Saggio sulla violenza assoluta. Nonostante l'immagine devota di un Gesù gentile e mite, anche lui a modo suo è violento: la sua parola è una lama implacabile.
«Se il lettore non crede in Dio, accetti almeno di sentirne parlare, fors’anche per trovare motivazioni più forti alla sua incredulità (in questo credo di poterlo aiutare). Se il lettore crede in Dio, ebbene, preghi! Ossia, rifiuti di lasciare che il suo desiderio si chiuda in uno spazio umano, troppo umano... ivi compreso quello spazio che odora troppo di religione».
Destinatari
Un ampio pubblico di laici e religiosi interessati a questioni di carattere filosofico-religioso.
Autore
Maurice Bellet è un presbitero, filosofo e teologo francese. È stato professore di filosofia presso l’Istituto Cattolico di Parigi e primo collaboratore non gesuita della rivista «Christus». La sua corposa opera spazia dalla teologia alla psicoanalisi, dalla filosofia all’economia.
«Dialogo. Meglio della guerra! O di ogni astiosa controversia.
Dialogo: riconoscimento dell’altro, ascolto, tolleranza, fratellanza.
O forse: illusione, troppo comoda.
Quando si tratta di cose fondamentali, come evitare i contrasti, i rifiuti, le esclusioni?
Una società è tollerante soltanto in ciò che ritiene insignificante o di secondaria importanza.
Lo spirito di dialogo è forse soltanto segno di debolezza? Nei cristiani, sembra talora che il dialogo abbia rimpiazzato la missione. Non sarà forse che la loro fede si è affievolita?
Rifiutare il dialogo è procedere verso questo abominio: l’assassinio della parola. Ma cimentarsi significa affrontare una prova decisiva. Nel profondo di noi stessi»
Lo scritto è il "diario spirituale" nel senso più ampio e più profondo dell'espressione di un periodo di degenza ospedaliera. L'autore mette a nudo, ma sempre con la semplicità e il pudore di una garbata franchezza colloquiale, i sentimenti, i risentimenti, gli slanci spirituali e le riflessioni amare che la dolorosa congiuntura ha suscitato. La sistematica "umiliazione" del malato, proprio nel momento in cui egli è oggetto di "cura", è il tratto che più efficacemente accompagna il racconto di questa esperienza. "La divina tenerezza è pace, profonda pace, pace misericordiosa, sollievo. È salda come la buona terra su cui tutto riposa. La divina tenerezza tutto salva, vuole salvare tutto. E non dispera mai di nessuno. Crede che vi sia sempre una strada."