In breve
In una rinnovata veste grafica, un bellissimo testo per la meditazione e la preghiera: il commento di un gigante della teologia al dramma della croce, seguendo le pennellate dei disegni in bianco e nero di Josef Hegenbarth per la cattedrale di S. Edvige a Berlino. Non un commento estetico, ma una riflessione aperta sul dramma del dolore del Cristo.
Descrizione
All’inizio degli anni Sessanta un maturo Josef Hegenbarth (1884-1962) realizzò le quattordici stazioni della Via crucis per la cattedrale S. Edvige a Berlino, appena ricostruita. A quell’opera l’artista – pittore, grafico, illustratore e ritrattista tedesco – diede forma dopo lunghe esitazioni: senza preparazione, contrariamente al suo solito, e inseguendo con passione una visione artistica e religiosa, egli abbozzò i quattordici disegni a pennello in bianco e nero, un foglio dopo l’altro, impiegandoci poche settimane.
Hans Urs von Balthasar è entrato in una sorta di sintonia letteraria e teologica con i disegni dell’artista e ne ha scritto un commento, accompagnando le immagini parola per parola. Ne è nato un bellissimo testo per la meditazione e per la preghiera: non un commento estetico, ma una riflessione aperta sul dramma del dolore del Cristo, scritto dall’autore della Teodrammatica.
Il saggio del teologo svizzero, apparso originariamente come un capitolo della grande dogmatica ‘Mysterium Salutis’, viene qui presentato in rinnovata traduzione italiana.
Dalla quarta di copertina:
Questo libro è apparso dapprima come un capitolo della grande dogmatica Mysterium Salutis (1969, trad. it., vol. 6, 1971) ed è stato poco dopo ripubblicato dallo stesso autore come libro dal titolo Teologia dei tre giorni (1969). Questo contributo di von Balthasar fu riconosciuto da tutti i critici come un'opera teologica e spirituale di ampio respiro. Si tratta di una intensa meditazione del mistero pasquale secondo la scansione dei tre giorni: il mistero del venerdì santo (la croce nella vita di Gesù, l'eucaristia, l'agonia), il mistero del sabato santo (in cui il Cristo fa l'esperienza della 'seconda morte'), e infine il mistero della Pasqua come mistero della glorificazione del Figlio.
In questo libro l'autore ci guida, con profondità teologica, alla contemplazione di ciò che di più sconvolgente vi è nel mistero cristiano: l'abbassamento abissale del Figlio che ci rivela il mistero della vita trinitaria e ci coinvolge nella partecipazione.
L'opera viene riproposta in rinnovata traduzione italiana con introduzione di Giuseppe Ruggieri.
«Essere tenuti solo a dare, e a ricevere solo donando: in questo paradosso vita e morte sembrano quasi risolversi, come trasfigurate, l’una dall’altra» Hans Urs von Balthasar.
Descrizione
Anche se rientra a pieno titolo nel nostro orizzonte, la morte è al contempo quanto di più incomprensibile esista.
In tre profonde meditazioni von Balthasar indaga il mistero della morte. Interroga l’aspirazione che abita ogni essere umano: quella di voler produrre, nel tempo che scorre, qualcosa che sappia di eterno. Il teologo scende nelle profondità del mistero pasquale, medita sulla morte e risurrezione di Gesù, riflette sulla comunione dei santi. E mostra così quale risposta il cristianesimo offra al paradosso della morte, dischiudendone il significato per i battezzati di oggi.
«La morte calpesta e sparge al vengo quel po’ di senso che ha fatica siamo riusciti a racimolare in un’intera vita. Quando muore una persona amata, tutto il senso della sua vita viene messo tra parentesi. Ora: il cristianesimo, presentandosi come messaggio di salvezza, quale soluzione sa offrire a questa contraddizione in definitiva insopportabile?».
Che cos'è la Chiesa? Perché essa esiste? Quali sono la sua sorgente e la sua missione? In quale relazione essa sta con la natura e il destino dell'uomo? È possibile seguire Cristo e vivere di Lui senza la Chiesa? Nelle interviste a due grandi protagonisti della teologia del XX secolo, realizzate vent'anni dopo il Concilio Vaticano II, emerge il volto missionario della Chiesa. «Ha veramente senso ripubblicare due testi che hanno ormai quasi quarant'anni di vita? Queste due interviste sono ancora in grado di suscitare l'interesse dei lettori di oggi? Mi sono molto interrogato su come rispondere a queste domande. Alla fine mi sono convinto che la genialità teologico-culturale dei due autori ha offerto risposte illuminanti a problemi ancora oggi aperti, fino a mostrare come i tratti dell'avvenimento di Cristo e della communio ecclesiale che ne consegue mantengano una sorprendente attualità. Esse sono correlate all'inevitabile ricerca del senso della vita, del perché, ma ancor più del per chi io vivo: nessun uomo può vivere, ne sia cosciente o meno, senza avere un'idea del significato e della direzione del suo esistere» (dalla prefazione di Angelo Scola).
