Nel cercare di comprendere quello che sta accadendo in Italia ma anche nel resto del mondo, dopo la comparsa agli inizi del 2020 del virus SARS-CoV-2, Paolo Becchi decide per un approccio riflessivo e inedito, nel panorama dei troppi schiamazzi e proclami televisivi e non solo, elevando la discussione ad interessante meditazione filosofica e introducendo il lettore al concetto di biopolitica. Come lui stesso le definisce, quelle che seguono sono pagine controcorrente e provocatorie, ma che ben illustrano come si stia utilizzando una emergenza per modificare stili di vita, abitudini, modi di essere che hanno contraddistinto la nostra società. Una dissertazione carica della lucidità di uno sguardo schietto e consapevole su eventi che siamo ben lungi da aver capito ancora a pieno.
Quale eredità ci ha lasciato Kant? A partire dai suoi primi scritti sino alle sue opere fondamentali, si delineano qui - e vengono discussi - i concetti chiave della sua 'filosofia pratica', e i loro effetti sino a oggi: pena, (doveri verso la) natura, dignità. Categorie che, se in Kant hanno una fondazione morale, si declinano anche in senso giuridico. È il caso emblematico della pena - oggetto del primo capitolo - con riferimento alla quale Kant, al di là degli scopi che con essa si possono perseguire, è alla ricerca di un principio di giustificazione. Centrale anche il rapporto fra l'uomo e la natura, indagato nel secondo capitolo. Di fronte alle sfide dello sviluppo e dell'ambiente, alle urgenze dell'ecosistema, paiono trasformarsi gli stessi termini in gioco: le teorie etiche che coinvolgevano il soggetto-uomo si estendono ora ad altri soggetti, agli animali e al pianeta. E che ne è della dignità umana? Il terzo capitolo evidenzia che l'attuale dibattito intorno a questo principio è certamente diverso da quello verificatosi nell'immediato dopoguerra. E tuttavia, ora come allora, se non basta il semplice ritorno a Kant per risolvere i problemi, il richiamo al 'nocciolo duro' della dignità, che consiste nel considerare l'uomo come 'fine in sé', può continuare a offrire un punto cardinale per orientarsi.
Nella sua lunga vita (1903-1993) Hans Jonas ha attraversato tre tappe fondamentali: nella prima si è occupato del passato (la gnosi tardo-antica), nella seconda del presente (gli sviluppi delle scienze naturali e, in particolare, della biologia), nella terza del futuro (un’etica della responsabilità per la civiltà tecnologica). Solo per quest’ultima si è reso noto ai più.
Ma in tutte queste tre tappe egli ha lasciato un segno profondo. Ripercorrendone i momenti salienti, questo saggio intende offrire un profilo di Jonas che insista sui nodi decisivi della sua riflessione filosofica. Ne cerca i tratti caratterizzanti, mettendo a disposizione alcuni materiali jonasiani difficilmente reperibili. Completa il volume un’ampia bibliografia curata da Sahayadas Fernando.
COMMENTO: Una chiara introduzione al pensiero di Hans Jonas (1903-1993), tra i maggiori filosofi del Novecento (gli studi sullo gnosticismo, la filosofia della natura, l'etica della responsabilità). È tra i padri dell'etica contemporanea. Il volume contiene un'intervista a Jonas e lettere inedite tra Hans Jonas e Ernst Bloch.
PAOLO BECCHI insegna Filosofia pratica e Bioetica nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Genova. Presso Morcelliana ha pubblicato Morte cerebrale e trapianto di organi (2008); Il principio dignità umana (2009) e curato, di Jonas, Morire dopo Harvard (2009).