Nel cercare di comprendere quello che sta accadendo in Italia ma anche nel resto del mondo, dopo la comparsa agli inizi del 2020 del virus SARS-CoV-2, Paolo Becchi decide per un approccio riflessivo e inedito, nel panorama dei troppi schiamazzi e proclami televisivi e non solo, elevando la discussione ad interessante meditazione filosofica e introducendo il lettore al concetto di biopolitica. Come lui stesso le definisce, quelle che seguono sono pagine controcorrente e provocatorie, ma che ben illustrano come si stia utilizzando una emergenza per modificare stili di vita, abitudini, modi di essere che hanno contraddistinto la nostra società. Una dissertazione carica della lucidità di uno sguardo schietto e consapevole su eventi che siamo ben lungi da aver capito ancora a pieno.
In questo volume il problema della morte è affrontato a partire dalla consapevolezza che gli enormi sviluppi scientifici e tecnologici applicati alla medicina hanno rivoluzionato negli ultimi decenni il quadro etico e giuridico in cui è stato finora concepito il fenomeno del finis vitae. Muovendo da questa trasformazione di senso epocale, l’autore affronta la questione di che cosa sia per noi la morte, oggi, e quale responsabilità morale abbiamo verso chi muore. La finalità è quella di rideterminare il principio della dignità umana al cospetto di situazioni radicalmente nuove, come il prolungamento artificiale della vita, il prelievo degli organi, la loro commercializzazione. Al centro della riflessione i lineamenti di una tanatologia critica, la questione della “morte cerebrale” e del suo accertamento, le problematiche funerarie, anche alla luce delle recenti innovazioni legislative. Paolo Becchi è professore di Filosofia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza dell’U­niversità degli Studi di Genova. Tra le sue ultime pubblicazioni: Morte cerebrale e trapianto di organi (Brescia, Morcelliana, 2008) e La fragilità della vita. Contributi su Hans Jonas (Napoli, La Scuola di Pitagora, 2008). Per Aracne editrice ha pubblicato, nel 2007, Da Pufendorf a Hegel. Introduzione alla storia moderna della filosofia del diritto.
Il volume offre un quadro aggiornato delle più recenti ricerche scientifiche sul tema della morte cerebrale e del dibattito che hanno suscitato in ambito etico, con una ricostruzione critica delle norme previste nel nostro Paese per il suo accertamento. Se si è preteso di risolvere la questione delle persone in coma apneico irreversibile semplicemente ridefinendo la morte in termini cerebrali, i test standard oggi previsti non sono compatibili con questa definizione. È quindi improrogabile una modifica delle norme vigenti alimentata da una riflessione etica e giuridica sulle condizioni che rendono leciti la sospensione delle terapie intensive e l'eventuale prelievo degli organi.
Dopo il "principio speranza" di Ernst Bloch e quello della "responsabilità" di Hans Jonas, un terzo principio si è imposto negli ultimi anni al centro del dibattito filosofico: "il principio dignità umana". Se nei momenti più drammatici del Novecento, di fronte all'orrore dei totalitarismi, si tornò a riflettere sul senso della dignità, non è un caso che agli inizi del nuovo secolo si stia facendo altrettanto. In questo saggio, dopo aver tracciato la storia del concetto da Cicerone a Kant, è messo in evidenza come, dopo la seconda guerra mondiale, la dignità da ideale etico si sia trasformata in principio giuridico presente nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948) e in alcune Carte costituzionali. Una trasformazione che ha suscitato interrogativi filosofico-giuridici e ancor oggi, con l'insorgere dei dilemmi bioetici, provoca un conflitto di interpretazioni - proprio perché in quel principio è in gioco la destinazione dell'uomo.
Le due vicende giudiziarie che vengono qui di seguito presentate e discusse hanno animato e diviso l'opinione pubblica del nostro Paese, occupando per lunghi mesi le pagine dei giornali e dei programmi televisivi. Si tratta dei "casi" di Piergiorgio Welby e di Eluana Englaro. Il primo affetto da una malattia neurologica degenerativa, la seconda sopravvissuta, grazie ai mezzi tecnici di cui oggi la medicina dispone, ad una terribile incidente stradale ma con un gravissimo deficit neurologico che la riduceva a vivere in "stato vegetativo". Welby era perfettamente cosciente del suo stato, Englaro, a quanto ci è dato sapere, no. Il primo caso tutto concentrato nel giro di pochi mesi, il secondo che si prolunga per anni. Due casi, dunque, molto diversi, accomunati forse dall'essere entrambi murati vivi nel loro corpo. Tanto dal punto di vista morale quanto da quello giuridico si confrontano, in essi, due diverse concezioni della vita. Sotto il profilo giuridico tutto ciò investe il problema del diritto alla vita e del diritto di morire. Ma vi è, sotto il profilo giuridico, anche un altro modo per considerare queste vicende, e cioè quello del diritto positivo, che consiste nell'analizzare come i due casi sono stati affrontati dai giudici che sono stati chiamati a decidere sulla base delle leggi esistenti, nel primo caso, su una richiesta di so-spensione di un trattamento non più voluto, fatta dall'interessato, nel secondo su una richiesta di sospensione di un trattamento fatta dal tutore dell'interdetta.