Il testo contiene quarantotto meditazioni di Hans Urs von Balthasar sulla vitati Gesù che egli scrisse contemplando altrettante immagini tratte da uno dei più antichi cicli pittorici della via di Gesù, il più antico dell'arte tedesca: dal Codice Egbert, dall'Evangeliario di Ottone III e dall'Evangeliario dell'Imperatore Enrico III, opere in miniatura realizzate allo scriptorum dell'Abbazia di Reichenau.
L'autore, mentre contempla le immagini e riflette sulle interpretazioni che gli artisti hanno dato ai vari episodi della vita Gesù, medita su di essi, approfondisce il loro significato e comunica al lettore i suoi sentimenti e le sue intuizioni.
La visione delle origini, di ciò che Gesù ha fatto e insegnato, ci fa intuire chi è Dio, che cosa è il mondo e che cosa Dio fa per il mondo.
Gli eventi originari possiedono una forza superiore che non può essere distrutta. La parola di Gesù, che la Chiesa annuncia, e l'Eucarestia, fonte della vita comunitaria, sono in cammino lungo i secoli.
Dio è forse un Assoluto che resta silente, al di là di ogni parola terrena? Oppure ha rivolto la sua parola all'umanità?
Se è vera la prima ipotesi, tutti i sentieri sono aperti per tendere verso l'Indicibile. E tutte le forme di meditazione dell'umanità fatalmente si assomigliano, in fondo. Se invece è corretta la seconda ipotesi, «allora entriamo nello spazio biblico, nello spazio delle tre religioni monoteiste; e la meditazione può avere significato solo come riflessione e appropriazione sempre più profonda della parola che Dio ha pronunciato su se stesso, su di noi e sul mondo».
Attingendo ad una profonda esperienza spirituale durata tutta una vita, un gigante della teologia del Novecento come Hans Urs von Balthasar sviluppa qui le sue riflessioni sulla specificità della meditazione cristiana. E lo fa in maniera straordinariamente ricca, intensa e precisa.
Un grande teologo presenta la profonda esperienza spirituale di una giovane mistica Carmelitana, Elisabetta della Trinità (Digione, 1880-1906). Il saggio è stato concepito come una specie di raffronto con il messaggio di Teresa di Lisieux, morta pochi anni prima. L'autore «lascia parlare i pensieri stessi di Elisabetta, accostati l'uno all'altro in un mosaico di testi comparativi, per poi semplicemente - quasi stando al di fuori - allargare il respiro sul terreno teologico» (dalla Premessa).
Questo libro riproduce per la prima volta due saggi di un'attualità sconcertante: stesi nel 1955 e mai editi prima d'ora «per motivi non più ricostruibili», oggi vengono pubblicati a cura di un profondo conoscitore dell'opera balthasariana, il teologo svizzero A.M. Haas, e con una documentata e illuminante Postfazione del teologo di Vienna J.-H. Tück. In queste pagine von Balthasar riesce a delineare una teologia delle cose ultime nel senso di «una teologia della finitezza» (W. Löser). Con l'affascinante forza linguistica della sua prosa teologica, von Balthasar presenta l'insegnamento escatologico della chiesa in alcuni aspetti che segneranno il suo pensiero successivo: risultano decisivi, in particolare, il recupero della centralità di Cristo e della speranza universale, ma anche il riferimento alla teologia della croce e alla "discesa agli inferi". Quest'ultimo elemento è stato indicato da Joseph Ratzinger come il vero contrassegno del pensiero balthasariano. «Queste righe vengono consegnate alle stampe, superando le mie esitazioni, unicamente per far risplendere meglio possibile nella dottrina tradizionale della chiesa - dalla quale non ci si deve scostare in alcun punto - la centralità cristologica». Così lo stesso von Balthasar in una sua Prefazione, che concludeva richiamando l'importanza della "discesa agli inferi": «Chi si rifiuta di guardare in quella profondità difficilmente potrebbe riuscire a sviluppare tutto il concetto di grazia e redenzione che ci è accessibile nella fede».
La situazione che von Balthasar evoca in Cordula – testo divenuto classico – è quella di una chiesa profondamente turbata, di una comunità smarrita sia nei concetti sia nella prassi: vittima di una qualche tragica illusione che impedisce di esserne chiaramente coscienti.
Esiste un criterio per stabilire con certezza che la strada che i cristiani stanno percorrendo è quella giusta?
Il criterio esiste, inequivocabilmente; ed è uno solo: la croce di Cristo. Lì si manifesta la gloria di Dio, il quale nella testimonianza del Figlio che si sacrifica fino alla morte si rivela come dono totale di sé.
Il caso serio è dunque l’essenza del cristianesimo. Il caso serio è il criterio costitutivo della vita della chiesa, sempre.
Nel corso della storia della Chiesa la devozione per la Madre di Gesù, grazie alla sua particolare posizione nell’opera di salvezza, fiorì rigogliosa assumendo talvolta forme persino troppo esuberanti.
