I sontuosi banchetti dei signori rinascimentali e la provocatoria cucina futurista; la ghiottoneria mentale ed estetica che ha ispirato pagine di letterati e filologi; golosi storici, smoderatezze, eccessi in contrasto con frugalità, sobrietà; i sogni dell’abbondanza cibaria nella cultura popolare, la fame, la carestia e il paese di cuccagna; feste, ritualità del cibo e sua valenza simbolica; ricerca dei cibi genuini, i cibi poveri, pane nero e pane bianco… linguaggi del presente e del passato sono chiamati a colorire il ricco e singolare mosaico di queste Misticanze.
La cucina ha scatenato da sempre invenzioni e fantasie, sorpresa e spettacolo. Il cibo è nomenclatura, varianti, ricchezze verbali. Contrassegna identità culturali, religiose, di classe, è prescrizione, divieto, comportamento.
Intorno a questi temi Gian Luigi Beccaria, infaticabile esploratore della lingua e della letteratura (da Cervantes a Gadda, da Folengo a Joyce, da Belli a Calvino), mette in tavola gran messe di parole del cibo e intorno al cibo, attraverso un viaggio compiuto tra la selva dei nomi regionali e le mille varianti dialettali, tra i nomi del pane, le denominazioni locali dei dolci e i cibi di strada, tra i nomi dei frutti, delle carni, e i nomi di vini e vitigni, rari, recuperati, scomparsi… Il tutto ricomposto in saporite e imprevedibili Misticanze, in pagine di festa, di colori, profumi, sapori, piaceri.
Insostenibile si fa talvolta l'assedio delle parole, che si moltiplicano su giornali e riviste, rimbalzano da spot e telefonini, ci aggrediscono dai manifesti pubblicitari, colano dai muri dei palazzi imbrattati, risuonano da radio e tv, sciamano nel polipaio di internet. Il grande fiume del bla-bla universale sembra sommergerci con termini spesso sconosciuti, enigmatici, petulanti, con un turbinare di voci che possono spesso manipolarci o allettarci, che ci disorientano e ci confondono ma anche ci attraggono, ci rischiarano e ci consolano. Nel linguaggio continuiamo a cercare conforto: soltanto attraverso le parole possiamo conoscere il mondo, plasmare il pensiero, soltanto attraverso le pagine dei grandi scrittori riceviamo emozioni decisive e profonde. Gian Luigi Beccaria, in "Per difesa e per amore", ci dice "che lingua fa" oggi in Italia, disegna la mappa di un italiano ora "di plastica", ora invece fiorito melograno. Ricco di annotazioni , il libro è utile e necessario perché possiamo padroneggiare meglio i nostri discorsi, e soprattutto quelli di chi oggi - spesso con invadente arroganza pretende di dirci la "verità".
Con questo saggio il linguista e critico Gian Luigi Beccaria conduce il lettore attraverso tutti gli strati della nostra lingua, ricostruisce storie di parole, smaschera la retorica di molti gerghi invadenti, fornisce gli strumenti per orientarsi in una selva sconfinata e piena di insidie. L'italiano è considerato come una somma vitale e conflittuale articolata in varianti geografiche, sociali e culturali. Il volume, tascabile, riproduce la seconda edizione (1992) del testo di Beccaria.
Oggi abbiamo quasi dimenticato il significato originario di espressioni come "capire l'antifona", "in camera caritatis", "refugium peccatorum", "avvocato del diavolo", "bacucco" o "repulisti". In tutta l'era cristiana la pratica religiosa ha intriso con i propri lasciti il linguaggio quotidiano: esclamazioni, intercalari, proverbi, massime, metafore, similitudini. "Sicuterat" è un vero e proprio catalogo ragionato alla ricerca di questo passato da disseppellire, in cui Beccaria si addentra passeggiando tra le parole che hanno accompagnato i discorsi dei nostri padri.