gli ordini religiosi, le congregazioni, le associazioni, gli istituti, le confraternite. Tuttavia l'accelerazione temporale, tipica della nostra epoca, ha fatto emergere la relatività delle applicazioni rispetto alla centralità della vocazione. Ma come incarnare la vocazione cristiana ai nostri giorni? Il grande teologo svizzero Hans Urs von Balthasar ha cercato di rispondere con la vita e le opere (di cui la presente rappresenta la riflessione più matura) a questo interrogativo. Per Balthasar le forme, o stati di vita cristiana, sono sostanzialmente due: quella del cristiano chiamato alla santità nella vita familiare e quella della particolare sequela secondo i consigli di povertà, castità e obbedienza. In un periodo in cui la riflessione sulla vita cristiana e religiosa si limita molte volte all'impegno sociale o alla veste da indossare, un'opera che va al cuore della vocazione cristiana.
Negli anni '40 von Balthasar fu a lungo in dialogo con Karl Barth (La teologia di Karl Barth, Jaca Book). Dell'autore protestante egli ammirava in particolare la dottrina dell'elezione, «questo geniale superamento di Calvino», per cui in Cristo Dio ha pronunciato il suo sì per il mondo e per ogni uomo. Tuttavia egli intravede anche le obiezioni che si possono avanzare a Barth: che senso ha la storia prima di Cristo? Si può ancora parlare di storia cristiana se tutto dipende dall'evento unico e irripetibile di Cristo? Balthasar aveva già tentato di dare una risposta a questi interrogativi in Teologia della storia, scritto nel 1950. Ritorna sull'argomento nel 1963, quando, pur essendo già iniziata la pubblicazione di Gloria, esce II tutto nel frammento, che ancora una volta si interroga sul significato del tempo di fronte all'eternità. «Come nel mio precedente breve libro Teologia della storia, anche qui non verrà presentata una trattazione globale sulla teologia della storia. Saranno presi in considerazione soltanto alcuni temi principali secondo un movimento di pensiero "ciclico", per cui gli stessi problemi - o altri analoghi - saranno ripresi più di una volta a diversi livelli. Così ci si imbatte pressoché costantemente in temi come il problema del tempo, del centro e della fine del tempo, la questione dell'apertura della ragione e della rivelazione, il problema dei Giudei e dei Pagani e così via. Le questioni sono scelte secondo un preciso riferimento al tema generale indicato nel titolo: dove dobbiamo rivolgere il nostro sguardo per scorgere, nella frammentarietà della nostra esistenza, una tensione verso l'Intero? Ogni frammento di un pezzo di ceramica suggerisce la totalità del vaso, ogni "torso" di marmo viene visto nella luce dell'intera statua. Sarà la nostra esistenza a costituire un'eccezione? Ci lasceremo persuadere forse che quello stesso frammento che è la nostra esistenza costituisce l'intero?» (dalla nota dell'autore)