La posizione di Maria nella dottrina della Chiesa e la sua venerazione hanno costituito motivo di tensioni. In questi quattro interventi Hans Urs von Balthasar cerca un accordo per superare gli opposti estremismi, ed esprimere
in modo nuovo e in conformità ai tempi ciò che è sempre valido nella venerazione e devozione alla Madre di Dio.
Hans Urs von Balthasar nasce a Lucerna nel 1905. Dopo gli studi di germanistica e filosofia all’Università di Zurigo, nel 1929 entra nella Compagnia di Gesù. Per la sua formazione teologica è decisivo l’incontro con Henri de Lubac e con la mistica Adrienne von Speyr: con quest’ultima fonderà un istituto secolare, la Comunità di San Giovanni. Con il trascorrere degli anni diventa un punto di riferimento per la teologia cattolica, influenzando – pur senza parteciparvi di persona – lo stesso concilio Vaticano II. Muore il 26 giugno 1988, due giorni prima di poter ricevere la berretta cardinalizia che gli era stata riconosciuta da papa Giovanni Paolo II. Fra le sue numerose opere si ricordano anzitutto la monumentale trilogia (Gloria, 7 volumi; Teodrammatica, 5 volumi; Teologia, 3 volumi) e i Saggi teologici (5 volumi).
Questa breve ma preziosa operetta, presentata per la prima volta in traduzione italiana, scritta a cavallo tra il 1946 e il 1947, cerca di fare il punto sul difficile rapporto epocale tra modernità e cristianesimo. Il titolo del libro appare programmatico, come lo sviluppo dell’intero scritto, il quale evidenzia con chiarezza le solide acquisizioni balthasariane dopo un paziente, profondo e intenso ascolto della filosofia moderna. P. Henrici afferma che questo libro “è il vero e proprio ‘Discours de la méthode’ […].
Questo saggio può valere come implicita risposta al rimprovero di ostilità nei confronti della Scolastica. Balthasar intende la filosofia cristiana come un filosofare nella fede e con lo sguardo rivolto alla teologia”. In questo testo l’autore traccia le linee fondamentali per un incontro fecondo tra la filosofia moderna e il pensiero cristiano: la prima dal punto di vista formale e la seconda dal punto di vista contenutistico. Esso rappresenta un’ottima sintesi della ricerca balthasariana di un equilibrio dinamico e dialogico tra filosofia e teologia.
Edizione e Prefazione di Alois M. Haas
Postfazione all’edizione italiana di Pierangelo Sequeri
Il teologo svizzero ripropone in modo particolarmente acuto la “questione di Dio” all’uomo del terzo millennio. Non smettere mai di porsi l’interrogativo fondamentale su Dio (ma anche sul rapporto tra scienza e religione, e tra religione e cristianesimo) fa sperimentare in modo nuovo la fede della chiesa.
Descrizione
Il libro propone per la prima volta in traduzione italiana il saggio (1956) di Hans Urs von Balthasar, noto come Gottesfrage: nel frattempo diventato un “classico” del suo pensiero.
L’Autore considerava questo suo saggio “un frammento”. E tuttavia si tratta di un frammento che getta una luce sul Tutto, sull’essenziale: «In quanto teologo mi sono interessato soltanto alla realtà cristiana; e così, alla fine, tutto si accalca sullo stretto passaggio all’“unico necessario”».
Nelle due parti che lo costituiscono il testo di Balthasar si concentra sul rapporto tra scienza e religione e tra religione e cristianesimo: la religione diventa così il punto focale della riflessione, mentre scienza e cristianesimo rappresentano le matrici sulle cui basi avviene il confronto, e pure lo scontro, con la cultura odierna.
In questo contesto si pone oggi in modo particolarmente acuto la “questione di Dio”, o meglio la domanda di Dio dell’uomo contemporaneo.
Per questa strada l’uomo d’oggi può riscoprire in modo nuovo anche se stesso: «Egli è libero come domanda rivolta a Dio
Edizione e Prefazione di Alois M. Haas
«In modo paradossale, secondo l’analisi [di von Balthasar] proprio l’homo faber, l’uomo tecnico del Novecento e del Duemila è, nella sua fragilità, destinato a diventare uomo religioso. La domanda di Dio, l’interrogarsi su Dio, che in ultima analisi è una risposta alla condizione assolutamente finita dell’uomo, lo spinge verso la infinità di Dio, il cristianesimo viene così sperimentato come dilatazione nuova e consapevolezza».
Postfazione all’edizione italiana di Pierangelo Sequeri
«La nuova evangelizzazione avrà presto bisogno di mettere in contatto la ritrovata vitalità delle origini della fede con la lingua materna della creazione in cui l’uomo prende il respiro di Dio. Ossia lo Spirito. È questa lingua materna ciò di cui ci manca il pensiero. L’affresco di questo piccolo gioiello che è la Gottesfrage di Balthasar è ancora oggi un glossario perfetto per riaffezionarci all’impresa».