DESCRIZIONE: Queste pagine fotografano lo stato attuale della discussione sul cosiddetto testamento biologico, esaminando la proposta di legge «Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento», riportato in Appendice. Ci si sofferma in particolare su tre nodi fondamentali: il momento in cui le dichiarazioni anticipate di trattamento assumono rilievo; il limite entro il quale sono vincolanti; il problema di idratazione e alimentazione artificiali. Per ciascuno di questi punti la soluzione adottata appare insoddisfacente e l’autore, con un’analisi puntuale del testo, ne spiega il motivo di fondo: se la disciplina dovesse rimanere questa, le dichiarazioni sarebbero meramente orientative e comporterebbero una forte limitazione della libertà di autodeterminazione dei singoli. Andando oltre questo rilievo critico, si offrono qui concrete proposte per migliorare il disegno di legge.
COMMENTO: A partire dalla controversa legge sul testamento biologico una proposta innovativa che può trovare consensi sia tra i laici che tra i cattolici.
PAOLO BECCHI insegna Filosofia pratica e Bioetica all’Università degli Studi di Genova. Tra le sue pubblicazioni, presso Morcelliana: Morte cerebrale e trapianto di organi (2008); Il principio dignità umana (2009); Hans Jonas. Un profilo (2010); ha curato, di Jonas, Morire dopo Harvard (2009).
Quale eredità ci ha lasciato Kant? A partire dai suoi primi scritti sino alle sue opere fondamentali, si delineano qui - e vengono discussi - i concetti chiave della sua 'filosofia pratica', e i loro effetti sino a oggi: pena, (doveri verso la) natura, dignità. Categorie che, se in Kant hanno una fondazione morale, si declinano anche in senso giuridico. È il caso emblematico della pena - oggetto del primo capitolo - con riferimento alla quale Kant, al di là degli scopi che con essa si possono perseguire, è alla ricerca di un principio di giustificazione. Centrale anche il rapporto fra l'uomo e la natura, indagato nel secondo capitolo. Di fronte alle sfide dello sviluppo e dell'ambiente, alle urgenze dell'ecosistema, paiono trasformarsi gli stessi termini in gioco: le teorie etiche che coinvolgevano il soggetto-uomo si estendono ora ad altri soggetti, agli animali e al pianeta. E che ne è della dignità umana? Il terzo capitolo evidenzia che l'attuale dibattito intorno a questo principio è certamente diverso da quello verificatosi nell'immediato dopoguerra. E tuttavia, ora come allora, se non basta il semplice ritorno a Kant per risolvere i problemi, il richiamo al 'nocciolo duro' della dignità, che consiste nel considerare l'uomo come 'fine in sé', può continuare a offrire un punto cardinale per orientarsi.
Nella sua lunga vita (1903-1993) Hans Jonas ha attraversato tre tappe fondamentali: nella prima si è occupato del passato (la gnosi tardo-antica), nella seconda del presente (gli sviluppi delle scienze naturali e, in particolare, della biologia), nella terza del futuro (un’etica della responsabilità per la civiltà tecnologica). Solo per quest’ultima si è reso noto ai più.
Ma in tutte queste tre tappe egli ha lasciato un segno profondo. Ripercorrendone i momenti salienti, questo saggio intende offrire un profilo di Jonas che insista sui nodi decisivi della sua riflessione filosofica. Ne cerca i tratti caratterizzanti, mettendo a disposizione alcuni materiali jonasiani difficilmente reperibili. Completa il volume un’ampia bibliografia curata da Sahayadas Fernando.
COMMENTO: Una chiara introduzione al pensiero di Hans Jonas (1903-1993), tra i maggiori filosofi del Novecento (gli studi sullo gnosticismo, la filosofia della natura, l'etica della responsabilità). È tra i padri dell'etica contemporanea. Il volume contiene un'intervista a Jonas e lettere inedite tra Hans Jonas e Ernst Bloch.
PAOLO BECCHI insegna Filosofia pratica e Bioetica nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Genova. Presso Morcelliana ha pubblicato Morte cerebrale e trapianto di organi (2008); Il principio dignità umana (2009) e curato, di Jonas, Morire dopo Harvard (2009).